Nel Leviatano, Hobbes espone il proprio pensiero riguardante la natura umana, la società e lo stato. Nello stato di natura gli uomini hanno tutti gli stessi diritti indistintamente. Ingaggiano una guerra che vede tutti contro tutti, cioè “ Bellum omnium contra omnes”, “homo homini lupus” che significa “l’uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo”. Ciononostante gli uomini, hanno un interesse comune, cioè arrestare la guerra tramite un trattato di pace, per assicurarsi un’esistenza che sarebbe altrimenti      impegnata nella guerra.

Per questo viene stipulato un “Contratto Sociale” , chiamata “Patto” da Hobbes, in cui vengono sancite delle regole e leggi in cui si limita la libertà dell’individuo. Queste leggi vengono fatte rispettare dal Leviatano, nonché Capo dello Stato.

Ragion per cui per liberarsi dalla condizione primitiva, dove tutti lottano tra loro, è necessario costruire una società che sia efficiente, che garantisca la sicurezza degli individui, condizione primaria per il perseguimento dei propri desideri. A questo scopo, tutti rinunciano a qualcosa; i loro diritti naturali, stringendo tra di loro un patto con cui li trasferiscono ad una singola persona, nonché il Leviatano, che ha il compito di garantire la pace all’interno della società.Per diritto di natura si intende la libertà che ognuno ha di usare come vuole il proprio potere, le proprie capacità e abilità, per la conservazione della propria vita e conseguentemente di fare qualsiasi cosa che si ritenga necessaria per tale scopo. L’uomo può disporre per se stesso e agire per preservare la sua vita e perseguire i propri fini senza limitazioni di alcun tipo.Per questo suo esposto Hobbes è considerato un teorico del giusnaturalismo, anche se questa visione è dibattuta notevolmente, poiché il giusnaturalismo tende a stabilire delle leggi naturali che pongano un limite al potere statale. Mentre Hobbes utilizza le leggi naturali per dimostrare come il potere statale, per funzionare efficacemente debba essere illimitato e privo di vincoli. Ponendosi agli antipodi dei pensatori classici, la filosofia giusnaturalista suppone che tale diritto naturale sia perfetto e immutabile. Cosa che si  contrappone al diritto naturale il diritto positivo, che nasce all’interno delle società umane e la cui garanzia ed effettività si fonda sull’autorità di uno Stato e su chiare norme giuridiche. La dottrina settecentesca considera tale diritto mutevole in ogni sua manifestazione, e cioè imperfetto. Il diritto positivo è proprio di quelle società che si sono dotate di una struttura amministrativa, giuridica e politica articolata, e che hanno quindi che hanno abbandonato lo stato di natura.

Partendo da una diversa descrizione dello stato di natura,  Thomas Hobbes e John Locke,  hanno posto le basi per la riflessione politologica moderna.

Per diritto di natura si intende la libertà che ognuno ha di usare come vuole il proprio potere, le proprie capacità e abilità, per la conservazione della propria vita e conseguentemente di fare qualsiasi cosa che si ritenga necessaria per tale scopo. L’uomo può disporre per se stesso e agire per preservare la sua vita e perseguire i propri fini senza limitazioni di alcun tipo. La filosofia giusnaturalista dice che tale diritto naturale sia perfetto e immutabile, cosa che si contrappone al diritto naturale, che nasce all’interno delle società umane e la cui garanzia ed effettività si fonda sull’autorità di uno Stato e su chiare norme giuridiche. La dottrina settecentesca considera tale diritto mutevole in ogni sua manifestazione, quindi imperfetta. Il diritto positivo è proprio di quelle società che si sono dotate di una struttura amministrativa, giuridica e politica articolata, e che hanno quindi abbandonato lo stato di natura.

 

 


ARTICOLO DI FRANCESCA LA SPINA DELLA IV D DEL LICEO LINGUISTICO



Sitografia:

(Estratto “Leviatano”)

lacittaimmaginaria.com/lo-stato-di-natura-in-hobbes-locke-e-rousseau/