I “giornali di trincea”, periodici scritti e distribuiti nelle trincee, sono la vera espressione della vita da combattente. Nacquero già nel 1915 (“La Cornata”), con lo scoppio della guerra, ma si diffusero maggiormente negli anni a venire e, in particolar modo, nel biennio 1918-1919.

 

La “redazione” era composta dagli stessi fruitori, unici realmente interessati e in grado di comprendere questo tipo di informazione satirica. Si trattava, infatti, di un’insieme di vignette, racconti umoristici, articoli satirici e caricature aventi come soggetto la guerra e il tentativo di demonizzarla. Con il fine di informare e sorridere, questi giornali subirono la costante censura nazionale.
Quest’ultima non colpiva solo tipo di giornale preso in esame, ma anche i quotidiani nazionali, tant’è che già poche ore prima dell’entrata in guerra si proibì di diffondere notizie che andassero oltre i comunicati ufficiali. L’accesso al fronte ai giornalisti, infatti, fu praticamente vietato, o consentito con libertà di spostamento davvero minime.
Dopo la sconfitta di Caporetto del 24 ottobre 1917, il Comando Supremo (circolare del 9 gennaio 1918) istituì in tutto l’esercito un’organizzazione di propaganda, assistenza e vigilanza, denominata Servizio P. Questo era stato affidato perlopiù a ufficiali di complemento che nella vita civile svolgevano attività intellettuali (vi collaborarono Piero Calamandrei, Giuseppe Lombardo Radice, Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici e Gioacchino Volpe).


Una circolare del 27 febbraio 1918 approvò la “compilazione di giornaletti satirico-umoristici di Armata”.
In una informativa della 1ª armata (24 maggio 1918) veniva spiegato che “si è chiamato Servizio P e non Servizio Propaganda prima di tutto perché occorre evitare, quanto più ci si avvicina ai reparti di truppa, di parlare di propaganda e propagandisti”. Ad aprile si insediò la Commissione centrale interalleata di propaganda sul nemico guidata da Ugo Ojetti. Prima dell’emanazione, a maggio, delle norme organizzative uniche valide per tutte le armate, ognuna di esse fu libera di gestire autonomamente il Servizio P. Ad agosto fu introdotto un regolamento generale, intitolato Norme generali per i servizi di indagini, di propaganda e controspionaggio fra le truppe operanti e le popolazioni e di propaganda sul nemico.
E il Giornale di Trincea continuò.


Vediamo alcune pagine particolarmente significative per il messaggio che esprimono, spesso con note sarcastiche, il patriottismo, il disagio e la drammatica situazione dei Nostri Soldati:

 

 

Umorismo di trincea

AL DI LA’ DEL PIAVE
– Vorrei qualcosa che mi scuotesse.
– Vuole grappa?
– Grappa? No, no ne ebbi abbastanza l’autunno
scorso.
La Ghirba, N.1 1918

IN SALVO
– Per me possono sparare. Ho in tasca
l’assicurazione sulla vita
La Ghirba, N.1 1918

– Ecco il bottone. Attacatemici una giubba.

La Ghirba, N.4 1918

IN FRANCIA
– Che è quel fumo laggiù?
– è l’avanzata tedesca che sta

sfumando!
La Ghirba, N. 7 1918

 

Soldato,
sai perché il nastrino della nostra guerra è uguale a quello che nella festa dello Statuto mette il
Nonno all’occhiello della giacchetta?
Perché la guerra che tu combatti è uguale a quella che combattè tuo Nonno, cinquant’anni fa, con
Garibaldi e Vittorio Emanuele II!
Uguale, capisci?
Si tratta di cacciare l’austriaco dall’Italia tutta!
La Ghirba N. 8 1918

Elena Mistrangelo – 5D