Indice:

Introduzione: la musica nell’antica Grecia​​​​​pagina  

Pitagora, le Tragedie e la musica​​​​​​pagina  

Socrate e la musica​​​​​​​​pagina  

Platone e la musica​​​​​​​​pagina  

Aristotele e la musica ​​​​​​​pagina

Filosofia ed estetica musicale​​​​​​pagina

Conclusione ​​​​​​​​​pagina

INTRODUZIONE: LA MUSICA NELL’ANTICA GRECIA

L’antichità greca ha rappresentato per la cultura occidentale un autentico modello di classicità, per l’architettura, la scultura, la filosofia e la letteratura. Diverso è stato per la musica, arte altrettanto importante e praticata nel mondo classico, della quale sono rimasti solo pochi resti e spesso di difficile interpretazione. 

La nascita della filosofia e il sorgere delle teorie musicali sono stati eventi contemporanei e strettamente collegati. Durante la civiltà ellenica c’è una fase in cui tra musica e filosofia esiste un’intesa assoluta, anche perché spesso il filosofo e il musico sono la stessa persona: Pitagora, Platone, Aristotele, Filone d’Alessandria. In questo contesto non dobbiamo vedere il musico come un musicista di oggi, quanto piuttosto come teorico musicale, ovvero come colui che pone le basi ai futuri sviluppi della musica.

 

Nel periodo arcaico cioè dalle origini al VI secolo a.C. domina, nella Grecia Antica, una rappresentazione della musica di tipo “magico”. Per gli antichi Greci, la magia era un tentativo di controllare le forze naturali che si manifestavano con violenza come tempeste, terremoti, maremoti, che l’uomo non sapeva spiegarle in altro modo. Fu in questo periodo che nacquero i primi racconti mitologici ed ecco la nascita del  potere psichico e ultraterreno della musica. Gli strumenti musicali utilizzati erano: l’Aulos, uno strumento a fiato con ancia e la Cetra o Lira, utilizzata per accompagnare i racconti delle leggende degli dei e degli eroi. Vi è un mito che mostra la superiorità che acquistò, per i greci, la poesia accompagnata dalla cetra. Si tratta del mito di Atena, dea della sapienza, la quale gettò via l’Aulos perché la costringeva a contorcere il viso per suonare, scegliendo la Cetra. Altri strumenti erano la Siringa, o Flauto di Pan strumento simile alla tromba, t

.ra gli strumenti a percussione c’eranoTamburi.

La notazione cioè la scrittura della musica  risale al IV secolo a.C. essa serviva solo ai musicisti professionisti per loro uso privato. Sono arrivati a noi solo pochissimi scritti di musica Greca. Alla fine del periodo arcaico visse il primo musico di cui abbiamo notizie storiche, Terpandro, a cui fu riconosciuto il merito di aver raccolto e classificato le melodie in base alla loro origine geografica. Queste melodie vennero chiamate Nomoi, perché il musico doveva utilizzarle in funzione del tipo di testo che metteva in musica. La Melodia è la successione di suoni con senso compiuto, con propria intonazione e ritmo, nelle composizioni polifoniche, è la linea di canto che l’orecchio percepisce al di sopra delle voci. In questa fase fu decisiva, nell’ambito dell’esecuzione musicale del testo poetico, la funzione della memoria, aveva un ruolo fondamentale per la sopravvivenza e la trasmissione della cultura. Nella Grecia antica, la musica era assolutamente inseparabile dalla poesia, soprattutto nel periodo più antico della sua storia. Sia nella poesia greca che in quella latina, la metrica era governata dalla successione, secondo schemi prefissati, di sillabe lunghe e brevi. Da questi schemi derivavano le alternanze fra tempi forti e deboli, cioè il ritmo. Ecco l’unione tra metrica letteraria e metrica musicale. Verso la fine del periodo arcaico inizia a svilupparsi una lirica monodica, cioè si pongono le basi ufficiali del canto, affidata ad una voce sola ed eseguita in contesti conviviali. In seguito si evolse enacque una produzione di musica corale, affidata ad eventi celebrativi pubblici, religiosi e laici dove il coro si muoveva coreograficamente durante l’esecuzione dei canti corali. Si realizza pienamente l’unione delle tre arti della Mousikè:

La parola poetica cantata e recitata;
La musica come suono di strumenti;
La danza.

               

Il Periodo classico (dal VI sec. al IV secolo a.C.) fu il periodo delle grandi città di AteneSparta e della grande fioritura dell’arte e del pensiero filosofico greco. La prima grande novità fu la nascita della tragedia. Dopo il canto solista si inizia ad eseguire il canto in modo corale, con disposizione circolare, il capo del coro raccontava le gesta degli Dei. Ulteriore evoluzione si ha quando si passa dalla lirica cioè il parlare, alla espressione drammatica, cioè il capo del coro diventa attore. In questo periodo il Nomos, cioè la melodia in una sola tonalità, è sostituito dalle scale musicali, per arrivare alle melodie su varie tonalità. I teatri per musica o rappresentazioni, nella Grecia o nella Magna Grecia (sud Italia: Campania, Calabria, Sicilia) erano costruiti su colline per l’amplificazione del suono. Con l’avanzare del tempo, la musica si evolve e arricchisce, come la letteratura.  Il primo studioso di musica da un punto di vista teorico e tecnico, nonché il primo musicologo dell’antichità viene considerato Aristosseno di Taranto. I suoi studi individuarono alla base del sistema musicale greco, il tetracordo, una successione di quattro suoni discendenti compresi nell’ambito di un intervallo di quarta giusta. La teoria musicale greca si basava per gli aspetti melodici sul tetracordo.

Nell’antica Grecia la musica era accompagnata alla poesia, di solito cantata ed in seguito alla drammaturgia, con gli attori, per arrivare alle tragedie. Anche quando suonava più di uno strumento, erano spesso in unisono o forse a intervalli di solo una ottava.

 

PITAGORA, LE TRAGEDIE E LA MUSICA

Pitagora (575 ca. – 490 ca. a.C.) sosteneva che la musica è il suono prodotto dalla rotazione dei corpi celesti, avvolgendo l’intero universo e rappresentasse l’armonia e l’ordine del cosmo, ecco l’armonia musicale come espressione della armonia matematicadel cosmo.

Due sono gli aspetti del fenomeno musicale di Pitagora e della sua scuola:

l’organizzazione matematica della musica;
i riflessi sul comportamento nella vita degli uomini.

Nello studio dei fenomeni acustici i Pitagorici evidenziarono come gli intervalli fondamentali di ottava, quinta e quarta potessero essere espressi da rapporti matematici semplici (1:2, 2:3, 3:4). Inoltre egli afferma la relazione tra la musica e l’animo umano, concetto ripreso e sviluppato da tutta la filosofia greca dei secoli seguenti, ecco la dottrina dell’Ethos, cioè le relazioni esistenti tra alcuni aspetti del linguaggio musicale e determinati stati d’animo. Ogni tipo di musica riproduce un certo stato d’animo. Pitagora univa il mondo dei numeri con la musica e quando scoprì che i diversi suoni di una scala stavano fra di loro secondo rapporti numerici matematici semplici e regolari ipotizzò che la musica fosse una “aritmetica applicata” esattamente come l’astronomia fosse una geometria applicata. I pianeti e le stelle erano posti nella volta celeste con tale perfetta armonia numerica da generare una musica straordinaria, la “Musica o Armonia delle sfere“. La musica, per i pitagorici, è rivelatrice dell’essenza dell’universo cioè il numero. I pianeti più esterni emetterebbero suoni più acuti e quelli più interni suoni più bassi,  la Terra , essendo immobile, non emette suoni.

 

In seguito Aristotele dirà che la teoria delle sfere è assurda. Questa teoria sarà inveceaccolta nel Medioevo. Pitagora trovò le relazioni numeriche tra la frequenza dei suoni e la lunghezza di una corda della Cetra.

La musica suonata in quei tempi è andata perduta, anche per mancanza di una notazione musicale (introdotta dopo il IV secolo) cioè il metodo di scrittura della musica.

Le tragedie greche di Eschilo (525 ca. – 456 a.C.), Sofocle (496 ca. – 406 ca. a.C.) ed Euripide (480 ca. – 406 a.C.), sono basate su vicende drammatiche, prevedevano l’utilizzo dei cori in cui il canto contribuiva a rafforzare la loro parte drammatica questo per aumentare l’impatto sullo spettatore. Si passa da uno a due, poi a più attori, erano tutti uomini, indossavano maschere e recitavano con l’accompagnamento della musica. 

La musica, il canto e le rappresentazioni teatrali in genere, sono gli strumenti di divulgazione delle idee ai quel tempo, come oggi lo sono i mass-media, giornali,televisione, radio, social ecc.

SOCRATE E LA MUSICA

Socrate (470 o 469 – 399 a.C.) ha dedicato l’intera vita alla filosofia, cioè a quell’amore della sapienza che può nascere soltanto dalla consapevolezza della propria ignoranzae da impulso alla ricerca della verità. L‘uomo è l’oggetto del suo pensiero, la cosa più importante è l’anima cioè il livello superiore al corpo,  l‘anima è essenzialmente la ragione. In Grecia succede qualcosa di nuovo e cioè  alcuni uomini comincino a riflettere sul senso delle cose, dando origine al pensiero umano: la filosofia.
La musica era stata ed era ancora al centro dei riti di tutte le civiltà conosciute e continuava ad essere considerata la più completa delle arti. La Mousikè, era  l’insieme omogeneo di musica, poesia, danza e ginnastica. Per Socrate i ritmi della musica devono essere accuratamente scelti, ognuno appropriato alla giusta occasione. Secondo quanto Platone narra nel Fedone, Socrate ricevette più volte l’ordine di fare musica: “Più volte nella vita passata veniva a visitarmi lo stesso sogno, apparendomi ora in uno ora in altro aspetto; e sempre mi ripeteva la stessa cosa: “O Socrate, diceva, componi ed esercita musica”. E io, allora, era quello che facevo”. Questo dimostra che la musica diventava sempre più importante nello sviluppo dei pensieri dei filosofi.

 

PLATONE E LA MUSICA

Platone  (428/427-348/347 a.C.) raccoglie una precisa eredità di pensiero che consiste nel ritenere che il cosmo sia organizzato da rapporti numerici, gli stessi dell’armonia musicale, la cosiddetta armonia delle sfere (l’armonia pitagorica). Platone si occupa della musica in numerosi dialoghi. Il filosofo ateniese identifica nella musica la palestra dell’anima, così come la ginnastica è quella del corpo.

Platone ha nei confronti della musica due posizioni:

da un lato la considera un pilastro della realtà sia nella forma cosmica dell’armonia delle sfere sia in quella umana dell’elevazione spirituale dell’individuo;
dall’altro la ritiene, come un potenziale elemento di disordine, cioè un prevalere della sottomissione ai piaceri sulla ricerca della virtù. 

Nel dialogo di Platone, La Repubblica, la sua posizione nei confronti della musica, è estremamente complessa:

–  da un lato c’è una condanna filosofica dell’arte in generale, perché tutta l’arte è imitazione della realtà è il riflesso del mondo delle idee. L’arte, quindi, essendo imitazione di un’imitazione, è lontana dalla verità;

–  dall’altro c’è l’armonia delle sfere, quella di origine pitagorica, il riflesso della perfezione del cosmo, ma che non è udibile dall’uomo.

Dunque, la musica in quanto fonte di piacere è oggetto di condanna, più raramente, può essere accettata, ma con cautela e con molte riserve.

Inoltre la musica può anche essere una scienza, e, in quanto tale, oggetto non più dei sensi ma della ragione. La musica, allora, può avvicinarsi alla filosofia fino ad identificarsi con essa, come la più alta forma di sapienza (Sophia). Si ritrova in molti dialoghi di Platone l’identificazione del comporre musica con il filosofare.

Ad esempio, nel mito delle cicale nel Fedro, appare chiara la posizione privilegiata della musica rispetto alle altre Muse, privilegio che la rende simile alla filosofia, nel senso che filosofare significa “rendere onore alla musica”. In questo mito la musica appare come un dono divino di cui l’uomo può appropriarsi, ma solo ad un certo livello, cioè quando raggiunge la Sophia.

Nell’educazione dei giovani, Platone proponeva la ginnastica e la musica, nel senso di canto e suono della lira per l’anima, e di ginnastica come allenamento per il corpo. Platone, inoltre, si trovava di fronte alle profonde innovazioni della musicale del suo tempo che rappresentavano la rivoluzione musicale del V secolo. Di fronte ad essa il filosofo manifesta la sua più profonda ostilità. Questa posizione conservatrice non ha origine solamente in un suo atteggiamento negativo di fronte ai musicisti e alla nuova musica del suo tempo, ma trova una spiegazione anche nella sua filosofia della musica. Come abbiamo già detto la teoria musicale greca si basava per gli aspetti melodici sul tetracordo. Per Platone esistevano sostanzialmente due concetti di musica:

la musica teorica cioè pensata e sublimata a livello del filosofare, la musica teorica era “musa” di tutto rispetto degna dell’essere accostata alla filosofia; e
la musica pratica, quella udibile o suonata, era invece da condannarsi a meno di particolari cautele.

Nel pensiero platonico relativo alla musica, esso è il sunto di tutto ciò che sarà la posizione nei confronti della musica di tutti i pensieri derivanti dal platonismo: avversione alla musica intesa come forma di piacere, e rispetto per il metodo teorico. Platone propose di inserire la musica tra le materie di educazione dei giovani, e questa importante raccomandazione fece scuola per il futuro. La musica teorica è virtuosa “alta” perché guidata dalla ragione, la musica non deve essere contaminata dai sensi.

Purtroppo oggi è una materia tenuta in poca o nulla considerazione nella scuola.

ARISTOTELE E LA MUSICA

Aristotele (384 – 322 a.C.) ebbe rispetto ai sui maestri predecessori, una visione più aperta della musica e dell’innovazione che ne seguì. Aristotele evita di considerare i modi musicali o positivi o negativi, preferisce evidenziarne le caratteristiche, ritornando sul potere di guida della musica come medicina dell’anima. Non cadono i pregiudizi nei riguardi dei musicisti professionisti, considerati artigiani, quindi volgari, che danno troppo spazio ai sensi umani. Aristotele osserva che il meccanismo della purificazione avviene attraverso una liberazione delle passioni imitate dal musicista: perciò, secondo il suo pensiero, non vi sono armonie o musiche dannose in assoluto. La musica è una medicina per l’anima, proprio perché è in grado di imitare tutte le passioni o emozioni che ci tormentano e di cui siamo affetti e dalle quali vogliamo purificarci. Aristotele sottolinea come Platone confonda la realtà con l’imitazione della realtà. Egli afferma: Platone confonde colui che zoppica con colui che imita uno zoppo. Queste sono due cose diverse, perché l’imitazione della realtà che avviene nell’arte non è la realtà in sé, dopo aver provocato nello spettatore una immedesimazione di sentimenti, alla fine lo libera da questi stessi sentimenti, quindi produce una sorta di liberazione, in quanto rafforza un sintomo per poi liberarlo. La musica ha come fine il piacere, e come tale rappresenta l’ozio, cioè qualcosa che si oppone al lavoro e all’attività. In quanto occupazione per i momenti di ozio, la musica veniva considerata da Aristotele come una disciplina “nobile e liberale”.La musica è un’imitazione della realtà che suscita sentimenti, perciò è educativa in quanto l’artista può scegliere più opportunamente la verità da imitare. Aristotele si occupa di musica ed il suo pensiero è assai meno radicale di quello platonico. Aristotele riabilita totalmente la musica, compresa la musica pratica. La mousikè torna ad occupare una parte importante dell’educazione giovanile.  Suonare uno strumento era virtù se praticato anche nei momenti di ozio, nella totale spensieratezza. 

 

Aristotele parla espressamente di arte di suonare il flauto e di arte di suonare la cetra, sia per Platone che per Aristotele, che per il primo grande teorico-filosofo di estetica musicaleAristosseno di Taranto, la musica aveva un effetto sullo sviluppo dell’uomo, nel senso che agiva sull’anima (cioè la psiche) e persino sulla volontà fisica degli uomini. Era quindi persino ovvio che i filosofi si interessassero di questa “forza misteriosa”.Aristosseno, proseguì sulla via tracciata da Platone, per il quale l’aspetto più interessante dello studio della musica era costituito dagli effetti psicologici e sociali della musica. Aristotele pur condividendo più l’interesse di Platone per gli effetti psicologici anziché per il fatto musicale in sé, fu di vedute più larghe e non predicò alcuna messa al bando. Ogni musica, anche la più snervante o dolorosa, poteva essere tranquillamente suonata, purché non occupasse spazi che non le competevano, provocando squilibri nella vita individuale e sociale. Proprio questo esempio ci riporta al motivo per cui Aristotele insistette sul carattere illustrativo della musica, cioè avendo funzione di supportare la tragedia. Aristotele definì tutte le arti come imitative intese anche la musica come imitazione. Ognuno di noi, però, ha ugualmente la possibilità di verificare come il suono del flauto ricalchi sicuramente il canto degli uccelli più di qualsiasi altra cosa.

Aristotele nella sua filosofia accentua il carattere purificatorio della musica nelle tragedia greca e quindi la sua funzione liberatoria ed educativa.

FILOSOFIA ED ESTETICA MUSICALE

La filosofia della musica è una parte della filosofia che ha come oggetto di studio la musica, intesa come scienza e arte, come forma astratta di formazione dell’uomo e del suo comportamento. Risponde alle seguenti domande:

Qual è il rapporto tra testo e musica?

Qual è il rapporto tra la società e musica?

Qual è il rapporto tra la cultura e la musica?

L’estetica musicale è la dottrina filosofica che approfondisce il significato filosofico della musica. La visione romantica della musica, ovvero la convinzione che essa sia un linguaggio in grado di comunicare come le parole o ancora meglio delle parole, perché arriva attraverso l’orecchio all’intimo degli uomini.

Platone ed Aristotele si erano chiesti se la musica fosse utile e positiva, oppure dannosa alla formazione dell’uomo. Fortunatamente, nonostante alcune riserve, essa venne ritenuta sia utile che positiva. 

Quando si parla di antica musica greca, in realtà, non sappiamo bene di cosa parliamo, e nemmeno possiamo dire se vi siano suoni e melodie attualmente ripetibili, siamo nel campo delle ipotesi.

 

CONCLUSIONE

Da tutta la trattazione fatta fin’ora si capisce quanto il legame tra musica e filosofia sia stato complesso nei secoli e sia ancora oggi uno stimolo a nuove teorie. Discipline apparentemente distanti, sin dalla antichità si sono incontrate, i filosofi hanno riflettuto sulla musica, i musicisti hanno cercato nei sistemi di pensiero elaborati dalla filosofia un riferimento per la propria esperienza artistica (musica teorica) o la propria elaborazione esecutiva (musica pratica)L’evoluzione della scienza medica è passata dalla cultura Greca a i grandi filosofi dell’antichità sostenevano che i suoni avessero il potere di influire sui comportamenti umani determinando atteggiamenti positivi o negativi a seconda delle melodie utilizzate. Nell’antica Grecia la musica era molto importante sia nella vita sociale sia in quella religiosa. Per i Greci la musica era un’arte che comprendeva, oltre alla musica stessa, anche la poesia, la danza, la medicina e le pratiche magiche. La parola mousikè, con la quale i Greci indicavano la musica, significava proprio l’insieme di variearti. Sono numerosi miti che la riguardano.

Uno è quello di Orfeo, definito l’inventore della musica, egli cantava così bene che le piante e i sassi si muovevano per sentirlo e le belve tranquillizzavano. La sua sposa Euridìce morì giovane, morsa da una serpe. Il dolce canto di Orfeo riuscì a convincere Ade re degli inferi a riportare in vita la sua sposa.

Molti altri sono i miti evidenziano la potenza della musica, come quello di Anfione che costruì le mura di Tebe con la sua lira, infatti, il dolcissimo suono muoveva le pietre che da sole si ponevano una sopra l’altra. Questo mito dimostra che per i Greci la musica era l’arte che sa toccare i sentimenti di chi l’ascolta portando serenità. Queste leggende sono concordi nell’assegnare alla musica un potere quasi soprannaturale, non soltanto emotivo. Le due figure più simboliche della musica sono divinità: Apollo e Dioniso. Apollo è il figlio prediletto di Zeus, dio della luce, della verità, della musica e della poesia, suonatore di lira.Dionìso, suonatore di aulos, anch’egli figlio di Zeus, è dio del vino, della danza e del teatro. Il mito svolse un importante funzione interpretativa della realtà umana e la musica veniva considerata un invenzione divina.L’accompagnamento musicale era presente nei diversi momenti della vita di tutti i giorni, nei riti e nelle funzioni religiose, nei funerali e nei matrimoni, nel lavoro, nello sport, nelle rappresentazioni teatrali e persino nella guerra. I canti solisti erano invece destinati ad un pubblico più ristretto, come quello che partecipava ai banchetti che erano anche la sede ideale per le discussioni politiche e per lo scambio delle idee.

La musica e il canto avevano quindi in questo caso il duplice scopo di rendere non solo piacevole questo momento della vita in comune, ma vi svolgevano anche una funzione di propaganda politica e sociale. La musica greca era monodica, si basava su una sola melodia e veniva eseguita o da un cantante solista o accompagnato da uno strumento o da un coro, le armonie come i nomoi erano diversi tra di loro e potevano cambiare l’umore di una persona. Nel V secolo a.C in Grecia fioriscono varie forme letterarie, la più famosa è la tragedia, un genere teatrale che raccontava le avventure degli eroi come ad esempio della guerra di Troia, o fatti storici.

Tra i principali artisti greci di questo periodo storico vi sono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che erano sia poeti ma anche musicisti. Se prima venivano musicate solo le parti destinate al coro, da qui in poi vennero musicate anche le parole dei singoli attori, e le tragedie si riempirono di musica come in seguito avverrà nelle opere di Mozart e Verdi.

Citazione:

“La filosofia è la musica più grande” (Platone, Fedone).

 

Allegato in formato audio un esempio di brani musicali scritti nell’antica Grecia eseguiti con flauto traverso. In occasione degli itinerari artistico-musicali in Museo organizzati dall’Università Popolare Biella. Incontro di Archeologia Greca e Musica del 02 Aprile 2017, Museo del Territorio Biella..

 

 

Bibliografia & Sitografia:

La musica nella antica Grecia; Guido Cappotelli

La musica nel mondo Greco; Rocconi

Analisi musicale e filosofica in epoca Ellenistica; articolo 1993

Il sogno di Socrate nel Fedone; Schibbolet Edizioni

Il pensiero musicale dell’antica Grecia. Musica, luoghi, riflessi; articolo web

Brevi cenni di storia della musica; Parodos

Estetica musicale dall’antichità al settecento; Fubini

Musica e filosofia dal mondo antico al Medioevo; articolo web

La funzione della musica nella filosofia; Massimo D’ambrosi

 

ARTICOLO REDATTO DALLA ALUNNA ALMONDO REBECCA DELLA CLASSE V I DEL LICEO LINGUISTICO