Lo stoicismo è una corrente filosofica nata intorno al 300 a.C. ad Atene, il suo fondatore, Zenone di Cizio, era un cinico,  infatti si ispira ai suoi maestri per elaborare questa nuova corrente. Con l’epicureismo e lo scetticismo rappresentò una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica.

Per gli stoici il bene sommo è la virtù, che si distingue in autocontrollo e distaccamento dalle cose terrene e materiali  portate dall’atarassia, ossia la perfetta pace dell’anima portata dalla liberazione dalle passioni, come mezzi per raggiungere l’integrità morale e intellettuale, che però ha bisogno della saggezza che nell’ideale stoico è il dominio sulle passioni.  Quest’ultima per gli stoici è divisa in gradi: La conoscenza sensibile, indicata con una mano aperta, l’assenso ad un giudizio con una mano contratta, la logica con una mano chiusa, e per ultima la scienza con la quale si riesce ad ottenere la felicità indicata con due mani ben salde.

Una figura molto importante per lo stoicismo è quella del saggio; il saggio è colui che è sempre felice, senza bisogno di beni o piaceri, lui è felice in ogni condizione, in maniera radicale non si fa condizionare dagli eventi esterni, o si è saggi o non lo si è. Per raggiungere la saggezza bisogna imparare innanzitutto a diventare padroni di se stessi. Lo stoicismo non è dunque una sorta di esercizio forzato di vita, perché tutto, nell’esistenza del saggio, scorre pacificamente. Il saggio è tale in quanto abbandona il punto di vista relativo dell’io individuale per assumere un punto di vista assoluto, una visione della realtà sotto l’aspetto dell’eternità. Viene detto quindi “Il saggio stoico è libero sul trono come in catene” perché ogni cosa è percepita come necessaria, rispondente a un ordine cui lo stoico virtuoso si sottomette.

A differenza dei cinici però, non si invita l’uomo a temprarsi e soffrire ma bensì a sopportarlo e ad accettare ciò che succederà ed imparare a vivere in sintonia con esso. Gli stoici credono che esista un ‘ordine nel cosmo, un piano universale che lo conduce ad un fine, gli stoici appunto, furono panteisti, ovvero credono che qualsiasi concezione filosofica per la quale Dio è l’universo nella sua totalità, pur non essendo nessuna delle cose in quanto tutte le trascende, ed è al tempo stesso in tutte le cose in quanto ragione d’essere di ciascuna. Loro credono inoltre che ci siano cose che non esistono, come il tempo e il vuoto, che sono però necessarie  affinché le cose esistano, per cui sussistono ma non esistono, e al contrario, cose che esistono, che sono tutte unite in un unico organismo. 

 

Gli stoici sono monoteisti, per loro il mondo è dio e dio è il mondo, dio quindi secondo questo ragionamento è fisico, logós spermaticos, così come l’anima o non potrebbe interagire con il mondo fisico. Il mondo è destinato a un ciclo continuo di creazione e distruzione nel quale tutto terminerà in un grande fuoco distruttore, ma dal quale tutto comincerà di nuovo, come per la teoria del tutto scorre di Eraclito, tutto ciò è spinto da un soffio creatore, pneuma, di memoria anassinemina. Questo grande progetto dove ogni cosa è inserita prende il nome di Logós ossia il discorso dell’uomo nella sua sapienza sia appunto questo progetto inserito nel cosmo, è la forma del mondo, la sua anima. Il male non esiste, ogni cosa che è apparentemente male non lo è ma bensì ha uno scopo, il dolore ha la funzione di farci evitare il danno, il sapiente è colui che conosce il Logós non si fa sorprendere dagli eventi, perché in quanto stoico, sa che sono inevitabili, e si fa trovare sempre preparato e si adatta accettando il proprio fato senza combatterlo, per questo è saggio e libero, inoltre sapendo che sta per accadere qualcosa di brutto si è preparati. Gli altri uomini invece, sia ricchi che poveri, sono schiavi del fato, ciò significa che gli uomini vivono frustrati soffrendo e negando ciò che gli succede e gli succederà, questo è il cosiddetto “ragionamento pigro”; se una cosa è già stata decisa dal fato, è inutile cercare di cambiarla ma accettarla così com’è, anche se il destino è dettato anche da noi, che abbiamo un ruolo nella nostra vita, per gli stoici tutto è determinato.

 

Gli stoici inoltre furono dei gran difensori dei diritti degli schiavi portando avanti la loro idea che fossero uguali agli altri uomini in tutto e per tutto, e qualsiasi persona sia povera che ricca potesse diventare schiava in qualsiasi momento. 

Gli stoici come i cinici, sono cosmopoliti, ovvero chi riconosce o afferma di riconoscere quale sua patria il mondo intero; chi non restringe i propri affetti e i propri interessi alla nazione dov’è nato, ma li estende alle altre nazioni e agli altri popoli, dal quale scaturivano quel sentimento di compassione e partecipazione agli eventi del mondo proprio della sympathèia, ossia dell’intima connessione esistente tra la sfera dell’uomo e quella dell’Anima cosmica: essi sono sudditi di una patria universale, non c’è avvenimento che non li riguardi.

                                      

La logica per gli stoici, a differenza di quanto avveniva nel pensiero greco precedente, non è solo uno strumento al servizio della metafisica, ma si pone come disciplina autonoma rispetto agli altri campi di indagine; essa comprendeva, oltre alla gnoseologia e alla dialettica, anche la retorica. Per la logica infatti, gli stoici intendevano non solo i pensieri che si  formano con il Logós, ma anche quelli formati dal linguaggio. Gli stoici inoltre, contribuirono al miglioramento della logica, inserendo all’interno della grammatica le proposizioni, che si distinguono in: 

  • Proposizioni condizionali: Se piove, allora c’è umido
  • Proposizioni subcondizionali: Se accendi la lampada, allora c’è luce
  • Proposizioni congiuntive: Piove e c’è umidità 
  • Proposizioni disgiuntive: O è caldo, o è freddo.

 

 

Grazie allo studio dei connettori logici, gli Stoici hanno dato vita a quella particolare disciplina che oggi è conosciuta come logica proposizionale, ossia il linguaggio formale con una semplice struttura sintattica, basata fondamentalmente su proposizioni elementari e su connettivi logici di tipo vero-funzionale, che restituiscono il valore di verità di una proposizione in base al valore di verità delle proposizioni connesse.

Per concludere, per gli stoici viene prima la logica, con la quale bisogna capire le cose, poi la fisica con cui capire il mondo e giungere alla concezione del Logós, ed infine l’etica, con cui capire il ruolo dell’uomo nel mondo. 

 


SITOGRAFIA:  


ARTICOLO DI PIETRO RAMELLA DELLA CLASSE III D DEL LICEO LINGUISTICO