Epicuro (Ἐπίκουρος) è stato un filosofo greco nato a Samo nel 341 o 342 a.c. . inizia a studiare filosofia intorno ai 14 anni, il suo maestro fu Nausifane, uno scettico Democriteo. Infatti la filosofia di Epicuro, deve, in un certo senso, molto a Democrito. Di Epicuro sappiamo molto anche grazie a Lucrezio, il quale nel suo “De rerum naturae” riprende la sua dottrina”. Sappiamo anche che fu in contrasto con diverse correnti filosofiche, prima fra tutte gli stoici i quali contro di lui lanciano pesanti invettive. Fu il fondatore di una “scuola”, soprannominata “scuola del giardino” per il fatto che le lezioni avvenivano nel giardino adiacente all’abitazione di Epicuro. E’ proprio in questa scuola che Epicuro trasmette ai suoi discepoli un importante insegnamento. Secondo Epicuro, l’uso della ragione ci può aiutare a attenuare i nostri tormenti, le nostre paure. Infatti anche la morte, se analizzata in maniera razionale può smettere di incutere paura all’uomo. La teoria che Epicuro formula sulla morte è molto ampia, e può essere capita grazie ad un passaggio contenuto in una delle opere, la “lettera a Meneceo” che recita: “la morte non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è lei, e quando c’è lei non ci siamo più noi.”. Questo significa fondamentalmente che vita e morte non possono coesistere. infatti la morte non è esperienza sensibile e quindi l’uomo non può davvero conoscerla.

Quando l’uomo è in vita, non c’è la morte e quando l’uomo è morto, non è più presente la vita. Secondo Epicuro l’uomo teme ciò che può danneggiarlo o fargli del male, ma dal momento che il dolore, in quanto esperienza sensibile, può esserci soltanto se c’è la vita, allora è impossibile che l’uomo, da morto, soffra; e perciò temere la morte non ha senso. Questo viene spiegato sempre nella lettera a Meneceo: “il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza”, da morto l’uomo non sente più nulla e quindi non può ne godere ne soffrire, altro motivo per cui temere la morte è insensato. Molto significativi sono i passaggi successivi: “L’esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, togliendo l’ingannevole desiderio dell’immortalità.”.

 

 

Con questo Epicuro sostiene che l’uomo deve prendere coscienza della morte e della mortalità, non temendola, ma al contrario è proprio dal prendere coscienza della mortalità che possiamo godere della vita e sfruttarla al meglio. Il saper di dover morire (e non temere la morte) ci permette di dedicarci con maggior dedizione alla vita. Essendo la morte la paura più grande per l’uomo, per Epicuro l’uomo che grazie al ragionamento smette di temere la morte non teme nient’altro nella vita: “Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c’è da temere nel non vivere più”. Eliminando quindi la paura della morte, si eliminano tutte le altre paure. La non paura della morte di Epicuro è dovuta anche ad un altra sua teoria, ovvero quella che l’anima muore con il corpo, proprio per questo Epicuro sostiene che non ci sia vita dopo la morte. Infatti secondo Epicuro, il corpo è formato da atomi, così come l’anima (teorie che riprendono la filosofia di Democrito) e che con la morte questi atomi si dissolvano. Proprio questa teoria sulla mortalità dell’ anima costerà ad Epicuro e agli Epicurei la condanna per tutto il medioevo, in quanto la loro dottrina è fortemente in contrasto con quella del Cristianesimo. Un famoso filosofo epicureo del medioevo è ad esempio Cavalcanti. Epicuro e tutti i suoi seguaci (tra cui appunto Cavalcanti) vengono messi nel canto 10 dell’Inferno da Dante. 


ARTICOLO DI MATTEO MIGLIETTI DELLA CLASSE III D DEL LICEO LINGUISTICO