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http://www.ecodellariviera.it/rosazza-e-la-massoneria-citta-ricca-di-segreti-e-misteri/
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FEDERICO ROSAZZA
MASSONERIA IN VALLE CERVO
Molto spesso non ci rendiamo conto di come il territorio in
cui viviamo,pochi centenni di anni fa sia stato influenzalo da
lmportanti correnti di pensiero. A pochi chilometri da
Biella,addentrandosi alla scoperta dei paesini ad essa
circostanti si puo raggiungere la suggestiva e altrettanto
misteriosa vallata del Ceryo. Salendo attraverso i
caratteristici borghi di questa valle forse non ci siamo mai
chiesti o perlomeno non abbiamo mai notato il segno
notevole lasciato dai nostri “Maiores”. Siamo agli inizi dell’
‘800 quando i cosiddetti “Piccaperi” (nel senso più
piemontese del termine intesi come lavoratori della
pietra),rendendosi conto del territorio roccioso della
vallata,decidono di sfruttarlo,iniziando cosi a lavorare la
pietra.(Da notare,salendo lungo la valle in direzione di
Piedicavallo cave di pietra della frazione della Balma,dove
oggi vicino è sita Ia palestra di roccia utilizzabile nei mesi
estivi). Questi “Piccaperi” chiaramente originari della valle
possiamo identificarli oggi come i MASSONI, intesi non
come iscritti a una società,ffia piuttosto come aderenti a una
mentalità in cui ognuno di questi attraverso il lavoro
manuale esprimeva la propria arte e manifestava
chiaramente il vero significato da cogliere del “novo ordo
seclorum”.
ROSAZZA
Nel momento in cui si parla di Valle Cervo non si puo fare a
meno di raccontare la storia della città designata dagli spiriti,
Rosazza ,luogo surreale carico di simbologie massoniche
ed esoteriche. Prima di fornire descrizioni dettagliate sulle
particolarità insite in questo luogo, è opportuno andare ad
esaminare due personaggi che hanno veramente dato un
notevole contributo per rendere questo piccolo borgo,un
luogo conosciuto non solo in ltalia, ffiE anche in Europa e
nel mondo.
Uno di questi e Federico Rosazza Pistolet . Nato il 4 marzo
1813 a Rosazza, figlio di un conosciuto impresario edile
della zona e pertanto facente parte di una delle poche
famiglie nobili di nome e di fatto del territorio biellese.
Trascorse la propria infanzia nel seminario dei padri
Somaschi e intraprese la facoltà di giurisprudenza a Genova
dove ebbe I’occasione di conoscere il celebre Giuseppe
Mazzini e in seguito divento membro del movimento della
Giovane ltalia. La morti premature della m.gg(e e della figlia
lda entrambe risalenti al 1865, lo avvicinè àllTnteresse per I’
occulto ed e proprio da questo momento che entra in gioco
la figura di Giuseppe Maffei.
I due coltivarono da sempre un intimo rapporto di amicizia
anche se, come ben descritto dal libro “ll segreto della rosa”
di Bessone non si trattava di un’ amicizia comune, ma bensì
,oserei dire, un rapporto di tipo spirituale. Entrambi
partecipavano a sedute spiritiche, evocando le anime
ritenendole delle vere e proprie guide, con la speranza dt
ricevere aiuti e consigli su come operare per il
miglioramento di Rosazza, tanto che si dice che per la
realizzazione della chiesa parrocchiale del paese, numerosi
consigli siano pervenuti a Maffei e Pistolet attraverso queste
anime-giuda. (Sembra che tra le anime evocate ci fossero
anche quella di Dante Alighieri e Giulio Cesare).
L’ultimo decennio dell’800 è stato il periodo di massimo peso della
massoneria italiana per quanto riguarda la politica, infatti si arrivò al
numero di trecento massoni seduti in Parlamento. Verrebbe da pensare a
signori concentrati sui loro obiettivi, il loro lavoro, che non hanno tempo
da perdere con futili passatempi o sciocche superstizioni un po’
l’immagine di un businessman moderno – e in effetti era proprio così. Ma
potrebbe stupire, a me ha stupito, f interesse che alcuni di loro covarono
riguardo ad argomenti misteriosi o quantomeno di nicchia come possono
essere gli spiriti. Tra I’altro non serve allontanarsi di molto per trovarne
esempi: per continuare sul filone introdotto da Sara, Federico Rosazza e il
suo amico Giuseppe Maffei erano grandi appassionati di questo genere di
irr^tright in questi massoni convissero a lungo L’adorazione gelida della
ragione e f interesse morboso per l’occultismo, iI profetismo e la magia.
Una buona parte delle informazioni in nostro possesso riguardo alle
sedute spiritiche derivano da un diario, rintracciato nel 1998, in cui
Maffei aveva trascritto tutte Ie sedute spiritiche a cui aveva preso parte.
Sappiamo che l’intziazione allo spiritismo era awenuta in casa Demarchi
a Torino, dove visse tra il 1856 e iI 1871, e che le prime rntziazioni furono
principalmente propedeutiche. In questo periodo evocarono Sant’Agostino,
Silvio Pellico, Dante Alighieri, Giulio Cesare e fino aL 1967 Ie evocazioni
awennero in casa Demarchi, per poi spostarsi, dall’anno successivo, a
casa o di Maffei o di Rosazza. Da quando si aggiunse quest’ultimo, gli
spiriti evocati furono molto spesso quelli di Ida (la figlia) e Agostino
Ruffini, amico di gioventù di P,osazza.
Cosa da notare, non è sempre facile la distinziot:,e, negli scritti di Maffei,
tra medium e spirito evocato, né tra spirito guida e spirito che funge da
medium. Per fare un esempio, in una seduta Maffei evoca Agostino, che a
sua volta comunica con I’angelo di Volterra, che fornisce dettati poi
trascritti per intuizione o per scrittura automatica.
Una figura degna di nota nel percorso spiritico dei due amici fu
sicuramente un certo Vincenzo Scarpa, più noto con lo pseudonimo
massonico di Niceforo Filarete, il quale scrisse e pubblicò per un certo
periodo gh Annali dello Spiritismo. Niceforo Filarete era stato segretario
personale di Camillo Cavour che favoriva e proteggeva i primi spiritisti
italiani, lasciando anche entrare in Italia alcune sette anglosassoni. Altri
nomi famosi di gente interessata allo spiritismo sono Garibaldi, che dal
1863 ha presieduto a Venezia una società spiritica chiamata Atea, e
Mazzirr, che sebbene non fosse un grande amante degli spiriti, era un
convinto sostenitore della teoria della reincarnazione – allo stesso Maffei
venne detto dagli spiriti di essersi reincarnato tre volte.
Tornando ai nostri Annali, Rosazza vi si abbonò nel febbraio 1868, un
anno dopo Maffei, e si fece inviare a casa ogni singolo fascicolo pubblicato
fino dalla loro fondazione, quattro anni prima. Tra l’altro, negli anni a
venire, più di una volta Vincenzo Scarpa chiese aRosazza aiuti economici
per la pubblicazione degli annali; nel 1882 arrivò a chiedergli 10000 lire
(5€) che però non gli vennero accordate perché già sei anni prima Rosazza
aveva prestato a Scarpa 2500lire, delle quali gliene erano tornate appena
?00.
Una cosa a cui non abbiamo ancora fatto riferimento, volutamente, è Ia
Chiesa. Sarebbe troppo ingenuo pensare che gli ecclesiastici non fossero a
conoscenza dt questo movimento, e infatti lo conoscevano, e bene, ed erano
estremamente diffidenti in proposito, infatti il 4 agosto 1856, visto
l’esplodere di questi fenomeni di spiritismo, il Sant’Uffizio dichiara
“illecita, ereticale e scandalosa la pratica di evocare le anime dei morti,
riceverne responsi”; nel 1881 dichiara illecito anche solo assistere alle
sedute e nel 1886 iI Concilio di Baltimora dichiara che 1o spiritismo è
legato ad azione diabolica… (666!!!)
Volendo tornare alle sedute, nelle comunicazioni a Maffei si ritrovano
alcuni elementi della dottrina ortodossa, come ad esempio un’awersione
all’ateismo, aI materialismo, il ricorso alla grazia, Ia necessità della
preghiera e del perdono. Sono spesso richiamati anche il bisogno di
redenzione, un’invocazione alla fede, alla speranza e alla carità e il nome
di Maria madre di Gesù. Si capisce quindi che”erano persone piuttosto
religiose, ffia rifiutavano il cattolicesimo praticante in quanto
eccessivamente chiuso e intransigente.
Lw ch,{e,tw dp? S tntl>oll
Tutto bello e divertente ma cosa c’entra tutto questo con Rosazza, il
paese? Alla luce di tutto questo fervore verso lo spiritismo immagino non
sia difficile per voi accettare il fatto che la stessa chiesa di Rosazza sia
stata voluta dagli spiriti e non per iniziativa della Chiesa – e questa è
un’anomalia piuttosto evidente.
Per realizzare questo edificio, Rosazza e Maffei lavorarono in strettissima
collaborazione; i lavori incominciarono, malgrado il clima fosse piuttosto
sfavorevole, nel crudo febbraio del 1876. Curiosità: la chiesa venne
edificata sull’area dl vecchio cimitero, che venne quindi trasferito sulla
sponda opposta del Cervo.
Naturalmente questa chiesa non la tirarono su solo in due, ci furono
svariati collaboratori, e verrebbe da chiedersi se fossero a conoscerlza e
cosa ne pensassero di tutta questa faccenda degli spiriti. Beh, sappiamo
che ne erano a conoscenza e, anche se non ci sono arrivati dettagli, da
alcune lettere si può evincere che almeno il capomastro Battista Rosazza
Bertina e i suoi assistenti Antonio e Pietro Vittorio Magnan fossero
piuttosto perplessi riguardo a questa questione.
C’è da sottolineare che comunque anche qualcuno tra i suoi
contemporanei si accorse che l’architettura di Maffei celava un linguaggio
molto simbolico: Francesco Brambilla, artista e critico d’arte che scrisse
con 1o pseudonimo di Ugo De Filarte, scrisse già nel 1885 della chiesa,
parlando di “mistici e reconditi concetti”.
Tutti questi simboli, però, Rosazza e Maffei sicuramente non se li
inventarono dal nulla, lo spirito di Agostino, che fu il maggior ispiratore
della chiesa, infatti scende estremamente nei dettagli.
Passando ad elencare alcuni simboli, possiamo notare un buon numero di
stemmi della famiglia Rosazza-Pistolet (tre stelle a cinque punte e una
rosa) nelle decorazioni di chiesa e fontane; proprio parlando di rose, a
Rosazza sembrano debordare: suIl’arco d’ingresso della chiesa c’è una rosa
aperta da cui esce una croce, nelle finestre della facciata ci sono rose in
ferro battuto, e più in generale ce ne sono da qualunque parte si girino gli
occhi (anche in casa Rosazza ce ne sono ovunque, persino scolpite sui
mobili), come del resto anche le stelle a cinque punte: se ne contano 39
all’esterno della chiesa, sono scolpite nei capitelli delle dodici colonne e ci
sono combinazioni di stelle e rose nella facciata e nella puazza.
Una caratteristica molto particolare della chiesa di Rosazza è il suo
soffitto. Non che sia I’unico esempio di soffitto decorato a stelle, ma qui c’è
la raffigurazione del cielo vero: si vedono iI grande e il piccolo carro, Ia via
lattea che attraversa Ia volta, la stella polare e, nell’abside, una croce
formata da stelle che richiama la Croce del Sud. Anche questo soffitto così
particolare è un’idea degli spiriti: in una seduta del 1868 si dice che nei
pianeti hanno sede gli spiriti e gli incarnati che, dopo le vite materiali, si
awicinano all’atmosfera celeste, di cui però non si può svelare niente.
Ulisse Bacci scrisse che il ciel stellato è simbolo del fatto che la famiglia
dei liberi muratori si estende su tutto il globo e il buon massone deve
contemplare di continuo il più splendido libro dell’universo, che non è
altro, appunto, che il cielo.
Parlando invece della porta, questa è piena di iscrizioni in latino che sono
state dettate dagli spiriti e poi fatte correggere dal vicario di Graglia.
Poco dopo l’ingresso della casa parrocchiale, ricavata nell’acciottolato con
f intaglio di pietre bianche, è ben visibile una scala a pioli. Questa fa
riferimento al comune attrezzo dei muratori ed è evidente I’analogia con il
simbolo massonico. A proposito della scala, in un’evocazione a Maffei
viene detto che “l’amore è una scala al cielo”.
Altri simboliche ritornano spesso sono foglie e tralci di ed.era che si
possono notare lungo Ia navata centrale della chiesa, che rimandano al
concetto di fedeltà o, Iettura massonica, I’emblema dell’amtcizia; anche Ia
clessidra ritorna spesso: è “l’emblema del tempo che passa e che dissolve
le forme transitorie dando origine a nuove esistenze”.
Per concludere, vorrei mettere in particolare evidenza delle analogie con iI
tempio massonico tra le quali, oltre al soffitto descritto prima, ci sono
I,orientamento della chiesa – entrata ad occidente, altare ad oriente – e iI
fatto che l’oriente della loggia è spesso semicircolare come I’,abside delle
chiese; e un dettaglio particolare, richiesto dagli spiriti in una
comunic azione del 1gT6, owero delle racrime bianche fatte con dei ciottoli,
come simbolo di dolore – queste ricordano alcune cerimonie massoniche
per l,ammissione al grado di maestro in cui iI candidato veniva disposto su
un tappeto cosparso proprio di lacrime’
ARTICOLO DI SARA MOSSETTI DELLA CLASSE V A DEL LICEO CLASSICO
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