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“Versuchspersonen”
Tra il 1942 e il 1943, i Tedeschi, con la piena approvazione di Heinrich Himmler (Reichsfurher delle SS, braccio destro di Hitler) , diedero inizio a sperimentazioni mediche sistematiche sui prigionieri detenuti nei campi di concentramento e di sterminio.
L’interesse dei nazisti per le questioni “scientifiche” non era nuovo. Nel 1938 era stata iniziata la “Operazione Eutanasia T4” (che dovette essere sospesa nel 1941 per le proteste dei parenti delle vittime),alla base della quale c’era l’eugenetica, che aveva come scopo il miglioramento della razza e che prevedeva la soppressione fisica dei malati di mente e degli handicappati, allo scopo di impedire la trasmissione di “tare genetiche” che avrebbero potuto “indebolire” la “razza germanica”.Con l’istituzione dei Vernichtungslagern (campi di annientamento), i medici delle SS avevano a disposizione una quantità enorme di materiale umano sul quale compiere esperimenti “scientifici” nel loro stile, cioé senza tenere in alcun conto le sofferenze e la morte inflitte frequentemente a quelli che venivano definiti, con un’espressione agghiacciante, Versuchpersonen (soggetti).Gli esperimenti non furono soltanto atti di crudeltà occasionale o monopolio di pochi medici SS, ma parte integrante del processo di distruzione razziale.
Josef Rudolf Mengele
Chi è l’uomo che ha iniziato per primo a condurre questi esperimenti? Josef Rudolf Mendele. Egli nel maggio 1943, rimpiazzò un altro dottore, ammalato, nel campo di concentramento di Auschwitz, per portare avanti i propri studi e ricerche e poco dopo divenne il medico-capo del campo di concentramento. Era definito “l’angelo della morte”, proprio per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che faceva. Egli utilizzava i deportati come cavie umane e aveva un ‘ossessione: i gemelli. Da loro era chiamato “lo zio” e lui li definiva “le mie cavie”. Le testimonianze delle sue azioni sono presenti nel libro “Sono stato l’assistente del dottor Mengele. Memorie di un medico internato ad Auschwitz”, scritto da Miklos Nyiszli, un famoso medico ungherese che, in quanto ebreo , fu deportato ad Auschwitz nel 1944, che Mendele scelse come collaboratore. A Nyiszli, in pratica, Mengele chiedeva di effettuare dettagliate autopsie dei soggetti che venivano uccisi, al termine di una serie interminabile di rilievi e misurazioni. Secondo un collega, medico SS come lui, Mengele avrebbe più volte detto che “sarebbe un peccato, un crimine… un atto di irresponsabilità [verso la scienza] non utilizzare le possibilità che Auschwitz offriva per le ricerche sui gemelli. Non ci sarebbe stata mai più un’altra opportunità come questa”.Alla fine della guerra, Mengele riuscì a sfuggire sia ai russi sia agli americani e, nel 1949, raggiunse con documenti falsi l’Argentina, sottraendosi così alla giustizia. Egli era stato incoraggiato a condurre i suoi esperimenti su cavie umane da von Verschuer; quest’ultimo, come hanno dimostrato lo studio di Robert Jay Lifton sui medici nazisti e una recente indagine condotta da storici tedeschi, poté fare progressi nei suoi studi di genetica proprio grazie agli organi che Mengele gli procurava dopo averli prelevati, anche senza anestesia, dai gemelli da lui studiati. Eppure, dopo la guerra, von Verschuer non solo non venne riconosciuto colpevole, ma ebbe molte gratificazioni: insegnò genetica umana all’università di Münster e fu per molti anni direttore della Max-Planck-Gesellschaft, prestigioso istituto di ricerca tedesco.
I gemelli
I gemelli venivano selezionati al momento dell’arrivo al campo, e venivano marchiati a fuoco come tutti gli altri prigionieri, ma con un codice speciale. Da subito, erano esaminati e misurati dalla testa alla punta dei piedi. Una caratteristica che li distingueva dagli altri deportati, era il fatto che trascorrevano alcuni giorni prima che i gemelli venissero rasati. Per prima cosa erano sottoposti ad un’accurata misurazione della testa, e ad un successivo esame completo ai raggi X, a cui seguiva l’applicazione di una cannula al naso che portava nei polmoni una sostanza che provocava una violenta tosse. Nei giorni successivi i bambini venivano immersi in continuazione in bacinelle di acqua calda e poi legati a delle tavole. A questo punto i medici strappavano loro i capelli in modo da estrarne anche la radice; l’operazione veniva ripetuta finchè la quantità di capelli raccolta era considerata sufficiente. Erano così rasati, depilati e nuovamente fotografati. I bambini venivano sottoposti ad altri innumerevoli esperimenti senza alcuna anestesia. Per questo motivo molti di loro morivano a causa dei dolori e delle pratiche sperimentate sul loro corpo. Quando i medici ritenevano che gli studi fossero terminati, facevano ai gemelli un’iniezione al cuore che ne provocava il decesso immediato; i cadaveri venivano dissezionati e gli organi interni prelevati e inviati all’Istituto di ricerca biologico-razziale di Berlino, dove venivano analizzati, con lo scopo di riuscire a trovare una differenza sostanziale tra il sangue degli ariani e quello degli ebrei. Mengele seguiva anche degli studi personali, di cui ricordiamo quello delle anomalie dell’apparato visivo e, in particolare, dell’eterocromia, che consiste nello scolorimento dell’iride a causa di un’anomalia, e comporta la colorazione chiara dell’iride di un solo occhio. Lo scopo che lo spingeva a seguire questo genere di studi era quello di poter influire sulla colorazione degli occhi, trasformando quelli scuri e facendoli diventare azzurri. La pratica comportava l’iniezione di metilene blu direttamente nell’iride. Ovviamente, data la mancanza di una base scientifica, l’esperimento era del tutto inutile e l’unico risultato erano sofferenze e cecità.
La sterilizzazione
Uno dei principi dell’ideologia nazista era la crescita della popolazione tedesca ma, contemporaneamente, si considerava indispensabile ostacolare l’aumento demografico di ebrei, slavi e zingari. Per questo nacquero gli esperimenti sulla sterilizzazione nei campi di concentramento. Prima della guerra erano già stati sperimentati alcuni metodi, risultati però troppo dispendiosi; perciò se ne studiarono altri, come l’uso dei raggi X, dal momento che era disponibile un gran numero di cavie: i deportati nei campi di concentramento. Furono condotti fondamentalmente tre tipi di esperimenti che presero il nome dai professori che li seguirono: Clauberg, Schumann, Madaus.Carl Clauberg era un noto ginecologo, il quale studiò un metodo che consisteva nell’introduzione nella’utero di sostanze irritanti tramite una siringa, ostruendo così le tube di Falloppio. Dopo numerosi tentativi, effettuati nel campo di Auschwitz, Clauberg riferì a Himmler che il suo metodo era ormai a punto e che l’operazione poteva venire effettuata senza che le pazienti si accorgessero di nulla, mascherando l’operazione come visita ginecologica. In realtà, dalle testimonianze di alcune sue pazienti risulta che esse vennero sottoposte a cure prolungate e dolorosissime, che comportarono fino a cinquanta iniezioni..Secondo Horst Schumann, invece, il metodo dei raggi X era il migliore per sterilizzare un gran numero di persone senza che esse se ne rendessero conto. Gli esperimenti si svolsero dapprima nel campo di Auschwitz e in seguito nel campo di Ravensbrück, dove Schumann operò su bambine zingare di 13-14 anni. Schumann ideò dei banconi per nascondere i macchinari; le vittime venivano fatte passare davanti a questi banconi e irrorate di raggi x. In questo modo venivano sterilizzate circa 3000-4000 persone al giorno. Al termine dei suoi esperimenti, e dopo aver fatto morire un numero altissimo di vittime sottoponendole a interventi chirurgici, il medico nazista concluse che a parer suo l’unico metodo efficace era la sterilizzazione chirurgica. Dopo il crollo del nazismo, pur essendo stato riconosciuto criminale di guerra, Schumann riuscì a evitare il processo, prima fuggendo in Africa, poi adducendo motivi di salute. Morì in Germania nel 1983, libero.Gerhard Madaus inventò invece un metodo del tutto nuovo. Egli, infatti, aveva condotto diversi esperimenti su ratti e topi e sosteneva che con la somministrazione di estratto della pianta sudamericana di Caladium Seguinum si poteva provocare l’effetto della sterilizzazione. Questi esperimenti si arenarono in breve tempo, a causa delle difficoltà nel coltivare la pianta.
Malattie infettive
Per alcune malattie, come la dissenteria, la malaria, la tubercolosi e la febbre gialla, che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie e che in alcuni casi si erano mostrate fatali, era necessario trovare una cura rapida che potesse far guarire in pochi giorni le persone che ne erano affette.Gli esperimenti sulla dissenteria vennero condotti nel campo di sterminio di Auschwitz da medici come Josef Mengele e Heinz Thilo: i malati venivano vivisezionati, perché – si affermava – questo era l’unico modo per studiare le lesioni interne.Nel campo di Dachau vennero invece fatti esperimenti per trovare un vaccino contro la malaria. Le vittime venivano infettate con zanzare portatrici della malattia, quindi veniva somministrato loro ogni tipo di farmaco. È importante sottolineare che nel campo di Dachau solo 30 prigionieri morirono di malaria, mentre 270 morirono a causa delle medicine utilizzate.Per quanto riguarda invece la febbre gialla, il vaccino era già in circolazione, ma il problema che ci si poneva era riuscire a misurare le capacità lavorative dopo la vaccinazione. Questi esperimenti, in realtà, vennero condotti per conto degli alleati giapponesi, nel campo di Buchenwald.La tubercolosi era una grave malattia che colpiva sempre più spesso i soldati al fronte. Vennero condotti esperimenti nei campi di Dachau, di Neuengamme e di Auschwitz; uno dei medici che se ne occuparono fu Kurt Heissmeyer. Anche questi esperimenti, promossi dalla Bayer, non portarono a nessun risultato significativo, ma ebbero come conseguenza la morte delle persone usate come cavie. A Neuengamme, Heissmeyer tentò di stimolare una reazione immunitaria iniettando tubercolina, nonostante che più di un medico avesse già dimostrato che tale reazione non era possibile; così torturò – tra gli altri – venti bambini provenienti da Auschwitz, facendoli ammalare di tubercolosi e asportando loro le ghiandole linfatiche. L’esperimento non riuscì e, poiché il crollo del Reich era imminente, Heissmeyer ordinò che i bambini, prove del suo gesto atroce, venissero uccisi. Furono tutti impiccati nei sotterranei di una scuola di Amburgo e i loro corpi vennero cremati, in modo da non lasciare alcuna traccia.
L’omosessualità
Un medico delle SS, il danese Carl Vaernet, attivo nel lager di Buchenwald, nel folle tentativo di “guarire” i prigionieri omosessuali, impiantò in diverse cavie una “ghiandola sessuale artificiale” a base di dosi massicce di testosterone. L’esperimento non solo fallì, ma portò alla morte l’80% delle cavie. Lo stesso Vaernet venne incaricato della castrazione dei prigionieri.La castrazione dei detenuti omosessuali era molto diffusa, anche perché, se esplicitamente richiesta dagli stessi omosessuali tedeschi, indicava una precisa volontà di “guarire” dalla malattia e poteva fargli evitare il carcere e l’internamento nei lager.
Sopravvivenza in condizioni estreme
Tra i primi a essere messi a punto furono gli esperimenti condotti a grandi altezze o a basse temperature. Il protrarsi del conflitto con la Gran Bretagna e la battaglia aerea fecero sorgere, infatti, alcuni interrogativi. Si voleva capire, ad esempio, se un aviatore si poteva lanciare con il paracadute da un’altezza superiore al limite normale del respiro o quanto fosse possibile sopravvivere in acque gelate e come potesse essere rianimato un aviatore congelato. La maggior parte di questi esperimenti furono condotti a Dachau, in camere di decompressione, sotto la direzione di Hans Wolfgang Romberg e Sigmund Rascher, i quali ottennero senza problemi da Himmler il consenso per usare cavie umane prelevate dai campi di concentramento.Con l’aiuto del dottor Hipper e del professor Holzlöner e, soprattutto, con la supervisione dell’Istituto tedesco per le ricerche sul volo, si provocò l’abbassamento della temperatura di prigionieri immersi in acqua, ai quali erano state fatte indossare tute da aviatore. Ai medici sperimentatori non rimase che constatare il decesso di gran parte delle cavie. Tuttavia, nonostante l’enorme numero di vittime, i medici giunsero molto tardi alla ovvia conclusione che era necessario brevettare tute di aviazione che potessero riparare meglio gli aviatori a temperature così basse. Nel tentativo di valutare diversi metodi di riscaldamento, si notò che un bagno caldo poteva servire dopo il congelamento, anche se questo i medici lo sapevano fin dalla fine dell’Ottocento. Si sperimentò anche il cosi detto “riscaldamento umano”, durante il quale i corpi congelati venivano messi a contatto con i corpi di altre due donne, provenienti dal campo di Ravensbrück. I prigionieri che non morivano durante l’esperimento erano soggetti a ulteriori test per verificare se fosse più proficuo tentare la rianimazione post-congelamento per mezzo di medicinali anziché tramite procedimenti fisici. Ma con questo tipo di esperimento non si arrivò a nessuna conclusione.Altri esperimenti riguardarono la potabilità dell’acqua, allo scopo di capire in che modo un aviatore tedesco poteva sopravvivere dopo aver terminato i due litri che gli erano dati in dotazione nel kit di salvataggio. Questa quantità, infatti, risultò insufficiente e si sperimentarono fondamentalmente due principali tipi di esperimenti, detti “Berka” e “Schäfer” dal nome dei loro ideatori. Il primo consisteva nel rendere l’acqua di mare di sapore gradevole, mentre il secondo era una vera e propria desalinizzazione dell’acqua marina. Entrambi i metodi risultarono inefficaci.
Il codice di Norimberga
I “medici” menzionati dicevano di pensare al progresso della medicina, ma dimenticarono che l’ obiettivo della medicina sono la salute e il benessere di ogni individuo. Essi, invece, utilizzarono l’ideologia razzista che divideva i popoli in “razze” inferiori e superiori e gli individui in normali e anormali per giustificare il proprio operato. Si preoccuparono della propria carriera e non delle sofferenze che infliggevano. Pertanto, a conclusione del processo ai medici nazisti – che si tenne a Norimberga tra il 1946 e il 1947 e si concluse con sedici condanne, di cui sette alla pena capitale – i giudici incorporarono nella sentenza un codice, che prese il nome di “Codice di Norimberga”, a garanzia dei diritti delle persone sottoposte a sperimentazione medica. In esso si stabilisce, tra l’altro, che è “assolutamente essenziale” il consenso libero e volontario di chi è sottoposto a sperimentazione (art. 1) e che “l’esperimento dovrà essere condotto in modo tale da evitare ogni sofferenza o lesione fisica e mentale che non sia necessaria” (art. 4); dovrà inoltre essere evidente il bene che se ne potrà ricavare per la società (art. 2).
ARTICOLO DI ADELA BARCHI DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO
Sitografia:
http://www.itismajo.it/coalova/eBook/approfondimenti/at023bis.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimenti_nazisti_su_esseri_umani
https://www.pinchetti.net/tesina/donna/esperimenti.html
https://www.studenti.it/campi-di-concentramento-storia-caratteristiche.html
http://www.lanzone.it/Shoah/Schede/esper.htm
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