Tommaso Moro fu un politico e umanista inglese nato nel 1478, nella sua vita occupò svariate cariche politiche.
Dovette però, dimettersi dalla carica di cancelliere del regno inglese opponendosi al volere del re Enrico VIII, il quale spezzò il legame con la chiesa del Papa e si mise a capo della nuova chiesa Anglicana in Inghilterra.Questa sua scelta di opposizione al re lo portò alla morte.
L’Utopia : “L’isola che non c’è ma che dovrebbe esserci”
Prima di tutto, possiamo ricorrere all’etimologia e all’origine di questo concetto. La parola utopia è composta da parole di origine greca e significa letteralmente “nessun-luogo”, un luogo che non esiste.
Da molto tempo l’uomo sogna un mondo ideale e il modo per poter gestire una società perfetta. Di conseguenza nasce l’uso della parola utopia. È una teorizzazione su come si potrebbe organizzare in modo ideale una società, uno stato, una comunità o parte di essa.
Fu utilizzata per la prima volta da Tommaso Moro nella sua opera l’Utopia. Questo celebre romanzo, ambientato in un’isola dal governo pacifico e idillico, è una forte critica ai sistemi politici dei secoli XV e XVI. Moro lasciò davvero il segno con la pubblicazione della sua opera.
Egli conia questo termine per indicare una società da lui considerata perfetta, che possa guidare le generazioni future alla ricerca di una società come quella da lui descritta.
Utopia è un’opera suddivisa in due libri. Nella prima parte, Moro presenta l’Inghilterra del XV secolo.
Nella seconda parte, invece, avviene la narrazione del viaggio che, Raffaele Itlodeo, viaggiatore-filosofo, compie per primo nell’isola di Utopia, una societas perfecta.
Utopia è divisa in 54 città (che rimandano alle 54 contee inglesi), tra le quali la capitale Amauroto (che significa evanescente).
Utopia, a differenza dell’Inghilterra, ha saputo risolvere i suoi contrasti sociali, grazie ad un innovativo sistema di organizzazione politica: la proprietà privata è abolita, i beni sono in comune, il commercio è pressoché inutile. Tutto il popolo inoltre è impegnato a lavorare la terra circa sei ore al giorno, fornendo all’isola tutti i beni necessari, il resto del tempo deve essere dedicato allo studio e al riposo.
In questo modo, la comunità di Utopia può sviluppare la propria cultura e vivere in maniera pacifica e tranquilla.
L’isola è governata da un principe detto Ademo (senza popolo) che ha il potere di coordinare le varie istituzioni e di rappresentare il suo popolo. Il governo è affidato a magistrati chiamati Sifogranti (coloro che contano i sacchi di grano), mentre vige il principio (rivoluzionario per l’epoca) della libertà di parola e di pensiero e soprattutto della tolleranza religiosa che tuttavia si esprime solo verso i credenti: gli atei non sono puniti, ma sono circondati dal disprezzo degli abitanti di Utopia e sono loro precluse le cariche pubbliche.
Gli utopiani, a differenza di quanto avviene in paesi come l’Inghilterra, non fanno schiavi i prigionieri di guerra che non siano stati catturati in un conflitto combattuto da loro e non ne comprano dagli altri paesi. Degli schiavi utopiani fanno parte coloro che hanno commesso un reato grave o coloro che, per un motivo analogo, sono stati condannati a morte in un altro paese.
Gli schiavi sono adornati da copricapi, bracciali, collane ed orecchini d’oro: questo materiale infatti, apprezzato in altri paesi, a Utopia è sinonimo di indegnità.
Il matrimonio, a differenza dell’Inghilterra, è un vincolo che dura fino alla morte di uno dei due coniugi e può essere sciolto solamente dal magistrato supremo in caso di adulterio. In questo caso la parte offesa riceve il permesso di risposarsi, mentre l’altra dovrà vivere nell’infamia soggetta a schiavitù. Se una parte offesa continua ad amare il compagno/a, non deve per forza rinunciare al matrimonio purché disposto/a a seguire l’altro nella schiavitù.
Ad Utopia sono ammessi vari tipi di religione, ma la maggior parte dei saggi predilige la divinità chiamata Mitra che secondo le leggende ha creato l’intero universo e coincide con la natura. Mitra è un’antica divinità persiana, dio del sole, dell’onestà, dell’amicizia e dei contratti, famoso tra gli gnostici e probabilmente è per questa motivazione che viene nominato da Moro.
I sacerdoti non svolgono solamente il ruolo religioso, ma si occupano anche dell’educazione dei giovani, curando con attenzione l’istruzione letteraria e l’insegnamento delle buone maniere, utili al benessere della repubblica.
In conclusione Utopia viene descritta come una repubblica ideale, perfetta è l’unica che può essere chiamata repubblica.
Mentre nell’Inghilterra si parla di interessi pubblici, in realtà si curano solamente gli interessi privati; mentre a Utopia, non esistendo la proprietà privata ognuno pensa al bene comune.
La proprietà privata porta come conseguenza l’avidità: dato che negli altri stati il singolo individuo non è tutelato, esso ha la necessità di provvedere all’accumulo del suo capitale per evitare di cadere in disgrazia. A Utopia, essendo tutto in comune, non vi è pericolo che a qualcuno manchi il necessario fintanto che i magazzini comuni saranno ricolmi.
Con questa critica pubblica al regno di Enrico VIII , Tommaso Moro da inizio ad una nuova visione della società futura, grazie a lui tutt’oggi si cerca il modello del miglior sistema possibile.L’idea, tuttavia, prende forma solo in termini teorici, senza tenere conto del grado di difficoltà che può comportare il tradurre in pratica l’idea stessa.
Ebbene, l’idea di perfezione applicata alla società è ambigua e soggetta a interpretazione. Il dato di fatto è che, nel corso della storia l’uomo ha costantemente cercato un ideologia di benessere e di società perfetta.
ARTICOLO DI GAIA ORSO DELLA CLASSE IV D DEL LICEO LINGUISTICO
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