La Decima Flottiglia MAS nacque all’inizio della seconda guerra mondiale quale reparto segreto della Regia Marina per l’utilizzo dei nuovi mezzi d’assalto subacquei e di superficie, sviluppati difficoltosamente alla fine degli anni ’30.
Fra il 1941 ed il 1943, le poche centinaia d’uomini che ne fecero parte operarono missioni ad alto rischio, conseguendo, sia pure a caro prezzo, successi tali da modificare persino l’assetto strategico navale del Mediterraneo.
Nello stesso tempo erano concepite e perfezionate le attrezzature per operazioni subacquee ancor oggi in uso; si realizzavano strumenti d’attacco come il “maiale” (in sostanza un mini-sommergibile con un equipaggio di due uomini, dapprima alloggiati esternamente e quindi in un apposito abitacolo, in grado di portare sin dentro i porti nemici una o più cariche esplosive), il barchino esplosivo, il motoscafo silurante, i sommergibili tascabili per il trasporto d’incursori o per operazioni costiere. Nasceva la specialità degli uomini gamma, nuotatori che percorrendo lunghe distanze andavano a porre sotto le chiglie nemiche cariche esplosive denominate “cimici”, “mignatte” o “bauletti”.
Assieme ai mezzi era perfezionato lo spirito degli uomini destinati ad usarli; e lo riassume una frase della Medaglia d’Oro al Valore Militare Salvatore Todaro, caduto nell’isola di La Galite nel corso di una missione d’assalto:
“Non importa affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa, è dimostrare al nemico che vi sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico d’esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario”.
Lo stesso nome di copertura scelto, Decima Flottiglia MAS, si rifaceva alla Decima Legione romana, prediletta da Giulio Cesare.
Nel settembre del 1943 comandante della Decima era un ufficiale di nobili origini, insignito di medaglia d’oro, stimato fra i migliori comandanti di sommergibili italiani: Junio Valerio Borghese.
L’annuncio dell’armistizio sorprese l’unità con reparti operanti sia all’estero (e spesso in missioni segrete), sia contro gli alleati in Sicilia ed in Calabria. La sua sorte non fu diversa da quella delle Forze Armate Regie. Gli uomini si divisero, scegliendo fra la fedeltà all’onore militare ed all’alleato tedesco, la fedeltà al Re, l’impegno nella nascente resistenza, l’estraniazione dal conflitto.
Al sud la Decima rinacque con scarsi uomini e mezzi sotto la denominazione di Mariassalto.
In collaborazione con la marina britannica compì alcune missioni di forzamento di porti del settentrione, e di supporto alle missioni speciali inviate nell’Italia del Nord.
A La Spezia, ove aveva sede il comando della Decima, Borghese decise di continuare a combattere a fianco del precedente alleato, mantenendo la propria bandiera ed indipendenza.
Quando le forze armate germaniche presero il controllo dell’Italia, con un caso unico nella storia del conflitto, sottoscrissero un patto d’alleanza col piccolo reparto italiano, che, non essendo ancora stato liberato Mussolini, poté ricominciare ad operare, ricostruendo le basi, addestrando nuovi assaltatori, recuperando con metodi spesso di fortuna armi e materiali.
Avvenne allora un fatto senza precedenti: migliaia di volontari si presentarono a La Spezia, chiedendo di essere arruolati nella formazione, che era esclusivamente militare ed operava col motto “per l’onore”.
Rapidamente tutti gli organici dei reparti e delle scuole navali furono al completo: fu decisa la costituzione di reparti di fanteria di marina.
Le vicende dei reparti terrestri e navali nei seicento giorni della repubblica sociale italiana sono descritte nelle altre pagine di questo sito.
La Decima Flottiglia MAS fu sciolta da suo comandante a Milano, alla fine d’aprile del 1945, alla presenza dei rappresentanti dei CLN. Quando Borghese per l’ultima volta uscì dalla caserma, due partigiani di sentinella gli presentarono le armi.
I reparti terrestri
Nell’inverno 1943 – 44 nacque una formazione identificata prima come “gruppo battaglioni” e successivamente quale “reggimento”, sempre denominata “San Marco”, e basata su tre battaglioni:
– il Nuotatori Paracadutisti, o abbreviato NP;
– il Maestrale (poi ridenominato Barbarigo), di Fanteria di Marina; – il Lupo, di Fanteria di Marina.
Nella primavera del 1944, la buona prova fornita dal Barbarigo sul fronte di Nettuno e l’afflusso costante di volontari permetteva di costituire una divisione fanteria di marina, così organizzata:
Comando divisionale
– battaglione genio divisionale Freccia – battaglione complementi Castagnacci
1° reggimento Fanteria di Marina. – battaglione Barbarigo
– battaglione NP
– battaglione Lupo
2° reggimento Fanteria di Marina. – battaglione Valanga
– battaglione Fulmine
– battaglione Sagittario
3° reggimento artiglieria
– gruppo artiglieria da montagna San Giorgio – gruppo artiglieria campale Colleoni
– gruppo artiglieria campale Da Giussano.
I reparti furono trasferiti in Piemonte per il necessario addestramento, anche per lo sbarco alleato nella Francia Meridionale, che minacciava direttamente l’Italia. Qui furono coinvolti nel meccanismo tragico della guerra civile, nella stagione di sangue che sconvolse l’Italia.
Quando si delineò più forte la minaccia dell’Esercito Popolare di Liberazione Iugoslavo contro i territori orientali italiani, la divisione fu trasferita nel Veneto orientale. Da qui, dopo alcune operazioni di controguerriglia, nel dicembre 1944, va detto che quasi tutti i suoi battaglioni si trasferirono a Gorizia, ove fra il dicembre 1944 ed il febbraio 1945 sostennero sanguinosi scontri con il IX Korpus iugoslavo. Nello stesso periodo il solo battaglione Lupo ed il gruppo artiglieria Colleoni raggiungevano il fronte sud, combattendo contro truppe canadesi prima, ed inglesi poi.
La divisione modificò anche la propria organizzazione, suddividendosi in due gruppi di combattimento:
Comando Divisione
battaglione complementi Castagnacci
1° gruppo di combattimento – battaglione Barbarigo
– battaglione NP
– battaglione Lupo
– gruppo artiglieria campale Colleoni – aliquota battaglione genio Freccia
2° gruppo di combattimento – battaglione Valanga
– battaglione Fulmine
– battaglione Sagittario
– gruppo artiglieria da montagna San Giorgio – gruppo artiglieria campale Da Giussano
– aliquota battaglione genio Freccia.
Nel marzo 1944 anche i battaglioni Barbarigo e NP mossero per il fronte del Senio e del Santerno. Ai primi giorni d’aprile del 1945, quando si scatenò la grand’offensiva finale, anglo americano, i reparti della Decima combatterono in retroguardia, ritirandosi ordinatamente verso il Veneto per riunirsi al resto della Divisione e, nelle intenzioni, rischierarsi al confine orientale; ma a Padova la colonna fu circondata da unità corazzate alleate, e vi si arrese, ricevendo l’onore delle armi.
Altri battaglioni autonomi furono costituiti per compiti particolari:
Battaglione Pegaso a protezione della sede del Ministero della Marina, a Montecchio Maggiore (VI)
Battaglione Risoluti: difesa costiera in Liguria
Battaglione Scirè, a protezione della Scuola Mezzi d’Assalto di Sesto
Calende
Battaglione Serenissima, per la difesa del porto e delle installazioni di Venezia
Battaglione Vega, per missioni speciali nell’Italia sotto il controllo alleato.
Gruppo contraereo Q
Distaccamento “Umberto Cumero”, Torino
Distaccamento Milano
Distaccamento “Bogoni”, in provincia di Treviso
A tutela dei confini orientali, la Decima sviluppò a tutta un’ulteriore serie di presidi e reparti:
o Battaglione San Giusto, Trieste – compagnia D’Annunzio, Fiume – compagnia Sauro, Pola
– Compagnia Adriatica, Cherso
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