Margaretha Gertruida Zelle, meglio conosciuta come Mata Hari, è stata la regina di tutte le spie. Dotata di un fascino leggendario, sembra che nessun uomo sia mai riuscito a resisterle, in specie i numerosi ufficiali e uomini dell’esercito (sempre di altissimo rango), che ebbe modo di frequentare.

Processata e riconosciuta colpevole di doppiogiochismo per aver lavorato al servizio della Germania durante la prima guerra mondiale, è stata fucilata alle quattro del mattino nei pressi di Parigi il giorno 15 ottobre 1917.

Al momento della morte fu comunque a suo modo eroica, fredda e sprezzante del pericolo. Le cronache infatti riportano che poco prima della fatale esecuzione, rivolgesse baci ai soldati incaricati di spararle contro.

Nata il 7 agosto 1876 a Leeuwarden, nella Frisia olandese, Margaretha è dal 1895 al 1900 l’infelice moglie di un ufficiale che ha vent’anni più di lei. Trasferitasi a Parigi dopo il divorzio, comincia a esibirsi in un locale non certo raffinato e di classe come il Salon Kireevsky, proponendo danze dal sapore orientaleggiante, rievocanti un clima mistico e sacrale; il tutto condito con forti dosi di “spezie” dal forte sapore erotico. Più che naturale che il mondo dell’epoca non poteva non accorgersi di lei. Infatti, in poco tempo diviene un “caso” e il suo nome comincia a circolare nei salotti più “pettegoli” della città. Intrapresa una tournè per saggiare il livello di popolarità, viene accolta trionfalmente ovunque si esibisca.

Per rendere più esotico e misterioso il suo personaggio cambia il suo nome in Mata Hari, che in lingua malese significa “occhio del giorno”. Inoltre, se prima era il suo nome che circolava nei salotti, ora vi è invitata di persona così come, poco dopo, lo è nelle camere da letto di tutte le principali metropoli europee come Parigi, Milano e Berlino.

Ma la bella e intensa vita di Mata Hari subisce un brusco cambiamento con lo scoppio della prima guerra mondiale. Come ogni guerra che si rispetti, in gioco entrano non solo i soldati e le armi, ma anche strumenti più sottili come lo spionaggio e le trame segrete. Gli inglesi ad esempio sono coinvolti in grandi operazioni Medio Oriente, i russi si infiltrano a Costantinopoli, gli italiani violano i segreti di Vienna, mentre sabotatori austriaci fanno saltare in porto le corazzate “Benedetto Brin” e “Leonardo da Vinci“.

Ma ci vuole qualcosa di più dei cervelli che decifrano messaggi e delle spie che si appostano. Ci vuole un’arma seduttiva e subdola, qualcuno che sappia carpire i segreti più nascosti operando sul cuore vivo delle persone. Chi meglio di una donna dunque? E chi meglio ancora di Mata Hari, la donna per eccellenza, colei alla quale tutti gli uomini cadono ai piedi?

I tedeschi dispongono di Anne Marie Lesser, alias “Fraulein Doktor”, nome in codice 1-4GW, la donna che con Mata Hari divide la ribalta dello Spionaggio, capace di sottrarre al Deuxième Boureau la lista degli agenti francesi nei paesi neutrali. La guerra segreta instilla il tormento dell’insicurezza, di un nemico che vede tutto. Fragile, ricattabile, affascinante, amante della bella vita, confidente di molti ufficiali poco inclini alla vita di caserma, Mata Hari è il personaggio ideale per un doppiogioco fra Francia e Germania, assoldata contemporaneamente dai due              servizi segreti.

 

Ma se un agente “doppio” è arma ideale di informazione e disinformazione, della sua fedeltà non si può mai essere sicuri. In quel terribile 1917, che vede l’esercito francese minato dalle diserzioni sullo Chemin des Dames, Mata Hari diventa il “nemico interno” da eliminare. Poco importa discutere ancora se la Zelle fosse o no il famigerato agente H-21 di Berlino. Colpevole o meno di tradimento, il processo serve allo stato maggiore per rinsaldare il fronte interno, cancellando i dubbi sulla credibilità del servizio informazioni di Parigi. E salda i conti aperti dello spionaggio francese fin dal tempo del caso Dreyfus.

Per onore di cronaca, è giusto sottolineare che Mata Hari, durante le fasi del processo, si proclamò sempre innocente pur ammettendo in tribunale di aver frequentato le alcove di ufficiali di molti paesi stranieri.

Proprio nel 2001, inoltre, il paese natale della leggendaria spia ha chiesto ufficialmente al governo francese la sua riabilitazione, nella convinzione che fu condannata senza prove.