L’appellativo “Caimani del Piave” deriva dalla peculiare tattica di combattimento adottata: attraversare il fiume, con il favore delle tenebre, utilizzando una tecnica di nuoto ad imitazione di quello degli alligatori, ovvero esponendo dall’acqua, solamente la testa appena sopra le narici, quanto bastava per respirare.
Scelti dapprima su base volontaria tra il personale di marina, proveniente dalle zone del Piave, esperti delle secche e delle correnti del Piave e poi in seguito selezionati anche da personale proveniente da altre regioni.
Tutti i volontari erano sottoposti ad un duro addestramento fisico finalizzato all’apprendimento delle particolari tecniche di combattimento corpo a corpo. Composti tra i migliori elementi del Reggimento “Fanti del mar” della Regia Marina ( che in seguito prese il nome di “San Marco”) varcavano il fiume a nuoto per andare ad effettuare ardite incursioni sulla sponda opposta.
Per tali azioni i soldati, in particolare quelli di origine meridionale ed in special modo i sardi, non amavano utilizzare il pugnale in dotazione ai reparti, essendo difficile aggredire l’avversario alla gola a causa del colletto alto, di stampo ottocentesco dell’uniforme austriaca: pertanto venivano utilizzati modelli regionali, quali “Pattadese”, “Guspinese”, “Arburese”, utilizzati tradizionalmente per i duelli, o per lo scuoio animale, che per la forma acuminata permettevano un più efficace risultato.
Per permettere la maggiore libertà di movimento erano vestiti spesso con soli calzoncini da bagno e ricoperti di una mistura di grasso e nero fumo per proteggersi dal freddo e mimetizzarsi nel buio, inoltre indossavano una divisa completamente nera dalla testa ai piedi per favorire le azioni notturne oltre le linee nemiche.
Cosi vestiti i Caimani attraversavano i corsi d’acqua con piccole zattere parzialmente sommerse, usate principalmente per il trasporto di bombe a mano e materiali e fatte avanzare con il solo movimento dei piedi, raggiungevano la riva opposta del fiume per esplorarne i luoghi nella tenebra più completa, cercando di individuare le postazioni nemiche.
Quando un obbiettivo veniva individuato si provvedeva a neutralizzarne le sentinelle con le armi bianche per poi ,con una azione rapidissima, assaltarlo e distruggerlo a colpi di petardo.
Tra i compiti svolti da queste unità ricordiamo quella dei nuotatori portaordini sotto il capitano Remo Pontecorvo.
Remo Pontecorvo, originario di Roma,dapprima bersagliere in Libia nel 1911diventò capitano della prima divisione d’Assalto di un nucleo di Arditi nuotatori nel 1918.
Durante la battaglia di Vittorio Veneto il comando della divisione d ‘Assalto, situato sul Montello, si trovò nell’impossibilità di comunicare con i propri reparti che combattevano sull’altra sponda del Piave dato il forte tiro di sbarramento nemico e la forte velocità della corrente dell’acqua, quindi il colonnello Campi chiese a Pontecorvo di radunare una squadra per attraversare il Piave.
Il capitano chiamò a raccolta i sui Arditi e cominciò così il discorso :” ho bisogno per ora di quattro uomini soli, ma che siano uomini votati alla morte. Mettetevi d’accordo fra di voi; darò precedenza a chi non ha famiglia. chi vuole seguirmi faccia un passo avanti”
Indistintamente tutti avanzarono, pregando il Capitano di esser scelti.
Scelti i quattro volontari, il 27 ottobre 1918 raggiunta la sponda del Piave i 5 Arditi si chinarono a baciare l’acqua del fiume sacro, raccolta nelle mani, in una sorta di rito religioso.
il nucleo sotto un fitto bombardamento, potè toccare la sponda opposta e raggiungere la Piana di Sernaglia, dove Pontecorvo in persona recò ordini consegno piccioni viaggiatori e ricevette dai Generali De Gasperi, Paolini, Gabrilelli, dal Maggiore Gatti e da altri comandati dei reparti d’Assalto preziosi ragguagli sull’andamento delle azioni.
A notte fonda in 5 Caimani del Piave riattraversavano le acque sempre più tumultuose.
Sulla riva sinistra perirono due Arditi, e sulla riva destra altri due. Pontecorvo rimase solo, sfinito dalla stanchezza, intirizzito dal freddo, lacerato nei piedi e al corpo per aver attraversato boschetti d’acacie e reticolati nemici.
Non si arrese e tolto un cavallo ad un soldato di cavalleria, si precipitò, seminudo, dal generale Ottavio Zoppi, portandogli le notizie ricevute e illustandolgli la situazione al fronte.
A tal proposito nel libro “ Diario di un Fante” dell onorevole Luigi Gasparotto 1919 si legge: “ Arriva alla nostra sponda, interamente nudo, con la rivoltella alla cintola e pugnale in bocca, un giovane erculeo, bruno. E’ il romano Pontecorvo, capitano degli Arditi, il capo della squadra nuotatori. Viene da Moriago e narra…”
Nei giorni seguenti, ormai meritatosi il mitico appellativo di “Caimani del Piave”, continuò con il pugnale tra i denti, di giorno e di notte, a mettere in atto fulminee azioni di sorpresa gettando scompiglio tra le fila nemiche.
Per questa valorosa azione al Capitano Pontecorvo fu conferita la Medaglia d’Argento al valore Militare con la seguente motivazione:
“Pontecorvo Remo, di Roma, Capitano Reparti Nuotatori 1° Divisione d’Assalto. Seppe organizzare un nucleo di nuotatori in modo che, impiegato nel passaggio a nuoto del Piave per trasmissione notizie, rese preziosi servizi. Primo fra gli ufficiali del proprio reparto sotto il tiro nemiche aveva interrotto i ponti sul Piave, lo attraversava a nuoto, impiantando un servizio di trasmissione e recapito ordini e notizie, che fu poi efficacemente continuato dai suoi successori.
In particolari difficoltà seppe vincere difficoltà che parevano insormontabili, assolvendo mirabilmente il mandato ricevuto. (Piave Ottobre 1918)
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