Giovan Domenico Campanella nacque a Stilo, in Calabria, nel 1568; entrò nell’ordine dei domenicani quando era ancora molto giovane, decidendo di chiamarsi Tommaso Campanella, formò la sua cultura filosofica soprattutto attraverso la lettura dei platonici e di Telesio. Molto presto si recò a Napoli, dove pubblicò la “Philosophia sensibus demonstrata” e fu sottoposto a un processo per eresia nel 1592; successivamente a Padova subì un altro processo e ancora un terzo a Roma, terminato con la condanna e l’abiura, successivamente un altro processo lo obbligò a tornare in Calabria. Campanella fu arrestato a Napoli, dove restò in prigione ventisette anni; in questo periodo compose la gran parte delle sue opere maggiori, tra le quali “la Città del sole”. Liberato nel 1626, fu nuovamente rinchiuso nel carcere del Sant’Uffizio, dove fu liberato 1629 grazie a Urbano VIII, il quale gli consigliò la fuga, difatti nel 1634 Campanella lasciò Roma, spostandosi a Parigi, dove potè iniziare a pubblicare le sue opere, ma nel 1639 morì.
LA CITTÀ DEL SOLE
Alla prima edizione del 1602 in italiano, ne seguirono altre sia in volgare che in latino. L’opera consiste in un dialogo tra un cavaliere di Malta e un ammiraglio genovese, il quale ha appena fatto ritorno dal giro del mondo ed espone la vita di una città, chiamata Città del sole, che si trova sulla linea dell’Equatore. Il dialogo, si ricollega alla tradizione della “Repubblica” di Platone e di “Utopia” di Tommaso Moro, serve a Campanella per illustrare la sua teoria ideale sulla migliore forma di governo.
La città, si trova sull’isola di Taprobana ed è eretta su un alto colle; è circondata da sette cerchia di mura, praticamente inespugnabili, ognuna delle quali porta il nome di uno dei sette pianeti, mentre le entrate per accedere alla città sono quattro, situate in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Alla sommità del monte si trova un tempio di forma circolare, consacrato al Sole, sulla cui volta sono dipinte le stelle maggiori.
Sole o Metafisico, è anche il nome del sacerdote capo della città che esercita un potere assoluto, civile e religioso, assistito da tre ministri:
-Pon: Potenza, si occupa delle arti militari e della guerra.
-Sin: Sapienza, si occupa dell’istruzione.
-Mor: Amore, ovvero controllo dell’eugenetica.
La società si basa sulla comunione dei beni e anche le donne vengono incluse; secondo il filosofo è infatti la proprietà privata a scatenare i conflitti tra diversi membri della società, eliminata la proprietà si eliminano anche tutti i reati legati ad essa. Nella Città del sole non esistono servi e padroni e anche i figli vengono cresciuti in comune.
Particolarmente seguite sono l’educazione e la generazione, la prima è rivolta a tutti i membri della società ed inizia all’età di tre anni per proseguire poi nell’arco di tutta la vita, i solari, infatti lavorano solo quattro ore al giorno per dedicarsi poi all’apprendimento e alla preghiera; uomini e donne sono ugualmente addestrati alle armi e istruiti allo stesso modo, con la sola differenza che alle donne si riserva la parte meno faticosa; è invece disprezzato il commercio e i pochi scambi che avvengono sono sotto forma di baratto.
Per quel che riguarda la politica, tutti i solari con più di vent’anni partecipano alle assemblee e possono esprimere le loro proteste, le leggi sono brevi e chiare e non esistono lunghi processi o pene detentive, infatti per punire si ricorre alla legge del taglione.
La religione dei solari è, invece, una specie di cristianesimo naturale: essi onorano l’universo perché testimonianza di Dio, credono nell’immortalità dell’anima, ma non hanno certezze in merito a eventuali luoghi di pena o di premio.
Nella città del sole ogni aspetto della vita è rigidamente controllato, come in tutti gli scritti riguardanti le società utopiche, è presente un’eccessiva insistenza sull’ordine e la disciplina che annientano le libertà individuali, c’è un controllo rigido sia sulla vita esteriore, che interiore di qualsiasi individuo.
ARTICOLO DI LORENZA AZARA DELLA CLASSE IV D DEL LICEO LINGUISTICO
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