Il mito di Er è il mito che chiude il libro di della Repubblica di Platone. Il mito vuole spiegare, con un esempio, l’immortalità dell’anima già dimostrata razionalmente, precedentemente, dal filosofo. Il mito si sviluppa come un discorso tra Platone e suo fratello Glaucone. Egli racconta di un mito antico ma non dimenticato: Il mito di Er. Platone racconta di un soldato del Panfilia, appunto Er, che morì eroicamente in battaglia e che poco prima di essere cremato sulla pira, usanza dell’epoca, si risvegliò dalla morte con la conoscenza di ciò che c’è al di là della morte.
Er inizia spiegando che al risveglio si ritrovò in una pianura sconfinata con davanti a se quattro varchi: due a destra che portano verso la beatitudine del “Paradiso” e due a sinistra che portano in basso verso una sorta di “purgatorio” e verso l’Ade. Al centro di questi quattro varchi, sedevano dei giudici che, analizzando le anime, giudicavano se mandarle nel varco di destra con un cartello con le loro azioni fisse sul davanti se avessero avuto una vita degna e nobile, o nel varco di sinistra con le loro colpe fisse sul di dietro se avessero condotto una vita ignobile o da Tiranni. Dai varchi, però, uscivano anche altre anime: da quello di destra uscivano anime beate e felici che discutevano dei loro lussi di cui hanno goduto mentre erano in Paradiso, le anime di sinistra uscivano sporche di terra e con un viso stanco per le pene subite per mille anni. Infatti la legge dell’Aldilà stabilivano che ogni anima doveva subire la conseguenza delle proprie azioni con una proporzione decupla a ciò che avevano fatto in spoglie mortali, cioè, se un’anima aveva agito contro virtù gli aspettavano mille anni di sofferenze al contrario, se un’anima aveva agito con virtù, le aspettavano mille anni di beatitudine. Er nota, sulla sinistra, che delle anime non riuscivano ad accedere alla pianura, quelle sono le anime dei Tiranni le quali in Terra hanno commesso dei reati così gravi che non potranno mai più reincarnarsi e ottenere la grazia eterna.
Le anime che son riuscite ad accedere alla pianura iniziale, aspettano qui sette giorni in attesa dell’ottavo giorno in cui intraprenderanno un viaggio di quattro giorni fino ad arrivare al cospetto delle tre moire: Lachesi (passato), Cloto (presente) e Atropo (futuro) insieme ad un’altra sorella Ananke (il destino immutabile) che crea una fuso simile all’arcobaleno ma molto più puro al quale siedono le tre moire tessendo i fili dello stesso. Le anime che arrivavano venivano messe in fila da un araldo divino. Fatto ciò, l’Araldo, comincia un discorso dove spiega: “Parole della vergine Lachesi sorella di Ananke. Anime dall’effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova [e] morte. Non sarà un dèmone a scegliere voi, ma sarete voi a scegliervi il dèmone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi irrevocabilmente legato. La virtù non ha padrone; secondo che la onori o a spregi, ciascuno ne avrà piú o meno. La responsabilità è di chi sceglie, il dio non è responsabile”. Finito il discorso raccoglie le sorti dalle ginocchia della Moira Lachesi e le lancia sulle anime, le quali raccolgono quella più vicina a loro; tutti tranne Er perchè lui è lì per rendere noto ai mortali cosa gli aspetta dopo la morte e quindi non può prendere parte a questa cerimonia. Su queste sorti c’è un numero che designa l’ordine con cui le anime possono scegliere il proprio destino. Le anime vengono disposte, quindi, secondo l’ordine della sorte e incaricate di scegliere, tra i molteplici tipi di vita disposti davanti a loro, sia umane che animali, quelle più adatte a loro. La prima anima, scesa dal Paradiso, avendo dimenticato la sofferenza e il dolore, opta subito per un Tiranno perchè abbagliato ,forse, dal potere e dalla ricchezza da esso derivanti ma subito dopo, notando il destino che lo aspettava, si pente subito maledicendo tutte le divinità non rendendosi conto, però, che l’unico colpevole fosse lui con i suoi vizi d’ingordigia e avidità. Questo esempio spiega un punto focale nelle teorie di Platone: la casualità e l’ingegno umano sono strettamente collegati. La sorte che decide l’ordine delle anime è un fattore casuale ma la scelta della vita futura è una scelta personale e fonte dell’esperienza e della saggezza della vita precedente ma non solo, i mille anni trascorsi o in Paradiso o nell’Ade influiscono molto nella scelta. Le anime che hanno passato questi anni in Paradiso spesso non hanno memoria di cosa significhi il dolore e la sofferenza e sono portati spesso a fare scelte di vita sbagliate, al contrario, chi è stato nell’Ade ha coscienza non solo del proprio dolore ma anche di quello altrui ed è portato a fare scelte molto più ponderate. Platone prosegue il mito elencando altri personaggi importanti dell’epica e della mitologia greca che fanno scelte molto più sagge come Agamennone che si reincarna in un’aquila per il suo astio nei confronti del genere umano o lo stesso Odisseo che, rimasto ultimo come sorteggiato, sceglie un vita piena di dolori perchè più tranquilla e normale, stanco della sua vita passata a errare per il Mediterraneo. Dopo la scelta delle vite, sempre nell’ordine stabilito dalla sorte, le anime venivano presentate a Lachesi dove venivano affiancate dal demone da loro scelto, poi da Cloto per confermare la scelta del destino infine da Atropo per rendere il loro futuro inalterabile.
Dopo questa cerimonia passavano oltre ad Ananke arrivando e attraversando una pianura chiamata Lete caratterizzata da grande calura e afa senza un albero che facesse ombra per alleviare queste pene. Infine, alla sera, giungono al fiume Amelete la cui acqua non può essere contenuta in nessun recipiente. Qui, le anime, vengono invitate a bere secondo un certo
quantitativo per dimenticare la vita passato chi è astuto e pieno d’ingegno riesce a berne un po’ di meno ricordandosi delle memorie accumulate traendone ,quindi, intelligenza futura, chi meno intelligente, invece, beve oltre il limite stabilito dimenticandosi completamente della vita passata. Le anime, poi, si addormentano fino alla mezzanotte quando, svegliati da un terremoto e un tuono vengono, chi prima chi dopo, portati sul nascere così come Er che si ritrova inspiegabilmente nel suo corpo sulla pira dovespiega le sue scoperte ai suoi compagni.
Platone conclude questo discorso con Glaucone spiegando come loro possano trarre profitto da questo mito come altri hanno fatto prima di loro e come, arrivati alla scelta della vita e al fiume Amelete possano comportarsi di conseguenza facendo la scelta migliore e più giusta possibile.
Stilografia
Filosofico.net
http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/PLATONE_%20IL%20MITO%20DI%20ER%20(REPUBBLI.htmFilosofico.net
https://www.filosofico.net/er.html
IL NUOVO PENSIERO PLURALE Editore: LOESCHER
ARTICOLO DI ALESSANDRO MAZZONI DELLA CLASSE III D DEL LICEO LINGUISTICO
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