Nel medioevo i bellatores, cioè l’arsitocrazia guerriera, e i laboratores, ovvero il ceto basso, avevano due alimentazioni radicalmente diverse.

Qual era l’alimentazione generale…

Dei ricchi…

L’aristocrazia viveva essenzialmente di ricchi e lussuosi banchetti, in genere due, uno più sfarzoso a mezzogiorno, in occasione del pranzo, e uno alla sera, a scopo di cena, molto più modesto, poichè mangiare troppo alla sera era considerato eticamente e religiosamente sbagliato; l’alimento base erano i cereali, come orzo, segale (i quali, durante il periodo storico, presero sempre più posto nelle tavolate, a scapito del farro, molto usato all’epoca romana, che cadrà in disuso), ma soprattutto frumento, da sempre uno degli alimenti più consumati, a causa delle sue caratteristiche nutrienti.

Insieme ai cereali, spesso prendevano posizione a tavola diversi ortaggi, come carote, cipolle, lattughe e cavoli; nel mondo, spesso, come succede anche ai nostri giorni, si commerciavano varianti della stessa verdura, vi erano, per esempio, due tipi di carote, una rossa più saporita e una giallo-verde più povera.                         

Sebbene all’inizio fossero consumati solo dai poveri, alla fine del quattordicesimo secolo iniziarono a presenziare agli aristocratici convivi anche i formaggi, soprattutto pecorini, parmigiani, brie e edam, molto graditi per via delle loro proprietà proteiche che garantivano un’ottima aleternativa alla carne, anche se, come avviene anche oggi, si consumavano prevalentemente a fine pasto. Molto diffusi, ma meno consumati alle tavole dei ricchi, erano anche altri latticini, come ricotta e burro irrancidito.

I ricchi avevano anche assicurato il pane fatto con la farina migliore e potevano godere di corpose leccornie come torte salate ampiamente farcite, ciambelle, frittelle e, dalla fine del ‘300, biscotti (simili ai nostri wafer). Un’altra sfiziosità erano i crostini e le gallette di pane inzuppate in vino e salse varie, che, per la loro semplicità e leggerezza, erano consumati sia come portata in un banchetto che come spuntino durante la giornata.

Le uova erano considerate un vero e proprio tesoro, in quanto costituivano una valuta valida e un segno di fertilità, oltre che, ovviamente, un alimento incredibilmente nutritivo (persino Dante cita le uova con il sale come “Il cibo più buono del mondo”).

L’alimento principe nelle tavole dei nobili (almeno fino al periodo della peste nera, dove divenne abbordabile a molte più persone) era, però, la carne. Sebbene fosse diffusa tra gli aristocratici l’attività venatoria, quindi la cacciagione (soprattutto fagiani, cigni, gru, ricci e istrici) fosse consumata con piacere, a prevalere era la carne di animali da fattoria, come vitello, agnello, montone, oca, anatra, ma soprattutto maiale e pollo, i più facili da reperire. La carne bovina era poco diffusa, poichè i buoi erano considerati animali più utili al lavoro e richiedevano grandi cure per essere mantenuti, troppe per essere semplicemente macellati!

La carne era la portata principale per antonomasia, ma nei periodi di digiuno, in cui carne, formaggio, uova e burro erano vietati, pesci e frutti di mare costituivano un’ottima alternativa per le persone più ricche del mondo poichè arrivavano a costare anche 16 volte una pagnotta; va sottolineato che, per “pesce”, si intendeva ogni animale reputato “marino” commestibile, come trote,merluzzi,aringhe, balene, delfini, oche facciabianca (considerate animali marini perchè si pensava nascessero dai cirripedi) e castori (considerati animali acquatici a causa della loro coda squamosa che, secondo gli studiosi dell’epoca, li imparentava con i pesci). Per quanto riguarda i frutti di mare, i principali erano molluschi come cozze, vongole e capesante e crostacei, per esempio i gamberetti di fiume.

Per insaporire le portate erano usati gli alimenti forse più costosi dell’epoca per via dei loro costi d’importazione, le spezie, soprattutto pepe nero la più economica, cumino, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero, zafferano, che era la più costosa in assoluto e zucchero, considerato una spezia per via dei suoi effetti sull’umore e per il suo costo molto elevato. Per dare sapore alle pietanze, alle costose spezie, erano alternate le più economiche erbe aromatiche, come salvia, prezzemolo, menta e aneto, il forte anice, che sembrava fatto aposta per insaporire il pollo, il sale, che serviva per conservare le carni,  e vari liquidi aspri, come vino, aceto, acqua di rose e estratti di frutti acidi, questi ultimi in particolare, davano al cibo un sapore agrodolce e fruttato; si usava invece, per dare consitenza agli stufati, il latte di mandorle, spesso preferito al latte vaccino grazie alle sue ottime proprietà di conservazione.

Per dissetarsi prima, durante e dopo i pasti, la scelta prevalente era sicuramente il vino, all’epoca considerato la bevanda più salutare e prestigiosa, che si faceva con vari frutti, come prugne e uva. Subito dopo il vino, la bevanda più amata era il sidro, soprattutto di mele o pere, ritenuto talmente puro che, in alcune zone d’Europa, i bambini venivano immersi in esso durante il battesimo! Meno considerate erano l’acqua e la birra (quest’ultima bevuta soprattutto nel nord-Europa), la prima poichè considerata rozza e volgare, la seconda a causa dei presunti effetti negativi per la salute. Altre bevande venivano bevute quasi solo a seguito di prescrizioni mediche, come l’idromele e il Kumis, una specie di bevanda diffusa soprattutto in Polonia ricavata dalla fermentazione di latte di cavallo o cammello.

…E dei poveri

Il ceto basso della popolazione,costituito soprattutto da contadini, aveva un’alimentazione molto più povera e semplice ripsetto ai nobili, suddivisa non in due banchetti a pranzo e cena, ma in vari piccoli spuntini nel corso della giornata, atti a dare energia al corpo per continuare a compiere le dure mansioni gornaliere, inframezzati da un pasto lievemente più ricco a mezzogiorno e uno alla sera, oltre che dalla colazione mattutina, che, anche se veniva considerata blasfema, poichè interrompeva il digiuno notturno, era spesso consumata dalle classi lavoratrici.

Gli alimenti principali dei contadini erano cereali, come frumento e semola, con i quali era frequente preparare minestre, farinate e pane pieno di crusca (quello più buono, come già accennato, andava ai nobili), legumi, come lenticchie e ceci, che, mentre per i nobili costituivano una fonte di disprezzo, dati i presunti danni alla salute da loro causati (specialmente flatulenze), per i lavoratori erano un’indispensabile fonte di proteine, data la loro abbordabilità e la quasi totale assenza di carne nelle loro diete, e verdure, fondamentalmente le stesse consumate dai potenti, con le quali non era inusuale preparare minestre di stagione.

Tra i campi, come già detto, non era raro nutrirsi di formaggi e altri latticini, i più fortunati potevano vantare anche qualche erba aromatica. Un po’ di carne bianca era riservata alle occasioni speciali, mentre pesce e spezie erano completamente preclusi.

Le bevande solitamente erano vino di infima qualità o aceto annacquato, ma, per i bambini, i malati e gli anziani, era diffuso il latte, bevuto soprattutto in forma di latticello, siero di latte o latte annacquato.

 

Varianti territoriali

I potenti di tutto il mondo non mangiavano le stesse cose; esistevano infatti più varianti dello stesso ortaggio, mentre il tipo di cacciagione dipendeva parecchio dalla fauna del luogo e l’abbondanza di cereali condizionava la produzione di birra; le categorie sottoposte però a più varianti erano la frutta e i desserts, entrambe destinate ai nobili.

La presenza di un frutto, allora come oggi del resto, era influenzata dalla temperatura e dal terreno del luogo, per questo nelle terre meridionali erano molto diffuse arance amare e limoni, mentre al nord la presenza di mele, pere, prugne, fragole e melograni era talmente elevata che si producevano sidri e vini con questi frutti.

Ogni nazione, nel medioevo, sembrava avere un dessert preferito, dai Krapfen farciti tipici dei paesi germanici alle svariate ricette di budini tipiche di Francia e Inghilterra. Non mancavano zuppe di fragole o prugne condite con petali di vari fiori come rose e violette soprattutto in Britannia, ampi ventagli di cialde e prodotti simili ai moderni Waffle nella Francia settentrionale, torroni e confetti in Sicilia e a Montpellier, frutta zuccherata, zenzero caramellato e alcune spezie, come il coriandolo, usate come digestivo.

I conquistatori Arabi in Sicilia e Spagna avrebbero poi portato dei nuovi dolci la cui ricetta si sarebbe sparsa in tutta Europa, come la cassata, inizialmente fatta di marzapane (altro prodotto importato dagli arabi), ricotta dolce e pan di Spagna, i cannoli, formati da tubicini di pasta farciti, e il gelato, da cui poi derivò il sorbetto, il dolce rinfrescante per antonomasia.

 

Insomma, come si è visto nell’articolo, il cibo nel medioevo, spesso e volentieri, rappresentava  uno specchio delle categorie sociali e dei luoghi di provenienza dei consumatori.

 

FOOD AND DRINKS IN MIDDLE AGES

In middle ages bellatores, namely war aristocracy, and laboratores, meaning the lower class, had two totally different alimentations.

 

WICH WAS THE GENERAL NUTRITION…

Of the rich…

Aristocracy, essentially, lived on luxurious banquets, generally two, a more sumptuous one at midday, in the occasion of lunch, and one in the evening, for the purpose of dinner, very smaller, beacuse eating too much at night was considered ethically and religiously wrong; the, staple food were cereals, especially barely, rye (which, during that period, took more and more place in the tables, at the expense of spelt, very used in roman ages, that will fall into disuse), but mostly wheat, from time immemorial one of the most eaten foodstuff, due it’s nutritionals properties.

Alongside with cereals, took often place in the tables several vegetables, like carrots, onions, lettuce and cabbages. Often, in the world, as it happens also nowadays, were traded many variations of the same vegetable, there were, for example, two types of carrots, one red, more flavorful, and one yellow green, less nutritious.

Although at the beginning were consumed only by poor people, at the end of fourteenth century, cheese, mostly pecorino cheese, parmesan, brie and edam, started to take part in the aristocratics banquets, very appreciated due their protein  properties that granted a solid alternative to meat even if, like nowadays, were mostly consumed at the end of the meal. Very commons, althought not very eaten at rich’s tables, were also other kinds of milk products, like cottage cheese and gone rancid butter.

Rich people had also assured bread done with the best flour and could afford some substantial treats like savory pies widely stuffed, bagels, fritters, and, from the end of fourteenth century, biscuits (like modern wafer).Others delicacies were croutons and bread galettes soaked in wine and several sauces that, for their simpleness and lightness, were consumed both as course of a bonquet and as a snack during the day.

Eggs were regarded as a treasure through and through, given that they constituted a valid currency and a fecundity sign, beyond that an amazingly nourishing food (even Dante mentions salted eggs like “The best food in the world).

The main food in the tables of nobles (at least until the black death’s period, when it became available to more people) was, though, meat. Although hunting was diffused among the aristocratics, so bushmeat ( like pheasants, swans, hoists, hedgehogs and porcupines) was gladly consumed, to prevail were farm animal’s meat, like calf, lamb, ram, goose, duck but mostly pig and chicken, the easiest to find. Beef wasn’t very widespread because oxes were considered animals more useful for work and they required lots off attentions to be mantained, too many to be simply butchered!

Meat was the main course by defintion, but in fasting periods, on which meat, cheese, eggs and butter were forbidden, fish and sea fruits constitued a solid alternative for the world’s richest people, as they arrived to cost even 16 times a loaf; it must be emphasised that by “fish” meant every edible animal considered “maritime”, like trouts, cods, herring, whales, dolphins, barnacles geese (deemed sea animals because it was thought they really were born from barnacles) and beavers (reputed watery animals due their squamous tail which, according to scholars of the time, related them with fishies). As regards sea fruits, the pricipals were molluscs, like mussels, clams and scallops, and crustaceans, like crayfish.

In order to flavor the coursed, were used the probably most expensive foodstuffs of the time, due their importation costs, spices, principally black pepper, the cheapest one, cumin, cinnamon, clove, nutmeg, ginger, saffron, the most expensive one, and sugar, considered a spice due his effects on mood and very high cost. To give flavor to the dishes, to the expensive spices, were alterned cheaper herbs, like sage, parsley, mint and dill, the strong anise, that seemed made for flavoring chicken, salt, which served to preserve meat, and several sour liquids, like wine, vinegar, rosewater and extracts of acidic fruits, the latter in particular, gave the food a bittersweet and fruity taste; it was used instead, in order to give consistency to stews, almond milk, often preferred to cow’s milk due his excellent conservation properties.

To quench the thirst before, during and after meals, the prevailing choice was defintely wine, deemed in that period the healthiest and most prestigious beverage, that was made with various fruits, like prunes and grape. Right after wine, the most beloved drink was cider, mainly of apples and pears, considered so much pure that, in some regions of Europe, children were immersed in it during baptism! Less deemed were water and beer (this last tasted mostly in northern Europe), the first because was thought rough and rude, the second due it’s assumed adverse health effects. Others beverages were drunk almost only as a result of medical prescription, like mead and Kumis, a sort of drink common mostly in Poland derived from fermentation of horse or camel milk.

…And of the poors

The lower class of the population, constitued mainly by farmers, had poorer and simpler alimentation compared to the nobles, and not subdivided in two great banquets at lunch and dinner, but in several little snacks throughout the day capables of give energy to the body in order to continue the hard daily jobs, interspersed with a slightly richer meal at midday and one in the evening, in addition to morning brakfast that, despite was considered blasphemous, since it interrupted the night fast, was often consumed by working classes.

The principals farmer’s foods were cerals, like wheat and semolina, with whom was frequent prepairing soup, farinata and bread full of bran (the tastiest one, as already mentioned, went to the nobles), legumes, like lentils and chick peas, that, while for the nobles were a source of content, given the alleged health damage caused by them (mostly flatulence), for the workers were an indispensable source of protein, given their affordabilty and the nearly total absence of meat in their diets, and vegetables, basically the same consumed by the influentials, whit whom wasn’t unusual prepairing seasonal vegetables soups.

Between the fields, as already said, wasn’t uncommon eating cheese and other dairy products, the luckiest could boast some aromatic herb. A little white meat was reserved for special occasions while fish and spices were totally precluded.

Generally beverages were wine of poor quality or watered vinegar but, for the babies, ills and elders, was common milk, drunk mainly in form off buttermilk, whey and watered milk.

Territorials variants

Powerful people of all world didn’t eat the same thinghs; there existed, indeed, several variants of the same vegetable, while the kind of bushmeat depended on the local species, and the abundance of cereals conditioned beer’s production; categories more subjected to variants were fruits and desserts, both intended for the nobles.

The presence of a fruit, then as now after all, was influenced by the temperature and the soil of the place, that’s why in southern lands were very common bitter orange and lemons, while in the north the presence of apples, pear, prunes, strawbeeries and pomegranates was so high that were produced cidres and wines with these fruits.

Every nation, in medieval ages, seemed to have a favourite dessert, from filled Krapfen typical of germanic lands to the variety of sweet and salt puddings recipes characteristic of France and England. Were not lacking strawberries and prunes seasoned with petals of several flowers like roses and violet especially in Britain, large fans of pods and products similar to modern waffles in northern France, nougat and dragees in Sicily and in Montpellier, sugared fruits, caramelized ginger and some spices, like coriander, used as a digestive.

Even arabics conquerers in Sicily and Spain would eventually lead new desserts whose recipe would have spread throughout all Europe, like Cassata, initially made of marzipan (another product imported by Arabians), sweet cottage cheese and sponge cake, cannoli, formed by little stuffed tubes of dough, and ice cream, from which later derived sorbet, the refreshing dessert per excellence.

So, like it has been sawn in the article, food, in medieval ages was often a mirror of social categories and places of origin of the consumers.

 


Articolo redatto dall’alunno Edoardo Massolini della classe III A del liceo classico


 

SITOGRAFIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_medievale

http://icbrisighella.racine.ra.it/progscientuovo/uovostoria.htm

https://www.bluedragon.it/medioevo/cibo&vino.htm