GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA

Conosciuto semplicemente come Pico della Mirandola, anche se gli pia farsi chiamare Conte della Concordia , era un umanista e filosofo italiano, fu l’esponente più conosciuto della dinastia dei Pico signori di Mirandola. Giovanni Pico nasce il 24 febbraio 1463 da una famiglia principesca nel castello dei signori Mirandola e Concordia. Egli mostrò da subito grandi doti nel campo della matematica e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l’ebraico, l’aramaico, l’arabo e il francese, questa precoce  vocazione per gli studi lo spinge nel 1477 all’università di Bologna per studiare diritto canonico. Non interessato a questi insegnamenti, dopo la scomparsa della madre, si trasferisce a Ferrara, ma molto presto viene attratto da un’altra città, ovvero Padova, che era un importante centro di studi filosofici. Si stabilisce poi successivamente a Firenze, che ambiente culturale molto ricco e animato. A Firenze conobbe Lorenzo il Magnifico e alcuni degli esponenti più illustri del Rinascimento che gli fecero conoscere moltre altre scuole di pensiero sia antiche che pagane. Nel 1486 si recò a Parigi, come ospite della Sorbona, che a quei tempi era il centro internazionale di studi teologici. Dopo questo anno a Parigi, il filosofo inizia a capire che si può giungere ad una sintesi tra più dottrine filosofiche diverse, non solo fra quelle pagane e cristiane, ma anche in riferimento a quelle ebraiche e arabe.   Di ritorno in Italia si stabilì a Roma, dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale -per la cui apertura compose il De hominis dignitate-, che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì successivamente un numero di accuse per eresia, in seguito alle quali cercò di rifugiarsi in Francia, dove poi venne anche arrestato da Filippo II a Grenoble. Venne in seguito condotto a Vincennes, per essere poi finalmente scarcerato. Con l’assoluzione di papa Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare la divinità di Cristo attraverso la magia, si stabilì definitivamente a Firenze, dove continuò poi a frequentare l’Accademia di Ficino. Morì tragicamente per avvelenamento da arsenico il 17 Novembre 1494, all’età di trentun anni e venne sepolto nel cimitero dei domenicani, dentro il convento di San Marco. Lo scopo finale della filosofia di Pico della Mirandola era la pace e la serenità fra gli uominiche poteva avvenire solo con il miglioramento dell’uomo, attraverso la sintesi delle varie teorie e religioni sparse nel mondo e con l’uso della magia naturale e dell’astrologia matematica. Il filosofo aveva dato anche un ruolo alla cabala che, secondo le sue dottrine, serviva per penetrare i misteri del divino.

 

LA CALABA

Un grande interesse di Pico è la cabala, che viene da lui spiegata come unafonte di sapienza a cui riferirsi per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l’uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità .Collegata alla sapienza cabalistica è la magia: infatti, il mago, per Pico, opererebbe attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera invisibile -ossia metafisica- attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.

 

 

 

DE HOMINIS DIGNITATE

Sarebbe dovuto essere il discorso iniziale che avrebbe dovuto pronunciare al convegno di Roma nel 1487. Venne pubblicato successivamente sotto forma di  testo con il titolo “Sulla Dignità dell’Uomo”. In quest’opera, Pico elogia fortemente la capacità intellettiva e deduttiva dell’essere umano. L’intelligenza, per lui, è sinonimo di libertà ed è un mezzo per formulare dei concetti che siano in grado di poter condizionare nella buona e nella cattiva sorte il futuro dell’uomo. Ed è proprio per questa suprema capacità che l’uomo si distingue dagli altri esseri viventi come le piante o gli animali. Quella di Pico è una vera e propria esortazione per la specie umana affinché  diventi superiore rispetto agli altri esseri e che primeggi nella conoscenza e nella sapienza avvalendosi dello studio e della filosofia come mezzo. Secondo lui solo così l’uomo e conoscenza saranno un tutt’uno, facendolo salire ad un grado così elevato da eguagliare quello di Dio e degli angeli. Pico ritiene anche che tutte le creature esistenti siano, in base al loro essere, ben determinate ad essere ciò che sono e non altro. L’uomo, invece, non ha una sua natura particolare, ma è costituita in modo tale da potere egli stesso plasmarsi e scolpirsi secondo la forma predefinita.  È stato, inoltre, posto da Dio al centro del mondo, dove gode di un’assoluta libertà che gli consente di raggiungere la suprema e assoluta perfezione divina. Per questo l’uomo può essere un angelo, ma anche un essere “bestiale” e ciò significa che la natura umana è ambivalente.

 

Sitografia:

filosofico.net, skuola.net, it.wikipedia.org, doc.studenti.it 


ARTICOLO DI GIORGIA GRANO DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO