La guerra determinò nuove necessità per la Regia Marina Italiana, impossibilitata nello stretto e lungo Mare Adriatico a difendere nella sua interezza il litorale italiano o ad attaccare direttamente la flotta austriaca ben difesa nei porti. A livello di nuove unità, la Marina introdusse in risposta i Treni Armati e i celebri M.A.S.

Il Treno Armato era essenzialmente un convoglio che si caratterizzava per la presenza di carri con pezzi d’artiglieria antiaerea e navale di piccolo calibro. Due treni lo componevano: il primo, operativo, ospitava i cannoni, le munizioni e il carro-comando; il secondo, logistico, gli alloggi per ufficiali, sottufficiali e marinai, la cucina, l’officina e il deposito materiali. In caso di incursione austriaca la linea ferroviaria costiera veniva bloccata e il treno operativo si apprestava a duellare con l’artiglieria avversaria; a riposo i due treni stazionavano su un binario morto della stazione di partenza. Il personale di manovra era costituito da addetti militarizzati di FS, mentre quello di comando e ai pezzi proveniva dalla Marina. Durante la guerra furono resi operativi dodici Treni Armati (T.A. I/XII), rispondenti al Comando dei Treni Armati di Ancona e destinati alla difesa del settore costiero da Ravenna a Bari, distinti in tre categorie:

  • I tipo: 16 carri e 85 uomini di equipaggio, armamento costituito da 4 pezzi antinave da 152 mm distribuiti su 4 carri e 2 pezzi antiaerei da 76 mm su un unico carro;
  • II tipo: 12 carri e 65 uomini di equipaggio, armamento costituito da 4 pezzi antinave e antiaerei da 120 mm distribuiti su 2 carri e due pezzi antiaerei da 75 o 76 mm, più mitragliatrici Colt-Browning da 6,5 mm su affusto antiaereo;
  • III tipo:13 carri e 75 uomini di equipaggio, con armamento esclusivamente contraereo costituito da 8 pezzi da 76 mm e numerose mitragliatrici Colt-Browning da 6,5 mm su affusto antiaereo.

Il T.A. VII, armato con soli pezzi antiaerei da 120 mm, era destinato alla difesa del Comando di Ancona. Le azioni dei T.A. ebbero successo in più di un’occasione, cosa che convinse la Regia Marina ad estenderne l’uso all’intero litorale italiano; i Treni Armati saranno ancora adoperati nella Seconda Guerra Mondiale.

Il M.A.S. (Motobarca Armata S.V.A.N. – Società Veneziana Automobili Nautiche) era invece un’unità piccola, leggera e veloce, armata di una mitragliera pesante, due siluri e bombe anti-sommergibile. Le sue caratteristiche la rendevano ideale non solo per il pattugliamento anti-sommergibile, ma anche per azioni rapide che cogliessero di sorpresa le navi avversarie anche in acque ristrette, l’ideale per forzare i ben difesi porti austro-ungarici. Non è un caso che gli episodi più celebri legati ai M.A.S. siano proprio le azioni contro le navi austriache: l’affondamento della corazzataWien nel porto di Trieste, l’impresa del vallone di Buccari in cui la flotta austriaca perse quattro piroscafi, l’attacco al largo di Premuda alla corazzata Szent Istvan che fu affondata; celebre per queste vittorie divenne il comandante Luigi Rizzo, loro autore.

 

I MAS potevano essere utilizzati sia come pattugliatori antisommergibile, che come mezzi da attacco insidioso alle navi della flotta austro-ungarica, a seconda degli equipaggiamenti.

Un altro mezzo d’assalto ideato espressamente per penetrare nei porti avversari fu la mignatta, simile ad un siluro guidato dotato di due cariche esplosive. Grazie ad essa il maggiore Raffaele Rossetti e il tenente medico Raffaele Paolucci si introdussero il primo novembre 1918, a guerra ormai prossima alla conclusione, nel porto di Pola e minarono la corazzata Viribus Unitis, affondandola.