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L’Amore cantato dai poeti
“Amor Cortese”, così era chiamato quello raccontato dai poeti nei loro testi: la donna è vista dall’amante come una divinità alla quale egli si sottopone, l’uomo si mette in una posizione di inferiorità rispetto all’ amata, facendogli un servizio d’amore. L’uomo non chiede nulla in cambio dei suoi servigi. L’amore che non può essere ricambiato genera tristezza ma allo stesso tempo gioia,scatenata anche solo da uno sguardo della donna verso il poeta. L’amor cortese ingentilisce l’animo dell’uomo, infatti amore si identifica con cortesia, del resto solo chi è cortese e ha un cuore nobile può amare, ma allo stesso tempo l’Amore rende cortese. Spesso l’Amore, raccontato dai trovatori, non può essere ricambiato proprio per lo status elevato della donna; dunque la donna viene rispettata e adorata. Ne sono un esempio Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra (romanzi cortesi).
La realtà dei fatti
In realtà, nel Medioevo l’ “amore” era visto in modo molto diverso, basti guardare i matrimoni: venivano definiti nel Medioevo come una comunione di vita e di beni socialmente riconosciuta, tra l’uomo e la donna, che costituiva il presupposto per una discendenza legittima. Ne è un esempio esempio il matrimonio tra Isabella, la Lupa di Francia, figlia di Filippo IV il Bello: fu promessa al nemico, Edoardo II figlio di Edoardo I, re d’Inghilterra. Isabella si sposò ad appena sedici anni ed Edoardo era molto più vecchio di lei e non era il genere di marito perfetto, perché la storia lo ha sempre visto come un debole, un codardo e un effeminato. Edoardo era anche omosessuale, vergogna degli inglesi e si pensa che dopo diversi anni Isabella, di fronte ad un matrimonio fallito sin da principio, decise di far sparire il marito dalla scena politica per poter permettere al figlio Edoardo III di salire al trono e ristabilire l’equilibrio. Scoperta per i suoi intrighi fu fatta sparire a sua volta in un convento, dietro ordine del figlio. Isabella si pensa non avesse agito da sola, ma a fianco di Mortimer, il suo amante e nonché uno dei ribelli alla corona. Il matrimonio tra Isabella ed Edoardo era servito a mettere tregua tra Francia e Inghilterra, ma non passarono neanche vent’anni che Edoardo III mosse guerra al cugino, Filippo VI di Valois.Da qui anche un’altra caratteristica dei matrimoni medievali:l’ adulterio.
L’adulterio
L’adulterio era considerato un crimine molto grave soltanto se commesso da una donna. In alcuni paesi europei, addirittura, l’uomo era considerato adultero solo se intratteneva rapporti con una donna sposata. Se, invece, lo faceva con una giovane “single”, commetteva un peccato, ma non grave. Per la donna, al contrario, scattava l’accusa di adulterio per i rapporti al di fuori del matrimonio.Ancora dopo il 1000 le Costituzioni permettevano al marito di uccidere la maglie adultera, ma solo se colta in flagrante; infatti se non c’era la flagranza, il marito aveva “solo” il diritto di tagliarle il naso.Col risorgere delle leggi Romane, fu ristabilito che la donna fosse mandata in reclusione in un monastero e l’amante ucciso. Ma nell’Alto Medioevo le pene per la moglie erano molte:dall’essere messa al rogo, all’essere strozzata, messa in un sacco e poi gettata in una palude e infine le punizioni corporali da parte del marito e la perdita della dote a vantaggio del marito. Gli adulteri erano frequenti proprio a causa dei matrimoni combinati piuttosto che voluti da entrambi i partner, ma spesso l’uomo tradito non denunciava l’adultera per mantenere la propria reputazione e non divulgare i problemi e le disgrazie della sua vita matrimoniale.Nel Medioevola donna presunta traditrice veniva sottoposta alla prova del ferro rovente (ordalia).
Le tradizioni dei matrimoni
Nelle famiglie nobili o appartenenti al ceto sociale più elevato l’età ritenuta consona per il matrimonio era davvero molto bassa e spesso le ragazzine erano ancora preadolescenti(12-13 anni) quando i genitori decidevano di trasferirle a casa del futuro marito per poter apprendere usi e costumi della nuova famiglia adottiva e poter diventare ottime mogli in seguito. La tradizione prevedeva che ad avere il comando della vita familiare fosse il marito e la compagna aveva il dovere di obbedire ai suoi ordini implicando il fatto che, se le richieste non fossero state soddisfatte, egli si sarebbe sentito autorizzato ad attuare misure punitive nei confronti della moglie. Gli episodi di violenza verso le mogli erano accettati dalle comunità e nei tribunali si possono leggere in alcuni giudizi ufficiali l’incoraggiamento all’ obbedienza e alla sottomissione al proprio coniuge. Dal punto di vista giuridico era infatti il marito il capo della moglie ed era suo compito e sua responsabilità il controllo della “sottoposta”.Dopo i 15-16 anni una ragazza veniva considerata già vecchia e a vent’anni era in pratica una zitella; gli uomini, che avevano come limite minimo per sposarsi i 17 anni (ma in certi casi anche 14), non avevano un limite massimo, anzi molto frequenti erano i matrimoni tra mogli-bambine e uomini maturi che cercavano di assicurarsi la discendenza(come nel caso prima esposto di Isabella e Edoardo III).Per non essere contestato il matrimonio doveva essere consumato (e si conservava la “prova del sangue” ossia il lenzuolo macchiato dal sangue verginale).
Il rito
La cerimonia iniziava a casa della sposa dove si formava il corteo che guidava la sposa per tutta la città fino alla chiesa, spesso con tanto di musici e gruppo di fanciulle, vestite di bianco, che spargevano petali di fiori, mentre lo sposo era in attesa davanti alla chiesa con il sacerdote.Il rito veniva celebrato dal sacerdote davanti al sagrato della chiesa (ovviamente tutto in latino, la lingua della Chiesa): il prete interrogava la coppia in merito all’età, consanguineità, libero consenso reciproco e dei genitori, e la coppia ripeteva il giuramento solenne (i voti) fatto in occasione del fidanzamento. Non era insolito nel Medioevo festeggiare pubblicamente nella chiesa stessa con un banchetto (un tempo nella chiesa come edificio si svolgevano funzioni non solo religiose ma più propriamente civili, coinvolgenti tutta la comunità), ma ovviamente i nobili festeggiavano nei loro castelli e se la famiglia era molto importante potevano essere imbandite le tavolate lungo le vie della città.Lo scambio dell’anello non era l’unica dimostrazione dell’ unione, ma venivano scambiati anche guanti, cappelli e coltelli proprio a sottolineare che non era solo un legame affettivo ma anche economico e politico. Un altro modo per rendere ufficiale il matrimonio eral’handfasting. In Irlanda e in Scozia, l’handfasting era utilizzato come fidanzamento, soprattutto per le coppie più benestanti.
Per legge in realtà non era necessaria una vera e propria cerimonia, bastava che la coppia sostenesse di essere sposata, oppure avesse una relazione sessuale per essere considerati sposati.La tradizione del matrimonio di prova che l’handfasting ha assunto risale ad un periodo successivo.Con questa tradizione una volta suggellata l’unione legando le mani degli innamorati, essi venivano considerati sposati per 1 anno ed 1 giorno, al termine del quale avrebbero dovuto decidere se sposarsi con una cerimonia permanente oppure prendere strade diverse.Al contrario di oggi, all’epoca (e fino al 1700 almeno) l’handfasting era un patto di sangue. Per completare il rito venivano incisi con un pugnale i polsi destri degli sposi e venivano sovrapposti e legati con la corda o il pezzo di stoffa.
Il nome della rosa
Nel film è presente una discussione tra Adso(discepolo) e Guglielmo(maestro) riguardo l’amore, molto profonda: il ragazzo crede di essere innamorato, così chiede al suo maestro se lo è mai stato. Il maestro è amante però della conoscenza (libido sciendi) e per lui quello è l’unico e solo amore. Guglielmo pensa anche che il ragazzo possa confondere l’amore con la lussuria (a cui la donna era spesso paragonata).Secondo le Ecclesiaste infatti “più amara della morte è la donna”, che viene considerata come un pericolo che può offuscare la ragione e impossessarsi dell’anima dell’uomo. Si può dunque comprendere che, in questo periodo, prevale una duplice visione della donna: una trasfigurata e letteraria, in cui appare come una figura angelica, e una terrena che allontana da Dio e porta al peccato della carne. “Quando la femmina, che per sua natura è tanto perversa, diventa sublime per la sua santità, essa può essere il più nobile veicolo della grazia” ,questo dice Ubertino (francescano spirituale), ribadendo la credenza secondo cui la donna raggiungeva la santità nel momento in cui diventava gravida. Guglielmo ha però una diversa concezione della donna, infatti crede che Dio non possa aver messo al mondo una creatura così bella senza donarle alcuna virtù; infine afferma che la vita sarebbe così diversa senza l’amore , più quieta, più sicura, più noiosa…
ARTICOLO DI ADELA BARCHI DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO
Sitografia:
https://ontanomagico.altervista.org/matrimonio.html
https://www.cinquecolonne.it/l-amore-ai-tempi-del-medioevo.html
https://www.youtube.com/watch?v=pI6iS0GdDMw&t=21s
Bibliografia:
Amor mi mosse. Letteratura italiana. Giuseppe Langella – Pierantonio Frare – Paolo Gresti – Uberto Motta
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