Gaio Svetonio Tranquillo (70/75 d.C.-140/150) nacque da una famiglia di ordine equestre. Suo padre, Svetonio Leto, aveva combattuto nella guerra civile negli anni 69-70, come ufficiale della XIII legione. A Roma si dedicò inizialmente all’attività forense e divenne in seguito funzionario imperiale con l’appoggio prima di Plinio il Giovane e poi di Setticio Claro. Sotto Traiano fu addetto alle biblioteche pubbliche e gli fu accordato lo ius trium liberorum; sotto Adriano divenne magister epistularum, cioè segretario per la corrispondenza personale del principe, e addetto all’archivio imperiale. Caduto in disgrazia insieme con il prefetto del pretorio Setticio Claro, venne rimosso dalle sue funzioni nel 122, con la motivazione ufficiale di aver mancato di rispetto all’imperatrice Sabina. Si ritirò allora a vita privata, dedicandosi interamente agli studi. Si ignora il luogo e l’anno della morte, avvenuta presumibilmente tra il 140 e il 150. L’amico Plinio il Giovane lo definisce in una lettera “uomo probissimo ed eruditissimo”.
Le opere
Nulla è pervenuto della sua imponente produzione, in latino e greco, di carattere erudito. Si ha notizia di due grandi opere enciclopediche, Roma e Prata (o Pratum); sono inoltre giunti numerosi titoli di scritti minori, contenuti soprattutto nel cosiddetto lessico bizantino (X secolo) della Suda, alcuni dei quali dovevano probabilmente essere compresi nelle due precedenti miscellanee. Dotato di molteplici interessi, Svetonio trattò gli argomenti più disparati, dalle feste pubbliche agli usi e costumi, dai giochi e spettacoli alle cortigiane famose, dal calendario allo studio dei segni critici impiegati in filologia, dai difetti fisici alle abbreviazioni. Di Svetonio ci sono giunte le biografie: una sezione del De viris illustribus e, completo, il De vita Caesarum.
De viris illustribus
De viris illustribus (Gli uomini famosi) è una raccolta di biografie di letterati, divise per generi: oratori, poeti, filosofi, storici, grammatici e retori. Rimane solo la sezione dedicata ai grammatici e ai retori (De grammaticis et rhetoribus), mutila delle ultime 11 biografie. Restano le vite di 20 grammatici, dal greco Cratete di Mallo a Valerio Probo, e di 5 retori. Delle altre sezioni si hanno solo frammenti sparsi, giunti per via indiretta: probabilmente dal De poetis derivano, forse parzialmente rimaneggiate, le vite di Terenzio, Virgilio, Orazio e Lucano.
De vita Caesarum
Praticamente completa è l’opera De vita Caesarum (La vita degli imperatori) in 8 libri, che contiene le biografie dei 12 imperatori da Giulio Cesare a Domiziano. Dedicata a Setticio Claro, fu pubblicata quando Svetonio era segretario di Adriano. Sono andati perduti la prefazione e i primi anni della vita di Cesare. I primi sei libri sono dedicati ciascuno a un imperatore della casa Giulio-Claudia: Cesare, Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone; il settimo comprende le vite di Galba, Otone e Vitellio, l’ottavo quelle dei Flavi: Vespasiano, Tito e Domiziano. Nel tracciare i 12 profili l’autore segue uno schema costante: alla presentazione (cronologica) degli eventi dalla nascita all’ascesa al trono, segue l’illustrazione per species, cioè per categorie, dei tratti della personalità, del carattere, dei vizi e delle virtù, dei meriti e delle colpe; la biografia si conclude con la descrizione della morte, delle onoranze funebri e del testamento.
Carattere, stile e fortuna delle biografie
Svetonio non è uno storico, perché nelle sue biografie la figura del principe compare quasi esclusivamente come uomo, mentre nulla o quasi fa riferimento alla vita e agli eventi dell’impero romano. Dei personaggi lo scrittore ci mostra gli aspetti fisici, il loro modo di vestire, di mangiare, di dormire, le virtù e i vizi, anche i più segreti; le notizie, raccolte con scrupolo negli archivi pubblici e imperiali, sono riferite con obiettività, ma senza preoccuparsi dell’ordine cronologico né con l’intenzione di tracciare giudizi o analisi psicologiche: appunto questi sono i limiti più evidenti dell’opera. La stessa individualità dei protagonisti risulta frammentata in una serie di curiosità e aneddoti, talvolta superficiali e al limite del pettegolezzo, soddisfacendo il gusto del pubblico dell’epoca. Svetonio riferisce giudizi, sentenze, motti spiritosi pronunciati dai protagonisti, che ne illuminano in modo preciso alcuni aspetti dei personaggi, rendendoli vivi. L’opera è quindi interessante e preziosa per la ricchezza delle informazioni e per le notizie sulla vita privata degli imperatori.
Svetonio usa un linguaggio sobrio ed essenziale, semplice e chiaro, con frequenti costruzioni participiali, neologismi, grecismi e termini astratti, come era d’uso nel linguaggio parlato del tempo. Le vite dei Cesari, diventate presto famose, diventarono un modello per le successive biografie di imperatori, e furono molto apprezzate durante il Medioevo e nell’Umanesimo. Anche il De viris illustribus godette di ampia notorietà: san Girolamo se ne servì per arricchire la sua Cronaca e il Petrarca si ispirò a esse per la sua opera omonima.
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