Il Medioevo non fu certo un bel periodo in cui vivere, soprattutto alla luce dei nostri comodi standard moderni. La maggior parte delle persone era povera, soffriva di malattie e la libertà era in mano a ricchi proprietari terrieri. Chi commetteva un crimine e non poteva permettersi di pagare una multa, correva il rischio di essere punito con terribili torture, spaventose solo a vedersi. Il Medioevo infatti fu il periodo d’oro delle tecniche di tortura e dei dispositivi che infliggevano terribili sofferenze.
Una delle principali torture era il rogo. Si trattava della tortura preferita contro gli eretici e centinaia di presunte streghe la subirono. Era una manifestazione eseguita su piazza pubblica. Il condannato veniva in genere lasciato a digiuno per un giorno, mentre nel giorno prefissato per il rogo veniva appeso molto in alto in modo che lo spettacolo venisse visto dalla maggior parte di persone e la popolazione venisse così colpita dal terrore. Gli si straziavano i fianchi e le costole con dei pettini e degli uncini fino a renderlo una massa informe che veniva successivamente incenerita, facendo patire alla vittima terribili sofferenze. In seguito divenne normale strangolare il prigioniero prima di affidarlo alle fiamme, ma spesso succedeva che l’operazione non avvenisse in tempo e che la vittima subisse ugualmente il terrificante fuoco sul suo corpo.
La cremagliera era una delle forme più dolorose delle torture medievali. Era costituita da un telaio di legno, di solito con due tiranti fissati al fondo e altri due legati ad una maniglia in alto. Quando il torturatore girava la maniglia, le corde tiravano le braccia della vittima, finendo poi per rompere le sue ossa; talvolta gli arti venivano addirittura strappati fuori dal corpo. Nel tardo Medioevo apparve una nuova variante: furono aggiunti dei picchi che penetravano la schiena della vittima. In questo modo non solo gli arti venivano strappati fuori, ma anche il midollo spinale, aumentando non solo il dolore fisico, ma anche quello psicologico poiché il condannato sapeva che, qualora fosse sopravvissuto, sarebbe rimasto paralizzato.
Un altro strumento di tortura era la ruota che raramente si rivelava mortale. Il condannato era legato per i polsi e le caviglie ad una grande ruota e con una mazza gli venivano rotte le ossa di braccia e gambe. Talvolta gli veniva dato il colpo di grazia sullo sterno, provocandone la morte. In altri casi invece, veniva lasciato vivo per ore ed esposto al pubblico prima di essere ucciso. In altre circostanze la persona che aveva commesso il crimine era legato sulla ruota che veniva fatta girare per indurre nausea e vomito. In alcuni casi sotto la ruota del supplizio venivano messe delle punte su cui gli arti del condannato, durante la rotazione, venivano lacerati, inducendo così la morte per dissanguamento.
La fanciulla di ferro o vergine di Norimberga era una sorta di contenitore di dimensioni umane dalle sembianze di una fanciulla. Il suo interno era ricoperto di lame in modo che il condannato, che vi veniva chiuso dentro, venisse trafitto in dei punti precisi: il fegato. i remi e gli occhi così da non morire subito in quanto le lame non colpivano organi vitali. La tortura era particolarmente atroce poiché la morte sopravveniva dopo ore per dissanguamento. Essa veniva inflitta a chi veniva accusato di eresia o di atti blasfemi contro Dio e i Santi, se si rifiutava ostinatamente di confessare la propria colpa.
Durante il Medioevo nei paesi cattolici si credeva che l’anima di una strega o di un eretico fosse “sporca”, corrotta dal Maligno e capace di contagiare con terribili morbi anche i più puri di spirito. Per questo motivo, prima di un processo presieduto da un membro importante del Clero, bisognava letteralmente lavare l’anima dell’accusato e questa tortura veniva chiamata la pulizia dell’anima. Nata come rito di purificazione, questa rientra perfettamente tra le torture perché consisteva nell’obbligare le vittime ad ingerire acqua calda, cenere, carbone e perfino sapone (tutti metodi per lavare i vestiti al tempo). La famosa frase “sciacquare la bocca con il sapone”‘ che viene detta ancora oggi è riconducibile proprio a questa tortura.
La culla della strega era una delle torture meno invasive, ma altrettanto efficaci per ottenere la piena confessione. Solitamente e subirla erano le donne accusate di essere delle streghe. La sospettata veniva chiusa in un sacco, che poi veniva legato a un ramo in modo che rimanesse sospeso. La donna poi veniva fatta continuamente oscillare. Il dondolio causava profondo disorientamento, che si traduceva nel tempo in nausea, vomito, vertigini e sfociava in profonde allucinazioni. Questo metodo durante la caccia alle streghe fu addirittura abbandonato perché molte confessioni ottenute in questo modo erano talmente assurde da portare a pensare che le vittime soffrissero di pazzia piuttosto che stregoneria.
ARTICOLO DI FRANCESCA BELLIFEMINE DELLA CLASSE 3^A DEL LICEO CLASSICO
SITOGRAFIA:
http://ifratellidellaspada.altervista.org/pagina-1977240.html
https://www.eroicafenice.com/fun-tech/curioso/torturemedievali/
https://www.attualissimo.it/le-10-tecniche-di-tortura-più-spaventose-del-medioevo/
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