FONTI
Interpretazione dei sogni, Sigmund Freud
Sigmund Freud, notissimo personaggio del Novecento e capostipite della psicoanalisi, nel 1899 pubblicò uno dei suoi più celebri scritti: L’interpretazione dei sogni (Die Traumdeutung).
Quest’opera è considerata come una delle tappe fondamentali che hanno portato al metodo psicoanalitico e alla tecnica delle libere associazioni. Si può dunque affermare che sta alla base di ogni futura scoperta e studio riguardante la psiche.
IL SOGNO PRIMA DI FREUD
Nella storia dell’umanità l’attività onirica ha sempre avuto una grande importanza ma solamente verso la fine dell’Ottocento ne è stato compreso il vero significato.
Nei popoli dell’antichità classica vi era la concezione che i sogni fossero in rapporto con il mondo degli esseri sovrannaturali che venivano quotidianamente venerati, costituivano previsioni riguardanti il futuro o profezie. Aristotele, nei suoi scritti De divinatione per somnium e De somniis, risulta essere consapevole del fatto che il sogno non proviene da una rivelazione divina, bensì da leggi dello spirito umano che sono però affini alla divinità, e illustra come leggeri stimoli esterni percepiti durante il sonno possono essere amplificati nel sogno. La maggior parte della popolazione rimaneva comunque legata all’idea del messaggio sovrannaturale e credeva che i sogni non avessero nulla in comune con la nostra psiche.
Naturalmente questa visione prescientifica, negli antichi, era in accordo con tutta la loro concezione del mondo e quasi impossibile da sradicare.
LA MEMORIA NEL SOGNO
Freud afferma che tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da esperienze che abbiamo vissuto e vengono semplicemente “ricordate” sotto forma di sogno. È possibile che l’attività onirica ci presenti del materiale che non riconosciamo, durante la veglia, come nostro, ma non per questo non ci appartiene. Freud ci porta l’esempio di Delboeuf, psicologo e filosofo belga: in sogno egli si ricordava il nome latino di una pianta, Asplenium ruta muralis, pur essendo certo di non averlo mai sentito in tutta la sua vita; dopo qualche tempo trovò un album botanico in cui molti anni prima aveva dovuto scrivere sotto dettatura i nomi latini di alcune piante, fra queste trovò proprio quella che in sogno sembrava conoscere molto bene. Delboeuf aveva già sentito quel nome, semplicemente non lo ricordava più. Secondo Freud, quindi, alcuni dettagli o addirittura esperienze vengono cancellati dalla nostra memoria perchè ritenuti inutili o dannosi ma questo non vuol dire che scompaiono, vengono solo immagazzinati in un “luogo” diverso. Nei sogni, però, non vi sono ripetizioni di esperienze vissute, ma solo frammenti (spesso contaminati fra loro).
STIMOLI E FONTI DEL SOGNO
Freud riporta e avvalora una teoria secondo la quale il sogno è la conseguenza di una perturbazione del sonno: non avremmo sognato una determinata scena se un elemento perturbatore non fosse sopraggiunto. Il sogno è anche, quindi, la reazione a una perturbazione.
Durante il sonno non possiamo tenere gli stimoli assolutamente lontani dagli organi di senso, e nemmeno sopprimere completamente l’eccitabilità di questi. Siamo comunque in grado di percepire suoni, odori, cambiamenti di temperatura e stimoli tattili. Nel sogno, però, il tempo sembra scorrere in modo diverso: è capitato a tutti di averne fatto uno intricato e incredibilmente complesso, con una trama che si sviluppa per giorni, ma al nostro risveglio ci accorgiamo di essere stati addormentati pochi minuti. Allo stesso tempo ci si accorge che, in realtà, per raccontare un sogno che ci sembra essere durato tutta la notte si impiegano solo pochi minuti o qualche riga. Freud porta il seguente esempio: un uomo ha sognato di trovarsi nel periodo del Terrore, durante la Rivoluzione francese, e di assistere a scenari orribili. Dopo diverse peripezie viene anch’ egli chiamato dinanzi al tribunale e successivamente condannato a morte. La folla incita il carnefice, l’uomo è costretto a salire sulla ghigliottina e viene giustiziato, percependo la sensazione che la testa gli si stacchi dal resto del corpo. Al risveglio si accorge che la spalliera del letto si è staccata colpendolo sulla nuca (così come aveva fatto la lama della ghigliottina). Si deduce, quindi, che è possibile concentrare nel breve intervallo di tempo che va dalla percezione dello stimolo al risveglio un contenuto onirico estremamente ricco e complesso. Inoltre, lo stimolo non compare nella sua vera forma, ma è sostituito da una rappresentazione diversa che ha un forte legame con esso e spesso viene accentuato: un colpo alla nuca porta alla sensazione di perdere la testa, un piede scoperto può trasformarsi in un arto congelato e in cancrena ecc.
Esistono anche stimoli corporei interni in grado manifestarsi nei sogni: vengono portati esempi di pazienti che sono stati in grado di diagnosticare da sé alcune patologie di cui non erano a conoscenza, in sogno hanno percepito una disfunzione dei vari organi che durante la veglia non è possibile percepire.
PERCHÉ SI DIMENTICANO I SOGNI
Bisogna partire dall’idea che conosciamo il sogno solo attraverso il ricordo che ce ne rimane dopo il risveglio, anche se spesso ci pare di ricordarne soltanto una parte, mentre nella notte esso era assai più ricco. Il ricordo, ancora vivido al mattino, svanisce durante il giorno lasciando soltanto frammenti; sappiamo spesso di aver sognato, ma non che cosa, e siamo talmente abituati all’esperienza che il sogno è soggetto a dimenticanza, da non trovare assurdo che possa aver sognato anche chi effettivamente non ricorda nulla. D’altra parte si verifica che certi sogni persistono nella memoria con straordinaria tenacia. In alcuni pazienti, Freud riscontrò che era possibile analizzare sogni che risalivano a venticinque anni prima o anche oltre. Freud stesso dice di ricordare un sogno risalente a trentasette anni prima e tuttavia ancora intatto in tutta la sua freschezza.
Allora perché è così facile e comune dimenticare i sogni? Da svegli siamo soliti dimenticare immediatamente infinite sensazioni e percezioni, o perché erano troppo deboli o perché l’eccitamento psichico a esse legato era troppo poco intenso. Lo stesso accade a molte immagini oniriche, che vengono dimenticate perché troppo deboli, mentre si ricordano immagini più forti. L’intensità non sembra però essere decisiva nella conservazione delle immagini. Freud apprende da Strumpell, neurologo tedesco, che sono molti i casi in cui vengono dimenticate immagini oniriche che in sogno sembravano, in realtà, vivissime, mentre rimangono impresse alcune scialbe e insignificanti. Inoltre, da svegli si tende a dimenticare con facilità quel che è accaduto una volta sola e a ricordare meglio quel che ci ha colpito più volte. Ma le raffigurazioni oniriche sono per lo più episodi unici e quindi questa caratteristica contribuirà in ugual misura alla dimenticanza di tutti i sogni. Molto più importante è un terzo motivo di dimenticanza. Per rimanere nella nostra menoria, sensazioni, rappresentazioni e idee non debbono restare isolate, ma stabilire tra loro relazioni precise e associazioni. Immaginiamo di scomporre un verso e mescolarne a caso le parole, diventa molto più difficile ricordarlo: “Disposte secondo un ordine continuo e logico, una parola aiuta l’altra e il tutto rimane facilmente fissato, con un senso preciso, nella memoria. In genere le assurdità si ricordano difficilmente e raramente, come tutto ciò che è disordinato e confuso.” I sogni, come ben sappiamo, sono costituiti da associazioni libere di idee spesso apparentemente sconnesse fra di loro, per questo facciamo così fatica a ricordarli e in alcuni casi anche raccontarli.
Teniamo conto anche del fatto che, al nostro risveglio, il mondo sensoriale, attira immediatamente l’attenzione su di sé, in modo tale che pochissime immagini riescano a resistere. Spariscono davanti ai nuovi e più potenti stimoli.
SENTIMENTI MORALI NEL SOGNO
Si tende ad affermare che quanto più pura è la vita, tanto più puro sarà il sogno. Per anni gli studiosi hanno dibattuto riguardo a questo argomento senza giungere a una vera e propria conclusione. È vero, però, che anche coloro che sostengono il permanere della moralità durante l’attività onirica, si guardano bene da prendersi la piena responsabilità dei propri sogni.
La regione onirica è la più remota e l’ultima in cui siamo tenuti a rispondere dei nostri pensieri (li consideriamo come se non fossero nostri). Si può dire che il sogno non ha la capacità di inventare un impulso o desiderio ma è in grado di plasmare anche in forma drammatica particelle di materiale storico presente in noi. Ci permette di scrutare nelle profondità del nostro essere che sono normalmente precluse allo stato vigile. Anche Kant, in Antropologia, afferma che il sogno esiste per renderci manifesto non ciò che siamo, ma quello che saremmo potuti diventare se avessimo ricevuto un’educazione diversa. Freud raggruppa tutto il materiale immorale o assurdo che crea in noi stupore al risveglio sotto il nome di rappresentazioni non volute.
Il sogno è anche estremamente legato alle malattie mentali. Sappiamo che l’uomo addormentato e l’uomo malato ricordano ciò che l’uomo desto e sano sembra aver dimenticato. Lo psicoanalista, quindi, quando cerca di chiarire l’enigma del sogno, si avvicina anche alla spiegazione della psicosi del paziente.
INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
Freud si propone, a questo punto, di spiegare il procedimento che porta all’interpretazione dei sogni. Si tratta di un procedimento estremamente complesso e molto distante rispetto a quelli “popolari” (indovini antichi, libri dei sogni ecc.). Innanzitutto, il paziente deve avere già una certa preparazione: deve essere in grado di prestare un’attenzione più intensa verso le proprie percezioni psichiche e deve eliminare, per quanto possibile, la critica con cui normalmente vaglia le idee che gli sorgono spontaneamente. Il paziente riferisce al medico tutto ciò che gli viene in mente, senza mai sopprimere dettagli ritenuti inutili, non pertinenti o assurdi. Lo psicoanalista, d’altro canto, deve essere in grado di provocare nel paziente uno stato psichico simile a quello che precede l’addormentamento o l’ipnosi. Si rinuncia ad ogni attività e si spende l’energia risparmiata seguendo i pensieri “non voluti” che si presentano. Si tratta, dunque, di sfruttare la libera associazione di idee durante una fase che non è di completa veglia.
Importante, per il medico, è il non fissare l’attenzione sul sogno nella sua totalità, ma sui suoi singoli elementi parziali; in questo modo sarà più facile associare altri pensieri a questi brevi frammenti. Se ci chiedessero che cosa ci viene in mente se pensiamo a un sogno in generale non sapremmo cosa dire, ma se ci venisse riportato un particolare potremmo collegarlo più facilmente ad una serie di immagini.
Successivamente Freud riporta esempi campione di come interpretare i sogni.
IL SOGNO È L’APPAGAMENTO DI UN DESIDERIO
Secondo Freud il sogno può essere considerato come volontà di appagare un desiderio o appagamento stesso. I sogni sono fatti per proteggerci e aiutarci, non per nuocerci. Attraverso l’attività onirica sperimentiamo desideri che sono difficilmente appagabili o sconvenienti nella vita reale. A tutti è capitato di sognare di bere un bicchiere di acqua fresca e, al risveglio, di sentirsi estremamente assetati. In questo modo la nostra attività onirica sta cercando di venirci in aiuto: se riesco a placare la mia sete con un sogno in cui bevo, non ho bisogno di svegliarmi per soddisfarla. Si tratta di un sogno di comodità. Naturalmente un fenomeno come la sete non può essere soddisfatto semplicemente con un sogno, così come la sete di vendetta, ma la nostra mente tenta di aiutarci risparmiandoci qualcosa di più sconveniente. Questo fenomeno, naturalmente, avviene spessissimo anche nei bambini piccoli ma in loro non avviene nessuna deformazione nel sogno, ovvero possono fare solo sogni finalizzati ad appagare un desiderio basilare. Noi adulti presentiamo, invece, desideri e attività oniriche più complessi. Esistono infatti molti sogni nel quale si riconoscono contenuti penosissimi e che apparentemente non danno alcun segno di appagamento.
Nel sogno possono comparire anche impressioni appartenenti alla primissima infanzia, le quali potrebbero risultare sconosciute alla memoria nel momento di veglia. Quando questo avviene è impossibile riconoscere l’origine degli elementi onirici in questione. L’ intervento di vicende infantili è facile che avvenga anche in sogni il cui contenuto non lo supporrebbe, vi è quindi un insieme di immagini recenti e immagini molto lontane.
SOGNI TIPICI
In genere gli psicoanalisti non sono in grado di interpretare il sogno di un’altra persona, se questa non è disposta a riferire i suoi pensieri inconsci. Esiste però un certo numero di sogni che compaiono in moltissimi individui nello stesso modo ed è possibile supporre che abbiano generalmente lo stesso significato.
1.Sogno d’imbarazzo per la propria nudità
Il sogno consiste nel ritrovarsi completamente nudi o vestiti in modo non adeguato in un logo pubblico, ciò porta una grandissima vergogna. Spesso, nonostante i tentativi, ci si trova nell’impossibilità di coprirsi o scappare. In molti casi, inoltre, gli “spettatori” non sembrano essere molto turbati dalla nostra nudità, anzi, sono indifferenti. La vergogna, quindi, non viene provata perché in quel momento si è derisi, ma esclusivamente per motivazioni interne. Alla base del sogno vi è generalmente un ricordo della primissima infanzia poiché costituisce l’unico momento della nostra vita in cui non abbiamo provato vergogna per la nostra nudità davanti a genitori, conoscenti ed estranei. Con il passare degli anni, però, ciò non viene più accettato e si viene rimproverati se si mostrano determinate parti del corpo o un abbigliamento non adatto. Il senso di vergogna nasce proprio in quei momenti. Questa tipologia di sogno vuole appagare il nostro desiderio di sentirci liberi e a nostro agio con il nostro corpo davanti ad altre persone. Vediamo l’infanzia come un Paradiso senza vergogna.
2.I sogni della morte di persone care
Questi sogni hanno come contenuto la morte di un caro congiunto, genitore, fratello o sorella. Diversamente da quanto si possa pensare, alla base di questa attività onirica vi è effettivamente il desiderio che questa persona muoia. Naturalmente questo può non essere un desiderio percepito attualmente ma provato, ad esempio, nell’infanzia. I bambini sono egoisti, sentono intensamente i propri bisogni, sono estremamente gelosi dei fratelli. Tutto ciò può sembrare strano o eccessivo, ma bisogna considerare il fatto che i bambini hanno una concezione della morte completamente diversa rispetto a quella degli adulti. Morire, per loro, significa “andare in cielo”, allontanarsi, non disturbare più i superstiti, non conoscono la mancanza e non ne soffrono particolarmente. È facile pensare, quindi, che almeno una volta si abbia augurato la morte al fratello o sorella, anche solo per un gioco rubato o rotto.
Nel caso dei genitori? Freud riprende il conflitto, da lui largamente studiato, fra figli e genitori dello stesso sesso. Si nota, infatti, che generalmente le bambine sognano la madre morta, mente i bambini il padre, poiché vedono in loro un potenziale rivale in amore (secondo il noto complesso di Edipo). Spesso, inoltre, si osservi come i bambini, in assenza temporanea del genitore dello stesso sesso, cerchino di sostituirsi a lui: “Ora sono io la mamma, volete ancora minestra?”, si lamentano quando il papà torna a casa e non possono più dormire nel lettone con la mamma. Questo desiderio non esclude ovviamente che vi sia un grande affetto all’interno del nucleo famigliare
3.Il sogno d’esame
A moltissimi, soprattutto dopo aver concluso il percorso scolastico, è capitato di aver sognato di essere stati respinti o aver fatto una brutta figura durante un esame. Secondo alcuni studi questo deriva da tutte le punizioni, più o meno severe, ricevute durante l’infanzia ogniqualvolta che si sbagliava nel fare qualcosa. Quindi, ogni volta che, durante la nostra vita da adulti, non riusciamo a fare qualcosa nel migliore dei modi o sentiamo una pressione troppo grande di una qualche responsabilità, veniamo riportati a quei momenti dell’infanzia. Secondo altre ricerche questo tipo di sogno compare solamente nelle persone che, in realtà, quell’esame lo hanno superato. La nostra mente, quando per il giorno dopo ci aspetta un compito di grande responsabilità o la possibilità di fare una brutta figura, sceglie fra i nostri ricordi un momento in cui la nostra grave angoscia si è dimostrata ingiustificata ed è stata contraddetta dal risultato. Come è stato detto in precedenza, dunque, il sogno si cerea per portarci aiuto, non per nuocerci.
IL LAVORO ONIRICO
Tutti i tentativi, precedenti a Freud, di risolvere e interpretare il sogno si rifacevano direttamente al contenuto onirico manifesto e non a quello latente, ottenuto solamente grazie al procedimento di interpretazione illustrato in precedenza. Il contenuto manifesto ci appare come una traduzione dei pensieri del sogno, di cui bisogna imparare regole e segni.
Freud illustra una breve similitudine : il sogno è come un rebus a figure, i predecessori nel campo dell’interpretazione hanno sempre commesso l’errore di giudicarlo come una composizione pittorica e non qualcosa da “decifrare”. Durante l’attività onirica vi sono diverse fasi:
1.Lavoro di condensazione: il sogno risulta essere scarno in confronto alla mole dei pensieri del sogno. Il sogno che ricordiamo al mattino è solo un residuo di un più lungo e complesso lavoro onirico.
2.Lavoro di spostamento : gli elementi che sembrano essere essenziali nel contenuto del sogno, non lo sono nei pensieri del sogno. La “trama” non è utile alla psicanalisi quanto i pensieri del sogno al fine dell’interpretazione. Ciò che è essenziale non è ciò che fa sì che il nostro sogno abbia un senso e sia facile da raccontare, bensì alcuni dettagli che sembrano insignificanti ma si ripetono con frequenza.
Fra i vari processi vi è anche quello della rappresentazione per simboli, teorizzato da Stekel: sembra che alcuni oggetti o personaggi rappresentino spesso le stesse idee. Il numero 3 rappresenterebbe i genitali, le scale un rapporto sessuale, così come il cappello rappresenta l’uomo e il legno la donna ecc.
PSICOLOGIA DEI PROCESSI ONIRICI
Siamo giunti alla conclusione che il sogno è un atto psichico di grande importanza, nasce da un desiderio da appagare anche se non viene riconosciuto a causa della censura psichica durante la sua formazione. Quali sono le differenze fra i sogni e i pensieri diurni?
Peculiare nel sogno è il fatto che il contenuto non viene semplicemente pensato, bensì trasformato in immagini sensoriali, alle quali prestiamo fede e siamo convinti di vivere. Quando siamo all’interno di un sogno non abbiamo la capacità di discernerlo dalla vita reale: un mostro immaginario ci spaventa come se fosse vero, la morte ci fa disperare e l’arrivo di una buona notizia ci rende estremamente felici. Solo al nostro risveglio, poi, ci accorgiamo di aver sognato e di non aver vissuto realmente quel momento. Ricordiamo però che non tutti i sogni presentano la trasformazione della rappresentazione in immagine sensoriale, ve ne sono alcuni che consistono esclusivamente in pensieri e per questo sono più difficili da ricordare.
In ogni sogno complesso, inoltre, esistono elementi che non subiscono questa trasformazione ma sono semplicemente pensati o saputi, così come nella vita reale.
Allo stesso modo può avvenire anche il processo inverso, generalmente in individui nevrotici: le allucinazioni o visioni. Durante la veglia avviene ciò che accade nel sogno: un pensiero viene trasformato in immagine sensoriale. Anche in questo caso è difficile distinguere finzione e realtà.
FUNZIONE DEL SOGNO
La funzione del sogno, come è stato già detto, sembra essere quella di appagare un desiderio più o meno ovvio. Il desiderio principale è, però, quello di dormire e di conseguenza il sogno cerca di far sì che questa azione possa durare il più a lungo possibile. Occorre però ammettere che talvolta il sogno assume la funzione di risveglio. Ciò avviene, generalmente, quando ci è più conveniente svegliarci piuttosto che dormire. Freud riporta il sogno fatto da un suo paziente la notte in cui la salma del figlio era rimasta nella camera a fianco in attesa del funerale: il figlioletto, morto a causa di una forte febbre, si alza dal letto e prende il padre per una mano dicendogli di sentirsi bruciare.
Effettivamente, una candela vicino al letto su cui si trovava il cadavere era caduta, incendiano un pezzo di lenzuolo su cui giaceva il braccio del bimbo. Il padre, durante il sonno, deve aver percepito attraverso le palpebre chiuse l’aumento di luminosità proveniente dall’altra stanza. Allo stesso tempo, però, per rendere il risveglio meno crudo e doloroso, il sogno ha permesso all’uomo di vedere ancora una volta il figlio come se fosse vivo, soddisfacendo un suo grande desiderio.
Sigmund Freud venne molto criticato dopo la pubblicazione di questo testo e compreso realmente solo negli anni a venire. Ecco cosa scrisse nell’introduzione della sua seconda edizione: ” I miei colleghi psichiatri non sembrano essersi data alcuna pena per superare la sorpresa iniziale che la mia nuova concezione del sogno poteva far sorgere, mentre i filosofi di professione, ormai soliti sbrigare in poche frasi – perlopiù sempre le stesse – i problemi della vita onirica, intendendola come un’appendice degli stati di coscienza, non hanno evidentemente notato che proprio da questo nuovo punto di vista era possibile dedurre considerazioni tali da condurre a un radicale mutamento delle nostre teorie psicologiche. L’atteggiamento della critica scientifica poteva autorizzare un’unica aspettativa: la mia opera era destinata a un silenzio definitivo; la piccola schiera dei miei valorosi sostenitori, che seguono la mia guida nella pratica psicoanalitica e il mio esempio nell’interpretazione dei sogni, facendone uso nel trattamento dei nevrotici, non sarebbe riuscita a esaurire la prima edizione del libro. E così mi sento grato a quella più ampia cerchia di persone colte e curiose di sapere, il cui interesse mi ha spinto ad affrontare di nuovo, dopo nove anni, questo lavoro difficile e per tanti aspetti fondamentale…”
ARTICOLO DI VIOLA CORTELLINI DELLA CLASSE V A DEL LICEO CLASSICO
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