Nel 1651, il Parlamento Inglese prese le armi contro l’autorità regia,  sconfiggendo e giustiziando Carlo I Stuart, e al suo posto viene instaurata la Repubblica con Oliver Cromwell come regnante. In quello stesso anno venne pubblicato il Leviatano, o la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e civile (Leviathan or The Matter, Forme and Power of a Common Wealth Ecclesiastical and Civil , il libro più conosciuto di Thomas Hobbes.

THOMAS HOBBES

Thomas Hobbes nacque il 5 Aprile 1588 a Westport, in Inghilterra.  La sua nascita fu prematura, poiché sua madre era terrorizzata dalle notizie che affermavano l’imminente arrivo dell’Invincibile Armata: egli stesso dirà di essere nato con la paura in corpo, di esser figlio e gemello della paura. Non appena parve avvicinarsi la guerra civile in Inghilterra, esagerando le conseguenze di un suo scritto clandestino (il De Corpore Politico), fuggì in Francia dove poi trascorse undici anni di esilio volontario, durante i quali compose il De Cive e preparò il Leviatano.

IL LEVIATANO

Il libro è diviso in quattro parti:

  • L’uomo: dove Hobbes espone i principi filosofici e antropologici che portano alla sua teoria politica.
  • Lo Stato: dove Hobbes analizza i modi in cui uno Stato deve essere costituito.
  • Uno Stato cristiano: dove Hobbes descrive “la natura e i diritti di uno Stato cristiano, che dipendono in larga parte dalle rivelazioni sovrannaturali della Volontà di Dio.
  • Il regno delle tenebre: dove Hobbes descrive il regno delle tenebre come “una confederazione di ingannatori che, per ottenere il dominio sugli uomini nel tempo presente, si sforzano, con dottrine oscure ed erronee, di estinguere la luce sia della natura che del vangelo e di renderli così impreparati per il regno di Dio a venire. In questa quarta parte l’obiettivo polemico di Hobbes sono la Chiesa Cattolica e le sette puritane allora al potere in Inghilterra.

Secondo Hobbes, l’uomo è un meccanismo. Alla base di tutto c’è il movimento. Questo deriva dalle sensazioni, divisibili in due categorie: desideri o avversioni. L’oggetto del desiderio è il bene; l’oggetto dell’avversione è il male. Male estremo è la morte. Il movimento è determinato dalla volontà, dall’atto del volere: ultimo desiderio o ultima avversione che spinge l’individuo ad agire o meno. L’uomo si distingue dagli animali per la ragione; per la curiosità, ovvero il desiderio di capire le cause; e per la religione, ovvero il desiderio di capire la causa delle cause. Ma l’uomo non vive solo: ha dei simili. Per ogni uomo ogni altro uomo è un concorrente, avido di bisogni da soddisfare. Gli uomini perseguono il soddisfacimento dei propri desideri in maniera concorrenziale: nel momento in cui vi è la sovrapposizione del bisogno, ognuno tenta di distruggere l’altro, ostacolo al raggiungimento del proprio fine. Il risultato è la guerra perpetua, “ognuno contro ognuno”, e dunque l’uomo è un lupo per l’uomo (Homo homini lupus). Tale guerra impedisce la società e alimenta la paura di una morte violenta, poiché gli uomini basano i loro rapporto sulla forza e sull’inganno. La proprietà non esiste, ma ognuno è legittimo padrone, nel momento in cui è in grado di diventarlo, di ciò che riesce a conquistare. Questo è lo Stato di natura.

Per evitare la distruzione della specie umana, bisogna che l’uomo esca da tale stato: può farlo poggiandosi sulle sue passioni e sulla ragione. Le passioni lo spingono alla pace (la paura della morte); la ragione gli suggerisce condizioni vantaggiose con cui accordarsi con gli altri uomini. Tali condizioni sono, per Hobbes, le leggi di natura, sintetizzabili nella formula evangelica: “Non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi”. E’ necessario rinunciare al diritto assoluto su ogni cosa che ogni uomo possiede. Ma tale accordo non sarà osservato fin quando non verrà imposto con la spada e, a causa della natura avida e maligna degli uomini, verrà rispettato da questi nella misura in cui saranno costretti a farlo, sotto pena di castigo. Il Leviatano è la forza spaventosa in grado di assolvere tale compito. Il Leviatano è infatti un mostro marino, grande coccodrillo, citato nel libro di Giobbe come mostro dotato di una forza spaventosa. Hobbes paragona a questo mostro la concezione del suo modello politico, che deve essere in grado di governare gli uomini e impedire che si distruggano a vicenda.

Secondo Aristotele, l’uomo era naturalmente cittadino, la società politica era un fatto naturale. Tuttavia, Hobbes sostiene che l’uomo non risponde a nessun istinto sociale, ricercando la società solo per interesse proprio. La società politica è il frutto artificiale di un patto volontario. Gli uomini stringono un contratto, in base al quale trasferiranno il loro diritto naturale assoluto ad un terzo, la cui volontà si sostituirà alla volontà di tutti. La prima condizione per uscire dallo stato di natura, quindi, è la rinuncia di tutti al diritto naturale. Simili teorie contrattualistiche distinguevano due momenti del patto sociale: il patto di unione (gli uomini isolati si riunivano in società) ed il patto di soggezione (la società trasferisce i propri poteri ad un sovrano). Hobbes realizza l’impresa di fondare sul contratto una sovranità unica ed indivisibile, facendo, dei due contratti, uno solo. Con un solo atto, gli uomini si costituiscono in Stato di società e si sottomettono ad un padrone; sono vincolati tra loro, rinunciando al diritto naturale assoluto che nuoce alla pace. Per loro rinuncia, per questa loro trasmissione definitiva e irrevocabile, gli uomini si sono spogliati della loro libertà di giudizio sul giusto e l’ingiusto. Essi sono impegnati a tenere per buono e giusto ciò che il sovrano ordina, cattivo e ingiusto ciò che proibisce.

LA SOVRANITÀ

La sovranità è indivisibile, poiché dividere il potere significa dissolverlo. I frammenti del potere indeboliscono quest’ultimo, distruggendosi l’un l’altro. Le caratteristiche di questa sovranità, come per  Jean Bodin  (filosofo  e giurista francese), risiedono nel monopolio del potere legislativo del sovrano, nella possibilità di fare ed abrogare le leggi secondo volontà. Per Hobbes è la sola legge artificiale che decide del giusto e dell’ingiusto, fuori di una legge di tale natura, nulla può essere ritenuto ingiusto: poiché là dove non c’è potere comune non ci sono leggi, e là dove non ci sono leggi non c’è ingiustizia. La principale differenza su tutto questo, rispetto a Bodin, sta nel diritto di proprietà. Hobbes non vede nella proprietà che una concessione del sovrano, poiché prima che ci fosse la sovranità, nessuno poteva godere del diritto di proprietà su qualcosa, avendo ogni uomo eguale diritto naturale assoluto. Quindi, l’assegnazione della proprietà non può essere stata fatta da nessun altro se non dal sovrano.

Il sovrano deve garantire ai suoi sudditi:

  • la sicurezza,
  • l’eguaglianza di fronte alla legge,
  • l’istruzione
  • la prosperità materiale; quest’ultima esige che il sovrano lotti contro l’inattività, dando lavoro a tutti.

Inoltre il sovrano deve essere sempre vincente. Se si indebolisce tanto da non poter assicurare pace e protezione ai sudditi, questi sono sciolti da ogni obbligo. Si riservano il diritto di proteggersi o di cercare un altro protettore allorquando lo Stato stia crollando e, se questo viene vinto in guerra, i sudditi hanno il diritto di schierarsi con il vincitore. E’ una dottrina che elimina qualsiasi dovere di fedeltà sentimentale.

LA RELIGIONE

Lo stato teorizzato da Hobbes è uno stato cristiano, composto da individui cristiani. Dalla interpretazione delle Sacre Scritture dipendo i loro obblighi. Nello stato di natura ogni cristiano ha il diritto di procedere a tale interpretazione secondo coscienza individuale. Questo diritto di interpretazione personale viene trasferito, con il resto, al momento del patto sociale. Dunque la sovranità temporale coincide con la sovranità religiosa. Ogni nazione è una Chiesa, il regno di Dio è un regno civile. Non vi è distinzione fra le leggi di Dio e le leggi di uno Stato cristiano: dunque nessun suddito può disobbedire alle leggi del suo sovrano, per quanto concerne gli atti esteriori e la professione della religione. Poiché Hobbes non si cura della religiosità intrinseca, lo Stato hobbesiano non incarna alcuna verità religiosa. Non chiede ai sudditi di credere, ma di obbedire. Per Hobbes quindi il sovrano non è in contrasto con queste leggi, ma ne è superiore: il potere del sovrano è vicario di Dio e in questo senso Hobbes legittima il potere del sovrano anche nell’aspetto religioso, perché ciò rende compatto e in pace lo stato. L’unico spazio di libertà del singolo individuo è formarsi un proprio credo interiore, infatti al leviatano interessa che non si costruiscano chiese che propagandino i dogmi, ma non gli importa se poi ogni suddito nella propria coscienza segue principi differenti dalla religione di stato, purché pubblicamente sia osservante e praticante della religione di stato, questo basta perché si mantenga la pace sociale. Se poi un individuo decide di seguire i propri dogmi interiori, si ribella al sovrano e viene condannato, ciò va a danno del singolo individuo e non intacca comunque la pace sociale. Per queste posizioni, per il meccanicismo di base, e per un velato agnosticismo, presente soprattutto nei primi capitoli del volume, Hobbes fu accusato violentemente soprattutto dagli ambienti religiosi, venendo definito ateo e immorale. Anche per queste polemiche, il Leviatano ha avuto una fama particolarmente negativa sino al XX secolo.


SITOGRAFIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Leviatano_(Hobbes)

https://www.studenti.it/il-leviatano.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Leviatano


ARTICOLO DI LORENZO BIANCO DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO