Nel Seicento, durante la crisi del Rinascimento, in Italia, Francia, Olanda e Germania, si afferma un nuovo movimento il:Libertinismo, cioè l’insieme delle dottrine degli spiriti forti o liberi pensatori che si ponevano in forte contestazione della Chiesa, della religione e di ogni autorità. I libertini erano infatti caratterizzati non da uno spirito di riflessione sistematica, ma da uno slancio morale che li portò a rifiutare qualsiasi tradizione. Gli argomenti che più interessavano gli autori libertini erano: la negazione dei miracoli e dell’immortalità dell’anima, la critica delle religioni, il materialismo e l’atomismo dal punto di vista fisico-cosmologico, la dottrina della doppia verità (cioè libertà interiore e conformismo nei costumi) dal punto di vista etico.
PENSIERO
L’uomo equipaggiato di una ragione decisamente debole, si trova in balia del caso, senza punti di riferimento etici assoluti. I punti di approdo della sensibilità libertina sono il sentimento, l’impulso del momento, lo spirito libero da ogni legge predeterminata. L’obiettivo polemico è dunque la legge. Per questo motivo il libertinismo si trova del tutto distante dal trovare affinità con la nascita della scienza: il mondo scientifico, tutto determinato dalle leggi chiare e distinte per l’intelletto matematico, si presenta come una realtà che si aggiunge agli obiettivi polemici della maggior parte degli autori libertini. La legge, dunque, è il fuoco polemico della riflessione libertina. La natura in cui l’uomo è immerso totalmente è intesa come un insieme di forze cieche e casuali. In tal senso, la prospettiva dei libertini è tale da negare ogni metafisica ed è tesa a impoverire di ogni significato la religione.
Il tutto è poi accompagnato dalla coscienza di sè come rappresentanti di una elitè intellettuale, un’aristocrazia degli spiriti. Solo gli spiriti liberi sono destinati alla coscienza critica del mondo, poichè solo essi sanno ascoltare la natura e sono in grado di reggere il messaggio drammatico che essa porta. Per il popolo occorre perpetrare l’antico inganno della religione e della tradizione, onde evitare la decomposizione dell’ordine sociale. Al contrario di quel che faranno un secolo più tardi gli illuministi, essi non diffondono il loro pensiero e non danno ad esso un contenuto di innovazione sociale e politica.
(Un poeta popolare libertino)
“Ce monde icy n’est qu’une misère Et l’autre n’est qu’une chimere Bienhereux qui f…e qui boit J’y vivray tousjour de la sorte, Priant le bon Dieu qu’ainsi soit Jusqu’a ce qu’un Diable m’emporte”.
“Questo mondo è una miseria, e l’altro non è che una chimera. Fortunato chi f… e beve. Io affiderò la mia vita alla fortuna pregando il buon Dio che sia così fino alla fine quando un Diavolo mi trascini via.” (Claude de Blot l’Eglise)
Questa concezione era largamente diffusa nel libertinismo del Seicento che associava all’indifferenza religiosa il nichilismo morale: era questo un libertinismo popolare diffuso in Francia sia tra i nobili che tra i borghesi che lo praticavano non perché erano motivati dall’ anticlericalismo, ma piuttosto per generica indifferenza ai precetti della Chiesa. I progressi della scienza ma soprattutto il disgusto per gli orrori di cui si erano macchiati sia i cattolici che i protestanti nelle fanatiche guerre di religione, allontanavano sempre di più dalla fede gli spiriti moderati e pacifici
Le tesi più estreme dei libertini sono nella teoria medievale dei Tre impostori. L‘imperatore Federico II al concilio di Lione era stato accusato di aver scritto con la collaborazione del suo ministro Pier delle Vigne che: «Il mondo intero è stato ingannato da tre impostori, Gesù Cristo, Mosè e Maometto, due dei quali sono morti nell’onore, mentre Gesù è morto in croce».
Partendo dalla riflessione sulla natura della religione e sull’ignoranza dei popoli, la trattazione tenta di dare una definizione di Dio per poi descrivere l’uso improprio della religione da parte di politici e religiosi stessi, come Savonarola, che professava di essere ispirato direttamente da Dio; Carlo Magno, che usava la religione per vincere le guerre; Numa Pompilio che addirittura fingeva di avere degli incontri con una ninfa che gli consigliava quali culti introdurre in Roma.
Ma i più grandi impostori sono:
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Mosè, un mago che divenne capo degli Ebrei e fece credere che Dio gli era apparso per diffondere le sue leggi;
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Gesù Cristo, che prometteva benefici eterni in cambio dell’osservanza delle proprie leggi;
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Maometto, impostore ed eretico, che professava il suo credo non solo con l’inganno ma anche con la spada.
Nelle pagine del Trattato dei tre impostori vi è quindi un’aspra critica alle strutture delle religioni che attualmente dominano il mondo e che determinano da secoli la sorti dell’umanità.
La figura seicentesca del libertino trova la sua più riuscita rappresentazione nel Don Giovanni di Moliére. Il protagonista rappresenta la figura del seduttore impenitente, che sfida la morale e inganna una moltitudine di donne. Con il suo comportamento trasgressivo e privo di scrupoli, sfida la divinità stessa, insulta e disonora il proprio padre, bestemmia contro Dio e afferma di credere solo nella realtà materiale, conducendo una vita dedita unicamente al piacere. Secondo l’interpretazione moderna del mito, il protagonista è in perenne fuga da se stesso e la cifra fondamentale della sua personalità è l’insoddisfazione che la realizzazione di desideri puramente egoistici porta con sé.
MARCHESE DE SADE
Uno dei più famosi libertini fu il Marchese de Sade. Era un aristocratico francese e uno scrittore, ma anche filosofo, che scrisse opere erotiche, la maggior parte durante il periodo di prigionia, intrise di violenza e blasfeme per l’epoca. Il suo nome è all’origine del termine sadismo, cioè il piacere di causare dolore e sofferenza, atteggiamento che emerge dai suoi romanzi, incentrati sulla descrizione di comportamenti sessuali trasgressivi e perversi, che saranno poi chiamati “sadici”, e su scene di esplicita violenza e sui temi filosofici della ricerca del piacere.
L’opera, la poetica e il pensiero del Marchese de Sade lo fanno considerare un esponente dell’ala estremista del libertinismo e dell’ illuminismo più radicale, ateo, materialista e anticlericale. Per De Sade Dio, ammesso che egli potesse anche solo concepirne l’esistenza, è un carceriere, colui che traccia i termini, il marcatore del confine tra lecito ed illecito, tra morale e immorale. Per De Sade non esiste limite al piacere e al godimento, un godimento che supera anche i margini della Legge, sia divina che umana. Lo stesso marchese si pone sovente al di là della legge stessa, violandola, manifestando sprezzante insubordinazione, capovolgendo la moralità invertendone le fondamenta.
Per quanto riguarda la filosofia, il marchese non trasmette alcuna logica teoretica nella sua vita, se non il macabro desiderio di godimento assoluto che lo condusse alla reclusione nei vari penitenziari che lo ospitarono per gran parte della sua vita. Tantissimi studiosi hanno riservato attenzione a de Sade: perché nell’oscuro, nei mostri sadiani, comprendiamo a cosa debba ispirare l’essere umano. L’individuo nasce in un sistema al quale deferisce parte della propria libertà riconoscendo l’altro come suo prossimo, l’altro come oggetto del desiderio, ma desiderio inteso come ricerca della propria individualità e identità.
Il libertinismo non durò a lungo come dottrina filosofica ma condusse lo spirito scettico e laico del ‘500 fino agli esiti del libero pensiero illuminista. Furono proprio i libertini a proteggere lo spirito libero rinascimentale dall’ondata repressiva della Controriforma e tramandarlo alla futura libertà di pensiero.
SITOGRAFIA
https://www.treccani.it/enciclopedia/libertinismo_%28Dizionario-di-filosofia%29/
https://www.filosofico.net/libertinismo.htm
https://www.mangialibri.com/libri/trattato-dei-tre-impostori
https://it.wikipedia.org/wiki/Libertinismo#Il_libertinismo_filosofico
https://dasandere.it/il-marchese-de-sade-tra-scandalo-perversione-e-letteratura/?print=pdf
https://webmagazine.unitn.it/eventi/8910/un-libertino-ribelle-convertito-all-ipocrisia
ARTICOLO DI GIORGIA STOMBOLI DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO
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