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LA MANDRAGOLA DI MACHIAVELLI

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BOTANICA E MAGIA

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Fin dall’antichità la mandragora è stata considerata una pianta magica dotata di proprietà particolari ma da maneggiare con grande cura in quanto non priva di effetti collaterali anche molto pesanti. Scopriamo allora quali sono gli usi e tutte le particolarità della mandragora.

La Mandragora officinalis (o Atropa mandragora) fa parte della famiglia delle solanacee e la forma delle sue radici ricorda un po’ quella del corpo umano. È probabilmente per questo suo aspetto antropomorfo che nell’antichità la pianta è stata oggetto di grande attenzione e considerata appunto magica e dalle virtù medicamentose.

Le prime tracce dell’utilizzo della mandragora si trovano già a partire dall’antica Grecia dove veniva utilizzata in particolare per favorire il sonno, si metteva a questo scopo una radice in camera oppure si aggiungeva a piccole dosi nel cibo o nel vino. In realtà viene citata anche nella Bibbia come rimedio afrodisiaco e contro la sterilità. Proprio questa sua presunta proprietà è stata ripresa anche da nella commedia burlesca “La Mandragora”, opera di Niccolò Machiavelli.

Nell’antichità la Mandragora veniva usata anche come amuleto per propiziare la fortuna, soprattutto in amore ma anche salute e ricchezza. In questo caso la radice doveva essere intagliata in un certo modo e conservata con cura in casa o portandola con sé.
Insieme alla belladonna e alla datura stramonium, la mandragora nel medioevo era considerata anche una radice cara alle “streghe” in quanto dotata di potere allucinogeno. Con questa pianta infatti si realizzavano pozioni di ogni tipo.

Tra le proprietà principali della mandragora vi è la capacità di indurre uno stato simile a quello delle fase Rem del sonno dunque, grazie ad alcuni principi attivi contenuti in essa, la pianta ha potere narcotico e sedativo (anche nei confronti della tosse). Altre proprietà sono la capacità analgesica, quindi l’effetto di riduzione del dolore ad esempio in caso di crampi intestinali o mal di denti e secondo la tradizione medica antica, offre benefici anche nella sfera sessuale.

La mandragora sarebbe in grado infatti di aumentare il desiderio e la potenza sessuale ma si mostrerebbe anche utile a combattere i problemi di sterilità.

Rispetto a tutte le doti “magiche” che venivano attribuita a questa pianta nell’antichità, la scienza moderna ha fatto maggiore chiarezza. Sono stati individuati infatti principi attivi come la scopolamina, l’atropina e la josciamina, utilizzati in alcuni farmaci con un dosaggio ben preciso a differenza di quanto accadeva nell’antichità in cui l’utilizzo di questa pianta era a discrezione di chi la maneggiava.

Ricapitolando la mandragora è:

• Analgesica

• Sedativa

• Afrodisiaca

Bisogna fare però molto attenzione ad utilizzare la mandragora in fitoterapia in quanto si tratta di una pianta estremamente tossica (vedi controindicazioni). Vietato più che mai il fai da te visto anche che esistono rimedi che offrono le stesse proprietà a fronte di maggiori risultati e minori rischi. Esiste però anche il rimedio omeopatico, di più semplice e sicuro utilizzo anche se sempre di pertinenza medica.

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La mandragora è una pianta tossica e non commestibile dato che contiene degli alcaloidi, gli stessi che si trovano anche nella Belladonna altra pianta velenosa. Se assunta ad alte dosi, la mandragora provoca allucinazioni, vomito e problematiche gastrointestinali, tachicardia, pressione alta, convulsioni e in casi estremi anche la morte.

La mandragora faceva parte a tutti gli effetti delle piante considerate magiche e legate a tutta una serie di credenze popolari a cui le persone erano molto legate. Dato che le radici della mandragora avevano, secondo l’epoca, sembianze di donna, di uomo o di bambino, è nata la leggenda del pianto della mandragora che si poteva “sentire” quando veniva estirpata la pianta e in grado addirittura di uccidere. Per evitare rischi, il metodo più sicuro di raccoglierla era, come scrive anche Machiavelli nella sua commedia, legarla al guinzaglio di un cane che una volta libero l’avrebbe tirata e quindi tolta dal terreno, uccidendola velocemente e impedendone quindi anche il pericoloso pianto.