Potrebbe sembrare strano parlare di moda relazionandola al periodo medioevale, ma non è
così. È proprio nel Medioevo, infatti, che nasce la “moda”. Ovviamente non stiamo parlando di grandi linee o di marchi internazionali che si imponevano pesantemente sul mercato, ma una moda c’era e si esprimeva in maniera molto semplice: il vestito doveva essere comodo, pratico, durevole e rappresentativo. E come possiamo immaginare, il mondo aristocratico fu il primo a subire questa influenza. I vestiti nel Medioevo dovevano svolgere tre funzioni fondamentali: coprire e riscaldare il corpo e anche come un ornamento. La via per creare un abito che rispondesse a tutte e tre le funzioni era una sola: quella di creare e di vestire tuniche e mantelli lunghissimi dalle maniche larghe e lunghe fino a coprire le mani. Le calzature, a differenza, erano spesso stravaganti con le punte all’insù. La tunica della donna più comune era quella lunga fino alle caviglie e fermata in vita da una cintura, mentre quella dell’uomo era più corta rispetto a quella femminile, infatti solitamente aveva una lunghezza che arrivava fino al ginocchio, fermata in vita anch’essa da una cintura. Per coprire le gambe l’uomo utilizzava delle brache. Non avendo le tasche, era uso comune appendere alla propria cintura una specie di borsa in stoffa.

Nel corso degli anni, proprio come succede oggigiorno, il modo di vestire subisce numerose variazioni. Verso la metà del XIII secolo, ad esempio, sparisce completamente l’usanza della tunica e compare al suo posto la sopravveste, simile a una lunga casacca senza maniche che si portava sopra alla veste. A questa si aggiungono un mantello con cappuccio e moltissime quantità di accessori come copricapi, guanti e pelli o pellicce varie. Con il passare degli anni assume sempre più importanza il valore simbolico delle vesti indossate: ricchezza e classe sociale devono essere mostrati al meglio, per questo diventa molto comune l’utilizzo di gioielli, pietre variopinte e metalli lucenti.


Anche con il gioco dei colori si va ad indicare diversi stati sociali: il rosso è il colore preferito dai potenti, seguito da bianco e verde. Invece per la scarsa lucentezza dei colori stessi, il grigio e il marrone rimangono di fatto i colori della plebe.
Infatti quest’ultimi erano di gran lunga un indice fondamentale nella scelta dei vestiti, in quanto, più un colore emanava luce più era desiderato ed apprezzato.

Le stoffe più comuni nel periodo medievale erano il lino e la canapa. Quest’ultima, essendo particolarmente resistente, era perfetta per fodere e abiti da lavoro. Molto utilizzato era anche un misto tra il lino e il cotone, il fustagno: che serviva sia per gli abiti che per l’arredamento.
A queste si affiancano sete, damaschi e broccati importati dall’Oriente, dall’Egitto e dalla Sicilia, il cui consumo in Europa aumenta notevolmente nel corso del XII secolo.
Le  stoffe venivano poi lavorate andando a creare diverse fantasie: in tinta unita, a pois, con diversi colori uniti, con disegni floreali o rigate.
L’introduzione delle pelli e pellicce avviene, invece, in seguito allo sviluppo del commercio. Le pelli derivanti da fauna d’importazione erano molto pregiate e altrettanto richieste, invece, meno apprezzate erano quelle provenienti dalla fauna locale. Le pelli venivano cucite all’interno delle maniche o fra le due stoffe dei soprabiti imbottiti.


ARTICOLO DI CAMILLA CIMA DELLA CLASSE III I DEL LICEO LINGUISTICO