Il massacro di Boston (Massachussets, USA) è stato un episodio della storia statunitense
in cui cinque civili, il 5 marzo 1770, trovarono la morte per mano delle truppe britanniche.
L’esercito britannico era stato inviato a Boston nel 1768, per aiutare i funzionari locali a
far applicare i Townshend Acts, una serie di leggi approvate dal Parlamento della Gran
Bretagna, che avevano lo scopo di svincolare i governatori e i giudici coloniali dal
controllo delle colonie stesse, per ottenere un controllo più efficace sui regolamenti
commerciali e per stabilire il discusso principio che il Parlamento aveva il diritto di tassare
le colonie.
I coloni si opposero, sostenendo che i Townshend Acts rappresentavano una violazione
dei diritti naturali, statutari e costituzionali dei sudditi britannici delle colonie. Boston era il
centro della resistenza. La Camera dei rappresentanti del Massachusetts iniziò una
campagna contro i Townshend Acts inviando una petizione a Re Giorgio III con cui
chiedevano la revoca delle norme. La Camera inviò inoltre alle altre assemblee coloniali
quella che divenne nota come la Lettera circolare del Massachusetts, chiedendo loro di
unirsi al movimento di resistenza.

Gli scontri iniziarono in King Street, che attualmente è stata ribattezzata State Street,
all’inizio della serata del 5 marzo 1770, di fronte alla postazione del soldato inglese Hugh
White, che prestava servizio davanti al palazzo della dogana. Un giovane apprendista
parruccaio di nome Edward Gerrish gridò ad un ufficiale inglese, il tenente capitano John
Goldfinch, che non aveva pagato il conto del suo datore di lavoro. Goldfinch, che in realtà
aveva pagato, ignorò gli insulti. Gerrish se ne andò ma fece ritorno un paio d’ore dopo
con alcuni compagni. Continuò nelle sue proteste e alcune persone iniziarono a tirare
palle di neve contro Goldfinch. Gerrish iniziò anche a insultare il soldato White, che lasciò
la sua postazione, affrontò il ragazzo e lo percosse in testa con il moschetto. Quando
Gerrish si mise a gridare per il dolore uno dei suoi compagni, Bartholomew Broaders,
iniziò a sua volta a litigare con White. Tutta la disputa attirò sul posto una folla crescente.
Con il passare del tempo la folla si ingrossò sempre più e, dopo un momento di calma, si
fece anche sempre più turbolenta, continuando ad attaccare il soldato White. Quando le
campane vicine iniziarono a suonare la folla di bostoniani si ingrossò ancora facendosi
molto minacciosa. Il soldato White lasciò la sua guardiola cercando di ritirarsi nel palazzo
della dogana ma fu bloccato da una porta chiusa a chiave. Nelle vicinanze, dal corpo di
guardia principale, l’ufficiale di giornata, il capitano Thomas Preston, osservava
l’evolversi della situazione e, secondo il suo racconto, mandò un ufficiale al momento
senza incarico e vari soldati del 29o reggimento armati di baionetta ad aiutare White. Poco
dopo andarono anche lui e il suo attendente James Bassett.
Il gruppo si mosse verso la guardiola, ora vuota, mentre la folla si accalcava attorno a
loro. Giunti lì caricarono i propri moschetti e si unirono al soldato White sulla scalinata del
palazzo della dogana. Quando la folla, che si stima composta di circa 300 – 400 persone li
circondò si disposero in una formazione a semicerchio.
Mentre i bostoniani continuavano a sfidare gli inglesi, fino a quel momento presi ancora a
palle di neve, sputi ed insulti, il soldato Hugh Montgomery scivolò e cadde, facendo
accidentalmente partire un colpo di fucile in direzione della folla.
Secondo alcune testimonianze Montgomery finì a terra perché colpito da un oggetto che
lo fece cadere obbligandolo a mollare il moschetto da cui partì il colpo, e rialzatosi
prontamente riprese l’arma gridando “Bastardi! Fuoco!”. Quel che è certo e che dopo il
primo colpo, che non ferì nessuno, i soldati aprirono il fuoco sulla folla, ad altezza
d’uomo, un automatismo di difesa, e con l’intenzione di uccidere.
Si pensa che il capitano Preston non abbia detto ai soldati di sparare, in quanto si trovava
di fronte ai fucili, tra i suoi uomini e la folla di dimostranti. I più accesi della folla però, si

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misero a deridere i soldati gridando a loro volta “Fuoco!”. Ci fu una pausa di durata non
determinata; i soldati iniziarono quindi a sparare sulla folla. La raffica colpì 11 uomini. Tre
americani – il cordaio Samuel Gray, il marinaio James Caldwell e l’altro marinaio di razza
mista Crispus Attucks – morirono sul colpo. Il diciassettenne Samuel Maverick, colpito da
un proiettile di rimbalzo, morì poche ore dopo, il mattino seguente.Il trentenne immigrato
irlandese Patrick Carr morì dopo due settimane. Il corpo di Crispus Attucks fu deposto a
Faneuil Hall, non lontano dalla dogana di Boston, perché i cittadini vi potessero rendere
omaggio, ed un corteo funebre fu organizzato per i cinque uccisi.
Per mantenere l’ordine, il giorno dopo il massacro, le autorità regie acconsentirono alla
rimozione di tutte le truppe dal centro cittadino, spostandole in un forte a Castle Island,
nella baia di Boston.
I soldati britannici furono messi sotto accusa, e John Adams e Josiah Quincy li difesero
durante il processo che si concluse nel mese di Dicembre 1770.
Solo due di loro, uno dei quali fu proprio Montgomery, furono successivamente
riconosciuti responsabili di omicidio colposo, e per questo vennero marchiati sul pollice e
banditi dall’esercito. Sulla base di una mancanza di prove sostanziali, Preston e sei dei
suoi uomini vennero invece assolti. L’effetto di questo verdetto fu molto maggiore rispetto
quanto la Corona avrebbe mai potuto immaginare. I capi della ribellione furono infatti in
grado di usarlo come prova della tirannia della Gran Bretagna.
Anche se non era stato l’unico caso di disordini e violenze prima della rivoluzione, il
massacro di Boston è spesso sottolineato come l’evento di partenza della guerra
rivoluzionaria.


ARTICOLO DI CODA RIZ GIORGIA CRISTINA DELLA CLASSE IV A DEL LICEO CLASSICO