Benedict Arnold fu un generale statunitense durante la Guerra d’Indipendenza americana, nato da una nota famiglia nel 1741 a Norwich, nel Connecticut. Si dimostrò un combattente valoroso e aggressivo e dette un enorme contributo nell’esercito continentale durante numerose battaglie.
Tra i suoi successi, Arnold ha dimostrato la sua combattività quando si unì volontariamente con le truppe di Ethan Allen, i Green Mountain Boys, nella cattura di Fort Ticonderoga (da cui infine riuscirono a ricavare grandi scorte di polvere da sparo, che furono usate durante l’assedio di Boston); Arnold pretese immediatamente di essere il comandante, sostenendo che ciò fosse dovuto a disposizioni da parte del Massachusetts, e per questo motivo si mise subito in contrasto con Allen, il quale, una volta conquistato il Fort, si assunse il merito di aver messo alla resa la guarnigione britannica che occupava Ticonderoga. Ciò, tuttavia, non fermò Arnold nel considerarsi il vero conquistatore del Fort.
Nel 1775 partecipò all’attacco del Québec, assumendo il ruolo di generale, dove ancora una volta non nascose la sua indole determinata, che lo portò ad attraversare l’accidentato percorso sulle montagne del Maine per raggiungere Québec. Solo seicento uomini su mille riuscirono ad arrivare alla città con Arnold a capo. Lo scontro fu duro e si rivelò, nonostante tutto, fallimentare.
Arnold successivamente si distinse nelle campagne a Lake Champlain, Ridgefiled e soprattutto a Saratoga nel 1777, dove, sollecitato da George Washington, vi partecipò attivamente: fu per merito suo che la battaglia fu vinta dagli americani. In quegli anni però fu vittima di un processo per estorsione ai danni dei civili, da cui poi fu assolto, ma che gli fece perdere presto credibilità. Nel 1777 infatti, nonostante i suoi meriti militari, egli perse la nomina a maggior generale, e al suo posto furono promossi cinque uomini di rango inferiore, più giovani e meno esperti.
Spese gli ultimi anni della sua vita a Londra con sua moglie Margaret Shippen e morì il 14 giugno del 1801.
Il tradimento
Come si sa, Arnold era stato un eroe di guerra patriottico, apprezzato da George Washington e dai suoi stessi uomini, ma al giorno d’oggi viene ricordato dagli americani come sinonimo della parola “traditore”.
Infatti, già in un tempo successivo alla battaglia di Saratoga, costretto ad abbandonare il fronte a causa di una gamba ferita, si avvicinò a un gruppo dei Tories inglesi presenti a Filadelfia. Nel 1780 divenne comandante del forte di West Point, sul fiume Hudson a New York, e contattò il capo delle forze britanniche Sir Henry Clinton per consegnarglielo, in quanto sarebbe stato un punto strategico di difensiva intorno a New York, sbarrando l’accesso meridionale alla valle del fiume. Il 21 settembre di quell’anno Arnold incontrò il maggiore John Andre e strinse il suo patto, che però fu presto scoperto, costringendo Arnold a fuggire e a entrare a far parte delle truppe britanniche.
La notizia del tradimento inorridì profondamente l’America e, in particolare, Washington stesso, che mise una taglia sulla testa di Arnold, desideroso di catturarlo e ucciderlo.
I motivi che hanno spinto Arnold a tradire la patria sono legati innanzitutto a una campagna diffamatoria del presidente del Consiglio esecutivo della Pennsylvania Joseph Reed, che lo aveva preso in antipatia personale e tentò di perseguirlo con qualsiasi tipo di accusa di tradimento, dall’acquisto di merci illegali al preferire la compagnia dei lealisti britannici. Un altro motivo è stato il forte incoraggiamento da parte della sua seconda moglie, Margaret Shippen, figlia di una famiglia con tendenze lealiste. Un ultimo motivo potrebbe essere stato il suo stesso carattere e la sua eccessiva ambizione egoistica, che sono state messe in evidenza anche in alcune sue lettere.
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