Nell’Atene del V secolo, nel periodo dell’egemonia e della massima potenza ateniese, che coincise con la più splendida fioritura del genere tragico, un momento essenziale nella vita della pólis, un’occasione d’incontro a cui nessun cittadino poteva mancare, e insieme un potente strumento di diffusione delle idee presso un pubblico vastissimo.Atene nel V secolo era una città stato che tra le prime sviluppò la democrazia. Dopo la guerra diventò molto ricca e potente, si sviluppò l’umanesimo e come già detto ebbe una importantissima fioritura culturale dove gli ateniesi rinnegarono la grecità dei primi secoli. Questa grecità rinnegata fu però la madre della cultura europea per due fattori principali: la filosofia e e la tragedia. La filosofia aprì le porte anche alla democrazia perchè la gente aveva sempre più la necessità di esere libera e poi la tragedia che fu fondamentale in particolare nel V secolo per vari fattori.

Ad Atene in età storica le tragedie venivano rappresentate, in occasione di ricorrenze festive annuali in onore di Dioniso, dio del vino e della fertilità; l’allestimento degli spettacoli era di competenza delle autorità incaricate ufficialmente dallo Stato di organizzare le feste. Falloforie

Le falloforie erano delle processioni attestate nelle campagne greche propiziatorie al raccolto e dedicate elle divinità Priapo e Dioniso. Il rituale prevedeva che le donne portassero in processione dei grandi falli di legno accompagnando il tutto con canti tipici. Alla fine della processione veniva gettata una mistura di acqua, miele e succo di uva sui campi che ricordava l’eiaculazione. Questo processo permetteva, simbolicamente, di deporre nella terra il seme – simbolo della vita che nasce – rendendola fertile.

La tragedia era la massima espressione della cultura greca e aveva l’obbiettivo di far capire al pubblico che la vita è un occasione unica e che niente poteva tornare. Il suo nome deriva dal greco “tragos” “ode” che significa canto dei caproni, cioè dei devoti del dio dioniso, dio dell’ebrezza e della virilità: ad Atene in età storica le tragedie venivano rappresentate, in occasione di ricorrenze festive annuali ; l’allestimento degli spettacoli era di competenza delle autorità incaricate ufficialmente dallo Stato di organizzare le feste celebrate in particolare a fine inverno verso la primavera. Era un momento essenziale nella vita della pólis, un’occasione d’incontro a cui nessun cittadino poteva mancare ed era un potente strumento di diffusione dei pensieri più influenti dell’epoca.

 Gli argomenti della tragedia sono gli stessi del genere epico. Ma mentre l’epica narra i miti, la tragedia li mette in scena come se sì svolgessero in quel momento agli occhi degli spettatori, inoltre, essa sceglie vicende e azioni dolorose, luttuose, per la più con esito fatale: per questa l’aggettivo “tragico” ha assunto il senso significato di “doloroso, luttuoso”, e anche di “violento, mortale”. La tragedia, nel quadro della funzione educativa e pedagogica assegnata al teatro nel mondo greco, assunse il ruolo di affrontare e dibattere grandi temi moralipolitici e religiosi proponendo alla riflessione, attraverso le vicende mitiche, i problemi di fondo dell’esistenza umana e specialmente quelli che sorgono dall’esperienze del dolore.

Le tragedie venivano guardate nei teatri, una delle rappresentazioni più classiche è quella del sacrificio degli animali in onore degli dei. Nell’esempio del canto del caprone,esso ha la totale consapevolezza della sua morte ma allo stesso tempo vuole avere solo due cose principalmente: consumare rapporti sessuali e vivere, capisce dunque che la vita non vale nulla ma allo stesso tempo è tutto ciò che possediamo, noi non siamo niente e contemporeanamete siamo tutto.


ARTICOLO DI REBECCA MAGGI DELLA CLASSE III D DEL LICEO LINGUISTICO